La democrazia vive in uno stato di costante tensione. È una pratica che parte dalla quotidianità delle persone in carne e ossa. Certo, vive di principi e istituzioni. Ma senza le persone comuni essa diventa semplicemente un guscio vuoto. Uno dei problemi più cogenti che deve fronteggiare è quello che Giovanni Sartori chiamava “perfezionismo democratico”: e cioè l’idolatria della sovranità popolare e la ricerca di una democrazia sempre più perfetta di quella che c’è. Questo conduce, quasi di necessità, a uno dei più geniali, senza dubbio, ma anche più distruttivi autori che la storia delle idee abbia conosciuto, Jean-Jacques Rousseau. È nel ginevrino che si possono compiutamente rintracciare i germi di quella che Jacob Talmon ha chiamato “democrazia totalitaria”. Senza la componente liberale, volta a limitare il potere, la democrazia dei moderni nasce morta. Si usino pure tutte gli stratagemmi per legittimare il potere, ma rimane un fatto: senza un argine a egli posto, il potere dilaga e distrugge la libertà.