Mercoledì 30 aprile 2025, ore 21:17

Papa Francesco 

Un uomo che ti abbracciava con la sua umanità 

“Papa Francesco è stato un Papa missionario. Ha testimoniato l'essenza della missione della Chiesa e del Papa stesso. E cioè l'annuncio del Vangelo, l'annuncio - come ha fatto nell'ultimo giorno della sua vita terrena - che Cristo è risorto”. Proprio questo è il tratto distintivo del Pontificato, ci dice Alessandro Gisotti, vice direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede; nel 2019 è stato apprezzatissimo, anche dai colleghi giornalisti, direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede. Aggiunge Gisotti: “Al di là di tutti i messaggi di grandissima forza rispetto all'attualità che ci ha consegnato: dalla pace alla giustizia sociale, dalla tutela del Creato all'accoglienza della vita – quella di migranti, bambini, anziani - Papa Bergoglio ha vissuto tutta la sua vita, anche ovviamente quando era arcivescovo di Buenos Aires, rivolto verso le periferie con un senso di testimonianza missionaria. Là dove erano più lontani coloro che dovevano essere raggiunti dal Vangelo, lui c'era. Questo lo ha dimostrato in tanti modi, alcuni eclatanti come i viaggi apostolici internazionali. Pensiamo alla Mongolia, all'Iraq, al Sudan, al Congo, alla Repubblica Centrafricana”.
D) Gisotti, in quello che può essere definito il suo documento programmatico, l'Evangelii Gaudium, Papa Francesco si proponeva di avviare processi più che occupare spazi, nell'ottica di una Chiesa in uscita. Qual è in questo senso il bilancio e quali le prospettive?
R) Beh, è difficile fare un bilancio di un Pontificato appena concluso. Proprio per avere avviato dei processi, Papa Francesco stesso era consapevole che alcuni di questi non si sarebbero conclusi durante il suo Ministero petrino. Penso soprattutto alla grande esperienza del cammino sinodale. Lui ha voluto portare lo spirito del Concilio Vaticano II nella vita ordinaria della Chiesa. Non solo materia per anniversari e ricorrenze, ma stile e atteggiamento della Chiesa del Terzo Millennio. È evidente allora che questo processo che lui ha avviato, forse il più importante di questi anni, non può essere fotografato in questo momento. Lui da buon gesuita ha sempre considerato fondamentale il movimento. I verbi di azione sono sempre presenti nelle sue omelie, nei suoi interventi. Bisogna mettersi nella prospettiva di quello che lui ha aperto come strada, perché la Chiesa del Terzo Millennio possa camminare sempre più accanto alle persone, al santo popolo fedele di Dio, come lui lo ha sempre chiamato.
D) La grande angoscia di Papa Bergoglio è stata la “Terza guerra mondiale a pezzi”, espressione utilizzata per la prima volta nel 2014. Quali vie ha percorso sotto Francesco la diplomazia della Santa Sede rispetto ai conflitti in corso?
R) Anzitutto Papa Francesco è stato un profeta, nel senso etimologico, sostanziale del termine. Ha visto avvenimenti e processi che gli altri non riuscivano a vedere. Ha parlato di Terza Guerra mondiale a pezzi già all'inizio del Pontificato. Molti dissero: ma che esagerazione, i conflitti ci sono sempre stati e purtroppo sempre ci saranno. Lui invece aveva inquadrato che nell'era della globalizzazione, una guerra in un luogo produceva effetti anche in un'altra area del mondo. Quando poi è accaduto che ogni conflitto si è connesso ad altri, pensiamo ad Ucraina e Medio Oriente, tutti hanno dovuto riconoscere che Papa Francesco purtroppo aveva visto bene. Ha sempre esortato tutti i leader politici e la diplomazia a trovare soluzioni con coraggio e creatività. Ma i suoi appelli sono rimasti inascoltati. La sua era equidistanza rispetto alle sofferenze delle persone non equidistanza rispetto ai fatti. Speriamo che questo messaggio possa trovare una rispondenza dopo la sua morte. Sabato in occasione del suo funerale tutti i leader del mondo saranno presenti in Piazza San Pietro. Riportando a quello che successe per Giovanni Paolo II. Si parlò allora di un “miracolo” di Papa Wojtyla: avere “convocato” in qualche modo tutti i leader del mondo, anche quelli che si odiavano tra loro.
D) Peraltro alle guerre sul campo si è sovrapposta nelle ultime settimane la guerra commerciale. L'imposizione di dazi è stato come innalzare muri invece che costruire ponti...
R) Papa Francesco ha sempre richiesto con il suo magistero sociale che l'economia sia al servizio dell'uomo. È arrivato a parlare addirittura di “economia che uccide” quando mette il profitto al posto della persona e della comunità. Ricordando alcuni passaggi della Bibbia, dove appunto si nota questa ingiustizia che ha sempre accompagnato l'uomo. Dove il mattone di una costruzione vale più di un bambino obbligato a lavorare. Lo sfruttamento del lavoro minorile è tuttora una delle piaghe più terribili, come Francesco tante volte ha denunciato. Anche su questo, penso alla Fratelli Tutti e alla Laudato Sì, c'è un insegnamento sulla scia della dottrina sociale della Chiesa che può essere messo a frutto non solo da chi ha il dono e l'esperienza della fede, ma anche da parte di chi ascolta il pensiero di Papa Francesco sullo sviluppo umano integrale. E questo è un altro tratto distintivo: si è fatto capire molto bene da tutti coloro che volevano ascoltarlo nel mondo, non solo dai cattolici.
D) Papa Francesco si è sempre “immischiato” nelle questioni sociali, stigmatizzando con parole e gesti la cultura dello scarto. Qual è stato il suo contributo peculiare su temi come il lavoro?
R) Ricordo un meraviglioso discorso a Cagliari per la chiusura della Settima sociale, eravamo all'inizio del Pontificato. Con una immagine fortissima, parlando a braccio, sottolineò che il lavoro al di là del sostentamento economico è dignità, che portare a casa il pane è dignità. Suscitando grande emozione soprattutto negli operai, quelli che lavorano in settori poco considerati e che sono mal pagati. Un tema che ha portato a livello internazionale anche con gli ormai celebri incontri con i movimenti popolari, sia a Roma sia in America latina. Parlava di loro come di “poeti sociali”, persone che aprivano cammini nei rapporti di lavoro ed economici. In questo senso, forte anche della sua esperienza di pastore dell'America Latina, Papa Francesco ha innovato la dottrina sociale della Chiesa.
D) Immigrazione e ambiente, aborto e natalità. Si è spesso avuta l'impressione che politica, istituzioni, ma anche l'opinione pubblica di tutto il mondo selezionasse temi e parole di Papa Francesco per giustificare e consolidare proprie convinzioni, senza cogliere la coerenza del magistero ...
R) Questo è certamente vero. Ma qualcosa del genere è accaduto anche con i pontificati precedenti. Con Benedetto XVI, in particolare, c'era una sottolineatura esclusiva dei valori non negoziabili, mentre veniva considerato marginale il suo magistero sociale. Invece la Caritas in Veritate è un documento di grandissimo valore e di grandissima forza anche profetica rispetto all'economia. In direzione inversa, di Francesco è sempre stato dato grande risalto il suo pronunciamento sulle questioni sociali, mentre è stata data poca rilevanza anche dalla stampa mainstream ai suoi vibranti appelli in difesa della vita. Bergoglio è arrivato a dire che chi procura l'aborto è un sicario, parole che si erano mai sentire prima e che hanno molto colpito. Ora si può anche riprendere il suo magistero con più serenità.
D) A proposito di Benedetto XVI: la coabitazione con il Papa Emerito è stata una caratteristica unica nella storia della Chiesa. Come è stata vissuta dai protagonisti?
R) Quello che risultava più forte ed evidente, a chi osservava senza pregiudizi e partigianerie, era un grande volersi bene tra i due uomini, consapevoli di quello che il Signore aveva chiesto loro, sempre mettendo al centro Cristo. Senza possibilità di smentita, Bergoglio e Ratzinger, ovviamente con talenti e carismi diversi, hanno dedicato tutta la loro vita a servire Gesù Cristo e la Chiesa. Questo li unisce in un modo che la gente di buona fede ha compreso. Il Papa Emerito viveva a poche centinaia di metri da Casa Santa Marta. In questi 10 anni di convivenza abbiamo letto tante cose su presunti contrasti. La cosa vera è che ci sono state a volte delle tifoserie, ma i due sono sempre stati sempre molti chiari sul loro rapporto di amicizia e fratellanza. Ricordo quando nella Pasqua 2019, io ero direttore della Sala Stampa vaticana, Papa Francesco andò a trovare Benedetto nel Monastero Mater Ecclesiae: fu uno dei momenti di gioia e tenerezza.
D) Papa Francesco è stato davvero un grandissimo comunicatore. Da ”addetto ai lavori” e anche da testimone diretto, cosa si può mettere in luce di questa sua particolare dimensione?
R) Era uno straordinario comunicatore perché non aveva studiato comunicazione. Può sembrare una battuta, ma coglie l'essenza del fatto che Francesco non studiava a tavolino strategie. Ma al tempo stesso aveva molto attenzione per quello che i mezzi di informazione trasmettevano al popolo, perché lui sapeva benissimo che questa mediazione è fondamentale. Un ricordo personale: eravamo ad Abu Dhabi. Nella capitale degli Emirati Arabi Uniti firma con il Grande Imam di al-Azhar la Dichiarazione per la fratellanza umana. La mattina dopo mi chiese subito come era stato raccontato dai mezzi di comunicazione quell'evento, vera pietra miliare del suo Pontificato.
Un insegnamento, molto esigente per tutti i comunicatori e non solo per i giornalisti, è arrivato in occasione del Giubileo loro dedicato, uno dei pochi eventi giubilari che ha potuto vivere direttamente. Ancora una volta togliendo il testo scritto ha detto: non bisogna soltanto comunicare il vero, bisogna essere veri.
D) Chissà in queste ore quanti ricordi personali riaffiorano di questo rapporto professionale e umano con Papa Francesco...
R) Ho vissuto il privilegio grandissimo di poter vivere una relazione personale con Papa Francesco, che non si è conclusa alla fine del mio rapporto come suo portavoce. Ricordo la prima conferenza stampa in aereo di ritorno dalla Giornata mondiale della gioventù a Panama. Io ero comprensibilmente preoccupato, lui si avvicina e mi dice: tu stai tranquillo, ci penso io. Andò tutto bene. Uno dei ricordi personali è una telefonata per gli auguri di buon anno, il 31 dicembre 2023. Era rallegrato dal fatto che io stessi passeggiando con mia figlia, peraltro proprio a Piazza San Pietro. Diceva spesso ai genitori: passate il tempo con i vostri figli, giocate con loro. Queste due carezze, una a livello professionale, una a livello personale, racchiudono tanti altri momenti e tante altre parole. Alcuni dei quali penso sia giusto tenere per me. Ma che mi hanno testimoniato una umanità immensa e debordante. Papa Francesco era un uomo che ti abbracciava con la sua umanità.
Giampiero Guadagni

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