Ancora un nulla di fatto per la trattativa tra il colosso della grande distribuzione Lidl e i sindacati nazionali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs , sul rinnovo del contratto integrativo aziendale. L’ennesimo incontro non ha condotto ad alcun risultato; per questo le categorie hanno deciso di confermare lo stato di agitazione proclamando una ulteriore giornata di sciopero, domani 18 luglio, di tutte le lavoratrici e lavoratori Lidl Italia.
Il confronto con la direzione di Lidl Italia al tavolo convocato la scorsa settimana (il 10 luglio) si è concluso con esito negativo. “Ricordiamo che la proposta avanzata da Lidl Italia alle segreterie nazionali - si legge nella nota di Filcams, Fisascat e Uiltucs - non risponde alle aspettative e al mandato che le organizzazioni sindacali hanno ricevuto dalle lavoratrici e dai lavoratori né sulla parte economica né sulla parte riguardante l’organizzazione del lavoro”.
La giornata di sciopero di venerdì ribadisce la posizione di tutte le lavoratrici e dei lavoratori: la necessità di trovare una soluzione adeguata al negoziato per il contratto integrativo aziendale, ormai in corso da più di due anni, al fine di migliorare le proposte dell’impresa, ad oggi non soddisfacenti.
Lo sciopero nazionale interesserà tutti i lavoratori della filiera Lidl (magazzini, rete di vendita e uffici) e si svolgerà sull’intera giornata lavorativa. Permangono, nell’ambito dello stato di agitazione, anche il blocco degli orari supplementari e degli straordinari.
Il precedente sciopero del 24 maggio scorso, aveva registrato una massiccia adesione con oltre l’80% di partecipazione e punte del 100% in molti punti vendita chiusi in tutta Italia - ma nonostante questo la multinazionale tedesca dei discount continua a rispondere con un assordante silenzio alle richieste delle lavoratrici e dei lavoratori.
Lidl, pur vantando risultati economici eccezionali negli ultimi cinque anni - con utili per oltre 1,3 miliardi di euro ante imposte - ha presentato finora solo offerte simboliche, come 150 euro annui di buoni spesa, senza accogliere le richieste di un aumento salariale fisso o di un premio di risultato o del riconoscimento dei buoni pasto ne ha agito per un miglioramento dell’organizzazione del lavoro.