Partiamo da un dato: Le parti sociali incontreranno il governo sulla manovra tra venerdì e lunedì prossimi. I segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Confsal sono stati convocati venerdì 10 ottobre alle 16.30 a Palazzo Chigi per un incontro, a quanto risulta nella convocazione, con "una delegazione governativa". Stessa formula anche per il tavolo con una serie di organizzazioni (Ania, Ance, Assonime, Confedilizia, Confimprese, Federdistribuzione ecc...) che si terrà lunedì 13 sempre a Palazzo Chigi. Giudichiamo positivamente la convocazione del governo prevista per venerdì" in vista della legge di Bilancio. "Sarà un momento importante di confronto, in cui porteremo le nostre proposte per tutelare lavoratrici e lavoratori, salari e pensioni, e per rafforzare la coesione sociale del Paese. Riteniamo che la manovra rappresenti il primo tassello di quel patto della responsabilità che vogliamo costruire insieme alle istituzioni e alle parti sociali, per dare risposte concrete a chi lavora, a chi cerca un'occupazione sicura e stabile e a chi è più fragile", ha commentato sui social la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola.
E domani pomeriggio si dovrebbe tenere sempre a Palazzo Chigi, secondo quanto si apprende, un vertice sulla legge di Bilancio. Il confronto tra i leader delle forze politiche di maggioranza, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, servirà, dopo il varo del Dpfp, a fare un punto sulle misure da inserire nella prossima manovra. In attesa dell’incontra con le parti sociali, sono iniziate audizione alle commissioni riunite di Camera e Senato a Palazzo Madama nell'ambito dell'esame preliminare del Documento programmatico di finanza pubblica 2026.
Il Pil italiano chiuderà con una crescita dello 0,5% - come previsto nel Dpfp - solo se nel secondo semestre si registrerà una lieve crescita di almeno 0,2 punti percentuali. "Il quadro prospettato nel Dpfp prevede una manovra per il triennio 2026-2028 pari a circa lo 0,7% del Pil in media annua. Essa ammonterebbe a circa 16 miliardi di euro nel 2026 e sarebbe finanziata sostanzialmente in pareggio di bilancio (in disavanzo per circa 1 miliardo), con circa il 60% delle risorse provenienti da interventi sulla spesa e il resto da misure dal lato delle entrate, ma senza di fatto incidere sul Pil", hanno spiegato i rappresentanti dell'Istat aggiungendo che nell'ultimo biennio la manovra avrebbe un effetto espansivo sul Pil di un decimo di punto in entrambi gli anni.In pratica, per il prossimo biennio, le prospettive dell'economia italiana descritte nel Dpfp si confronteranno con un quadro di persistente incertezza sui mercati internazionali. Queste prospettive di crescita "saranno legate in modo più stringente all'evoluzione positiva della domanda interna, nella componente dei consumi privati e in quella degli investimenti; la crescita di questi ultimi dovrà avvenire sia nel settore privato, anche per cogliere le opportunità offerte dall'IA e sostenere la produttività, sia nel settore pubblico, considerando l'approssimarsi del termine del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il cui impegno nell'attuazione del programma di investimenti e riforme resta fondamentale", è stato spiegato.
Ma il Dpfp, il nuovo documento di finanza pubblica - nuovo nel nome e nella sostanza - si inquadra in un contesto macroeconomico interno e internazionale denso di incognite, all'insegna dell'incertezza. "È un'incertezza che affligge grandemente anche l'Europa. La Francia sta attraversando una fase di grave crisi istituzionale. La Germania fatica a fronteggiare le divisioni interne. Questa situazione incide negativamente sulla governance dell'Unione europea, rischiando di ostacolare la capacità di risposta alle sfide globali quali la sicurezza, l'energia e le migrazioni. Si è comunque manifestata un'inaspettata resilienza dell'economia mondiale, europea e italiana", ha detto il presidente del Cnel Renato Brunetta, sempre in audizione presso le Commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato.
Rodolfo Ricci