Il testo, di iniziativa governativa introduce all'interno del codice penale il nuovo articolo 577-bis inerente al reato di femminicidio. Nel dettaglio, si introduce una fattispecie specifica di omicidio, volta a sanzionare con la pena dell'ergastolo chiunque cagioni la morte di una donna, commettendo il fatto come atti di discriminazione, di odio o di prevaricazione, ovvero mediante atti di controllo, possesso o dominio verso la vittima in quanto donna. Inoltre, il reato di femminicidio risulta integrato anche quando la condotta omicidiaria è commessa in relazione al rifiuto della donna di instaurare o mantenere un rapporto affettivo o come atto di limitazione delle sue libertà individuali.
Nel testo sono incluse anche norme sui benefici penitenziari nei confronti dei condannati per femminicidio, e altre che rafforzano gli obblighi di formazione per la lotta alla violenza sulle donne e alla violenza domestica. Il testo prevede che entro il 30 giugno di ogni anno, il ministro della Giustizia presenta alle Camere una relazione sullo stato di applicazione delle misure contenute nella legge,
Come registrano le rilevazioni dell’Istat, è in costante aumento il numero dei casi di violenza di genere, spesso con segni di accanimento sui loro corpi. Il rischio di finire vittima cresce specie nella fascia delle donne anziane. Più esposte al rischio di essere uccise sono infatti le donne nella fascia di età tra i 75 e gli 85 anni. I dati, riferiti al 2024, mettono in evidenza che il 91,4% delle uccisioni di donne sono riconducibili ad omicidi di genere, a perdere sono state 106 vittime nel 2024 su un totale di 116 morte ammazzate. A uccidere le donne italiane sono uomini italiani che rientrano nella cerchia delle loro più strette relazioni. L'incidenza dei femminicidi sul totale delle donne uccise oscilla dall'82,1% del 2023 al 91,4% del 2024.
Il dramma non riguarda certo solo l’Italia. Ogni 10 minuti lo scorso anno una donna da qualche parte nel mondo veniva uccisa da una persona a lei cara, partner o ex, o parenti stretti: circa 50mila vittime di femminicidio in 12 mesi. E' quanto sottolinea l'Onu nel rapporto pubblicato in occasione della Giornata Internazionale. Il rapporto rileva che il 60% delle donne uccise nel mondo è stato vittima di partner o parenti come padri, zii, madri e fratelli. Per confronto, solo l'11% delle vittime maschili di omicidio è stato ucciso da qualcuno di intimo. La cifra di 50.000 basata su dati di 117 Paesi si suddivide in 137 donne al giorno, ovvero circa una donna ogni 10 minuti, secondo il rapporto. Il totale è leggermente inferiore a quello riportato nel 2023, anche se non indica una reale diminuzione, spiegano gli estensori del report, poiché deriva in gran parte dalle differenze nella disponibilità dei dati da Paese a Paese. Il femminicidio continua a causare decine di migliaia di vite di donne e ragazze ogni anno, senza segni di miglioramento. ”La casa continua a essere il luogo più pericoloso per donne e ragazze in termini di rischio di omicidio”, riporta lo studio dell'Onu. Nessuna regione del mondo è rimasta immune da casi di femminicidio, ma l'Africa ha nuovamente registrato il numero più alto lo scorso anno, con circa 22.000 vittime. ”I femminicidi non avvengono nell'isolamento. Spesso si collocano su un continuum di violenza che può iniziare con comportamenti controllanti, minacce e molestie anche online”, ha dichiarato Sarah Hendricks, Direttrice della Divisione Politica Onu Donne. Il rapporto sottolinea inoltre che lo sviluppo tecnologico ha aggravato alcuni tipi di violenza contro donne e ragazze e ne ha creati altri, come la condivisione non consensuale di immagini, il doxxing e i video deepfake. Aggiunge Henricks: ”Abbiamo bisogno dell'attuazione di leggi che riconoscano come la violenza si manifesti nella vita di donne e ragazze, sia online che offline, e che chiamino i colpevoli a risponderne ben prima che la cosa diventi mortale”.
Giampiero Guadagni
