Con la fine di Quota 100, si riducono le uscite per pensionamento dei dipendenti pubblici. Secondo i dati dell’Osservatorio Inps, le pensioni dei dipendenti pubblici liquidate nel 2022 sono 155.945 con un calo del 9,4% sul 2021 quando era ancora in vigore Quota 100. Gli importi medi delle pensioni liquidate sono di 2063,97 euro, in aumento dello 2% sul 2021.
In generale, il numero delle pensioni della Gestione Dipendenti Pubblici vigenti al 1° gennaio 2023 è pari a 3.107.983, in aumento rispetto all'anno precedente dello 0,8%. L'importo complessivo annuo delle pensioni è di 83.318 milioni di euro, con un incremento percentuale del 5,2% rispetto al 2022.
L’area nella quale si concentra il maggior numero delle pensioni dei dipendenti pubblici vigenti è, come sempre, il Nord. Secondo l’Osservatorio Inps, nel settentrione si paga il 40,9% delle pensioni dei dipendenti pubblici (1.272.510) mentre al Sud e nelle Isole sono il 36,5% degli assegni (1.134.802 trattamenti). Al Centro si pagano il 22,3% degli assegni (694.474 pensioni).
Buone notizie dai conti dell’Inps. Il bilancio del 2022 è stato chiuso con un risultato di esercizio positivo per poco più di 7 miliardi, in miglioramento di 10 milioni sul 2021.
I dati sono stati forniti dal presidente uscente, Pasquale Tridico, che ha ribadito la necessità di un terzo pilastro previdenziale per i nuovi settantenni. Nuovi settantenni che, secondo una indagine di Kearney-Swg, in Italia saranno il 70% della popolazione nel 2050. “Dobbiamo iniziare ad ampliare i nostri pilastri - ha sottolineato Tridico - perché abbiamo pensato finora che fossero solo due: quello previdenziale pubblico e quello privato”. Secondo il presidente Inps, i pilastri sono in realtà tre: “Uno universale finanziato su base fiscale, un secondo pilastro che è previdenziale e che dipende dalla vita lavorativa di ciascuno di noi e un terzo integrativo privato, ma su cui si può esercitare anche il pubblico”. Secondo Kearney ed Swg, il 2050 sarà “l'Italia degli ultrasessantacinquenni”, in quanto “il fenomeno dell'invecchiamento demografico, che oggi vede il rapporto tra anziani e giovani di 4 a 10, tra meno di trent'anni crescerà del 34% arrivando a un rapporto di 7 a 10”. Quella dei settantenni diventerà cosi “una nuova classe che, contando su un'aspettativa di vita più lunga e in buona salute, è oggi fuori dal servizio pubblico e assicurativo tradizionale, ma che rappresenterà un valore non solo da proteggere ma anche una importante opportunità di sviluppo”.
Ilaria Storti