I toni sono appassionati, alcuni passaggi dialoganti, ma nel complesso, nell’intervento di Maurizio Landini al ventesimo congresso Cisl, sono molti e significativi gli elementi che confermano la distanza maturata negli ultimi anni tra le due confederazioni. Nel merito, in alcuni casi; nel metodo, più spesso. Nell’analisi della situazione attuale - a tratti apocalittica più che critica - emerge qualche elemento di condivisione, ad esempio quando Landini parlando della questione salariale rilancia la necessità di tornare a presidiare settori ad alto valore aggiunto o quando rivendica il ruolo dell’azione contrattuale. Ma su altri elementi di analisi e relative soluzioni proposte, le distanze tra Cgil e Cisl sono evidenti. “Senza polemica - afferma Landini suscitando malumori in sala - c’è una contraddizione tra il dirsi contro il salario minimo e accettare dal Governo proposte di aumenti salariali inferiori all’inflazione”. Sul fronte del fisco, Landini, qui in linea con alcuni passaggi dell’intervento di Fumarola, invoca una riforma che benefici i lavoratori dipendenti ed aumenti la progressività del sistema. Sul metodo, le distanze tornano ad apparire ampie. Landini dice no a patti sociali, alla concertazione. La linea è quella dell’antagonismo. I no sono numerosi: no ai condoni, no a un’idea di sicurezza fondata sulle scelte militari, no al taglio, giudicato inevitabile, di altre spese, dal welfare agli investimenti per l’industria, no al taglio dei fondi per il sistema sanitario. Da Landini arriva anche un no, pur annacquato in un ragionamento tortuoso, alla partecipazione dei lavoratori all’impresa. “Quando si parla di partecipazione, non ho alcun pregiudizio”, dice il segretario Cgil, prima di esprimere pregiudizi sul fatto che chi viene eletto per partecipare ai consigli di amministrazione, poi faccia davvero gli interessi dei lavoratori. La partecipazione, aggiunge Landini, non è un “elemento statutario” ma va conquistata con la contrattazione. È evidente che da queste premesse non possa arrivare un’apertura “larga” a un lavoro comune tra sindacati confederali. “Penso che abbiamo bisogno non in generale di patti - dice Landini -. C’è un problema di applicazione dei patti esistenti, a partire da quelli fatti con Confindustria, e di affermare immediatamente degli accordi precisi su sicurezza, salari e investimenti”. Aperture più convinte arrivano da Pierpaolo Bombardieri, che pure incorre in qualche passaggio polemico e apre il suo discorso in lode del pluralismo sindacale. L’intervento del leader della Uil è più dialogante e contiene un’apertura alla sfida cislina di misurarsi sui contenuti. Tra le priorità su cui confrontarsi ci sono, secondo Bombardieri, la semplificazione contrattuale, le misure per aumentare la qualità del lavoro, regole chiare sulla rappresentanza. Nel merito delle questioni poste da Fumarola, Bombardieri si dice disponibile a un lavoro comune, pur non nascondendo un certo scetticismo sugli interlocutori, siano essi il Governo o le associazioni datoriali: sì al rilancio di interventi sul cuneo fiscale, sì al rilancio dell’assistenza ai non autosufficienti e agli anziani, sì alle pensioni di garanzia per i giovani. “Sulle questioni importanti - conclude il leader della Uil - siamo disposti a parlare tra noi sindacati. Siamo pronti a lavorare insieme”.
Ilaria Storti