La contrattazione collettiva gode di buona salute. Una salute migliore rispetto a qualche anno fa, nonostante un contesto politico turbolento. A dirlo è l’undicesimo Rapporto Adapt sulla contrattazione collettiva, curato da Michele Tiraboschi e realizzato dai ricercatori Adapt a partire dai contratti raccolti nella banca dati Fare Contrattazione. Secondo il report, nel corso del 2024 le federazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto 44 accordi di rinnovo di contratti collettivi nazionali del settore privato, in linea con quanto registrato nel biennio precedente. Una conferma, sottolinea l’analisi, “della ripresa di una certa regolarità nei rinnovi contrattuali rispetto al decennio precedente, che registrava numeri inferiori”. Nel settore privato la contrattazione, secondo il report, ha prodotto risultati “significativi, con fenomeni di rinnovi ‘a catena’ nell'ambito di settori identici o affini”.
In generale, i settori più coinvolti dai rinnovi sono stati il terziario, l'alimentare e quello socio-assistenziale. Per quanto riguarda i trattamenti economici, i rinnovi contrattuali del 2024 in Italia si inseriscono in un contesto economico di inflazione in calo e di parziale (ma non completo) recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni. Gli aumenti salariali variano tra i settori, con incrementi significativi nell'industria alimentare, nella vigilanza privata e nel terziario, distribuzione e servizi. Inoltre, il 37% degli accordi prevede importi una tantum, funzionali a compensare i periodi di vacanza contrattuale. Nel complesso, nel 2024, gli aumenti salariali appaiono più strutturali rispetto agli anni precedenti, con un rafforzamento del welfare contrattuale e un consolidamento degli aumenti retributivi. Relativamente al tema del coordinamento tra il livello nazionale (contratti collettivi di settore) e il livello decentrato (contrattazione territoriale e aziendale), il 17% dei rinnovi analizzati interviene promuovendo la diffusione della contrattazione decentrata, in particolare attraverso strumenti retributivi come il cosiddetto “elemento perequativo” o “elemento di garanzia retributiva”, da erogare in assenza di regolazione del premio di risultato al secondo livello. Ben il 75% degli accordi, inoltre, contiene clausole che definiscono il rapporto gerarchico e i criteri di distribuzione delle competenze tra il contratto collettivo di categoria e la contrattazione decentrata. Si tratta perlopiù di rinvii circostanziati a temi ben delimitati (il contratto a termine, su tutti) e prevalentemente attinenti alla organizzazione del lavoro e alla gestione di istituti altrimenti ingovernabili a livello nazionale (come il lavoro agile o la banca ore solidale).
Dal report emergono, inoltre, elementi interessanti anche sul fronte del cambiamento e degli sviluppi delle relazioni industriali, con particolare riferimento al tema della partecipazione. Lo studio segnala che circa il 44% dei contratti aziendali analizzati contiene forme di partecipazione dei lavoratori ai processi decisionali a vari gradi di intensità (informazione, consultazione, co-determinazione) e in merito a svariati ambiti decisionali. La partecipazione è in qualche modo diffusa ma anche limitata. Essa si limita generalmente a procedure di informazione e consultazione delle rappresentanze sindacali, spesso nell'ambito di organismi paritetici bilaterali, in particolare su temi attinenti a formazione e sviluppo delle competenze, e a salute, sicurezza e ambiente. Rarissimi gli accordi che abilitano procedure di vera e propria co-determinazione tra le parti al di fuori del momento contrattuale. Similmente a quanto rilevato all'interno dei rapporti degli anni precedenti, la regolazione dell'orario di lavoro non è un tema particolarmente trattato dalla contrattazione collettiva del 2024, essendo presente solo nel 25% degli accordi.
L’analisi conferma, dunque, come la legge sulla partecipazione promossa dalla Cisl - e pubblicata in Gazzetta ufficiale dopo la doppia approvazione parlamentare - possa rappresentare una svolta e mettere davvero i lavoratori al centro della vita e delle decisioni dell’azienda.
Ilaria Storti