Giovedì 15 maggio 2025, ore 13:04

Caso Uber:ora la sharing economy preoccupa

Proteste in piazza, blocchi della circolazione, occupazioni e barricate in diversi paesi europei. Sembrava un fuoco di paglia ma inizia ad assumere una certa rilevanza. Tutto scoppiò per la prima volta in Francia alcuni mesi fa ma, adesso, la rabbia dei tassisti e dei conducenti con la licenza è sbarcata pure in Italia. Tutta colpa di Uber, la società di trasporto statunitense che, sette anni fa in California, idea un’app (scaricabile da Apple-store e Google-playstore) che consente il noleggio di un’auto con conducente a costi più bassi rispetto a un taxi e che, alla fine del2015,ha festeggiato la sua miliardesima corsa con tanto di regalo ai passeggeri (dieci minuti di musica da scaricare per una corsa della stessa durata). Un’innovazione tutta social e digital che rientra nell’alveo della cosiddetta“sharing economy” (l’economia della condivisione che tanto piace a economisti come Jeremy Rifkins) e che rischia di finire in scontro sociale. Nei giorni scorsi,infatti,i tassisti sono scesi in piazza a Roma, Torino, Firenze e Napoli per sbarrare la strada ad alcuni emendamenti al Ddl sulla concorrenza. Emendamenti che, in Italia, consentirebbero a chiunque (patentato e senza carichi penali) abbia un veicolo (idoneo) di diventare autista e offrire un servizio a metà strada tra il noleggio e il servizio taxi, mettendo in contatto diretto domanda e offerta via smartphone. I sindacati italiani,che sostengono le ragioni dei lavoratori del trasporto a servizio pubblico, hanno partecipato, martedì scorso, alla prima manifestazione europeaanti-Ubera Parigi, chiedono al Governo Renzi di aprire un tavolo per discutere della legalità e del miglioramento del servizio ma non accettano i termini della deregolamentazione del settore che Uber offre. “Anche perché - dicono - le prime vittime sarebbero proprio gli utenti che sono alla caccia di tariffe più basse”. La trattativa è molto difficile. La marcia iper liberista della “digital economy” sulla sfera reale andrà avanti. Che un’app sia riuscita a creare un cartello europeo di lavoratori è più di una semplice notizia su cui è importante riflettere e capire. Uber non si fermerà: la multinazionale sta conquistando mercati anche in Asia a suon di download e corse più economiche. Prossimo obiettivo è l’entrata in Cina con tassi di crescita a tre zeri. Per sindacati e governi non sarà facile fermare questa avanzata. E quello dei trasporti è solo uno dei settori investiti dalla sharing economy.

( 29 gennaio 2016 )

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