Nella storia più recente della Chiesa cattolica è particolarmente curiosa la diversa traiettoria di Agostino e dell’Ordine religioso costituito nel 1243 con la regola e lo stile di vita del Santo di Ippona. Mentre l’Ordine agostiniano ha una presenza e anche una visibilità meno diffuse di un tempo, la figura di Agostino continua ad essere un punto di riferimento costante nel pensiero teologico e filosofico in tutto il mondo. Benedetto XVI lo considerava la sua “guida”. Ma forte è sempre stato l’influsso anche fuori dalla Chiesa cattolica: il protestantesimo e il giansenismo, per limitarci a due esempi, nacquero dal suo pensiero.
L’ennesima conferma dell’interesse per l’autore delle “Confessioni” e de “La Città di Dio” arriva dalla ristampa per i tipi de “La coda di paglia” della breve opera “Sulle divinazioni dei demoni”, composta fra il 406 e il 411 d.C.
Lo scritto ha come obiettivo polemico gli oracoli e le divinazioni dei demoni del paganesimo: se è vero che nessuno ne sa “una più del diavolo”, come sentenzia il proverbio, che genere di conoscenza è quella dei demoni?
Intelligenza, saggezza, profezia, prescienza, sapere pratico o semplice astuzia?
Come si concilia con l’onni potenza di Dio e in che modo si differenzia dalla sua infinita sapienza? E che rapporto ha con la morale e con la natura malvagia delle creature demoniache?
Il volume, curato da Roberto Limonta, presenta una nuova traduzione del “De divinatione daemonum”, con l’originale latino a fronte, ed è accompagnato da un apparato introduttivo che ricostruisce il contesto storico, la struttura del testo, la sua storia editoriale e la fortuna che ha avuto nella letteratura teologica medievale e moderna.
Nella sua introduzione, Limonta sottolinea in particolare l’importanza di fissare il testo nel proprio quadro storico, filologico e culturale, per comprendere cosa Agostino intenda quando parla di daemones, divinatio e praenuntiare; e soprattutto per prendere consapevolezza del fatto che spesso tali termini non vanno intesi secondo quei significati che la tradizione teologica sucdi cessiva ha assegnato loro e che appaiono ormai sedimentati nel linguaggio comune. E così i demoni di Agostino, che pure saranno intesi (dallo stesso Agostino, in altri testi) come gli angeli caduti, sono qui innanzitutto, pur con qualche oscillazione, divinità pagane, e non i diavoli della tradizione teologica altomedievale.
Spiega Agostino che “occa sione” del libro è un discorso avviato da laici cristiani in periodo di Pasqua, “intorno alla religione cristiana contro i pregiudizi e la presunta mirabile grandezza del sapere dei pagani”. La ricerca verteva dunque sulla capacità divinatoria dei demoni. “Si diceva che era stata predetta, non so da chi, la distruzione del tempio di Serapide, effettivamente avvenuta ad Alessandria. Io risposi che non c’era da stupirsi se i demoni avessero potuto conoscere e predire quella imminente distruzione del tempio e del suo idolo, così come molte altre cose, nei limiti in cui è loro permesso di conoscere e preannunziare”.
La questione centrale è in fondo quella di sempre: perché Dio permette il male? La domanda posta ad Agostino è: “Dunque, divinazioni di questo tipo non sono cattive, né sgradite a Dio; altrimenti Egli, nella sua onnipotenza e giustizia, non le permetterebbe, se fossero cattive e ingiuste”. Agostino risponde: “Non debbono sembrarci giuste per il fatto che Dio, infinitamente onnipotente e infinitamente giusto, le permette: sono molte altre, infatti, le cose che avvengono di cui è assolutamente evidente l’ingiustizia, come omicidi, adultèri, furti, rapine e simili.
Sebbene tutto ciò, proprio in quanto ingiusto, risulti senza dubbio sgradito al Dio giusto, l’Onni potente nondimeno lo permette secondo una ragione certa alla base del suo giudizio, beninteso non impunemente, ma per la condanna di quanti attuano quel che è sgradito alla sua giustizia”.
Insomma “Dio può permettere anche le cose ingiuste, secondo i suoi disegni”. Nulla di più lontano dal relativismo etico: “I mali non si debbono considerare beni solo perché Dio lo permette”.
Ma, attenzione, “Dio può permettere anche le pratiche religiose a lui sgradite”. Dunque nulla di più lontano anche da quello che ad esempio Papa Francesco denuncia come clericalismo: “Non tutti i riti sacri, raccolti nei libri pontificali, sono graditi a Dio”.
Una lezione anche per il nostro tempo, che vive di previsioni commerciali e politiche, nuove divinazioni dell’era digitale. Senza invocare divinità, abbiamo reso scientifico (con modelli statistici) quello che un tempo fu un privilegio religioso.
Dice Agostino: “Sono molti gli eventi futuri che i demoni predicono e molti anche i prodigi che compiono. E poiché gli uomini non sono in grado di dire né tantomeno di compiere azioni simili, alcuni ritengono che i demoni vadano serviti e venerati come dei”. Ma, avverte infine Agostino, “le opere di vera pietà valgono di più degli eventi meravigliosi dei demoni”.
Agostino d’Ippona, Sulle divinazioni dei demoni, La Vita Felice 2024, euro 14