Il mito del Diluvio si è trasmesso nei secoli fino al racconto biblico di Noè, imprimendo tracce profonde anche nella letteratura greca e latina.
Federico Giuntoli in I diluvi di Dio, dal mito mesopotamico alla Bibbia ( Il Mulino 2025, euro 23,00) ricostruisce per la prima volta l’intera storia del mito richiamando al lettore le fonti alle quali ha attinto. Il diluvio non porta con sé il solo messaggio della rovina ma anche quello della rigenerazione. Il nostro tempo è sconvolto da drammatici sconvolgimenti ambientali, climatici e insanabili conflitti ma dobbiamo imparare dall’umanità della notte più scura della storia che una salvezza è possibile? La trama del racconto mitico del diluvio intessuta di simboli ha ispirato l’arte, la letteratura e si è prestato a innumerevoli letture, forse pensiamo ancora che il grande ‘ battello’ che conteneva la vita in mezzo alla tempesta e alla furia di Dio, sia ancora in acqua, in cammino. Ma abbiamo ormai smarrito la vista della colomba con una foglia di ulivo nel becco e l’arcobaleno. La storia di Noè deve insegnarci che l’abbattimento non deve, non potrebbe, toglierci la forza di resistere, la forza della vita che sa galleggiare e nuovamente imporsi. La psicanalisi e prima la filosofia e addirittura l’alchimia ci insegnano la necessità della trasformazione e, nata da un ambiente mesopotamico regale e sacerdotale, per il popolo ebraico la storia del diluvio divenne un racconto di consolazione e speranza e con il quale comprendere l’attraversare la fine e il nuovo inizio, l’arca custodisce la vita. Nei circa quattro millenni che ci separano dalle prime testimonianze scritte su tavolette di argilla che ci riferiscono la catastrofe del diluvio molte sono state le calamità che si sono abbattute, spietatissime e violente, sull’umanità e queste hanno deciso la sopravvivenza millenaria del mito perché non abbiamo mai smesso di avere paura e chiedere protezione a un Dio che porta in salvo i suoi figli.
Noè è il primo eletto, l’unico e primo giusto sulla terra a stringere un rapporto privilegiato col divino. Babilonesi, Sumeri, Accadi, Ebrei, Greci credono nell’arrivo del tempo a partire dalla sciagura del diluvio ma nella Genesi la vera preoccupazione del Creatore è la deriva morale dell’uomo e l’eroe irreprensibile cui affida la rigenerazione, riscatto e rinascita del mondo è colui che “ incontrò il favore del Signore”, unico, tra i suoi contemporanei, che “ camminava con Dio”. La terra si riempirà di un’umanità benedetta per la seconda volta ma ancora incline al male, neanche l’esperienza del diluvio aveva sradicato dal suo cuore la vulnerabilità al peccato ma Dio promette di non tornare ad annientare la vita con un nuovo cataclisma perchè è finalmente pronto ad accettare e ad accogliere i suoi figli con le loro imperfezioni e macchie. Ma manterrà anche l’uomo la promessa di proteggere il creato? No, i millenni sono passati e ancora assistiamo impotenti all’opera di distruzione della Natura. L’archetipo plurimillenario del diluvio continua a parlarci con forza del male che perpetriamo non avendo imparato la lezione dell’amore per la terra.

