Lunedì 6 ottobre 2025, ore 20:38

Mostre

Un’esposizione senza precedenti

di MARIA LUCIA SARACENI

Venezia celebra Pietro Bellotti nel quarto centenario della nascita con una mostra-evento alle Gallerie dell’Accademia: dal 19 settembre 2025 al 18 gennaio 2026, “Stupore, realtà, enigma. Pietro Bellotti e la pittura del Seicento a Venezia” riscopre la figura affascinante e ancora poco nota del pittore bresciano, protagonista della scena artistica veneziana del Seicento. Un’esposizione senza precedenti, la prima dedicata alla pittura seicentesca in laguna dopo oltre sessant’anni, che intreccia arte, filosofia e mistero attraverso più di 50 opere, provenienti da prestigiose collezioni italiane e internazionali. La rassegna racconta la nascita e lo sviluppo, nella Venezia di metà Seicento, di un nuovo modo di interpretare temi e soggetti propri dell’immagi nario barocco, dove la predilezione per iconografie inconsuete si associa a un’acuta osservazione del dato reale. Questo affascinante connubio tra stupore e realtà sostanzia l’opera di Bellotti, ed emerge in due importanti dipinti a lui riferibili, acquisiti di recente dal Ministero della Cultura per le collezioni delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Si tratta dell’Autori tratto come allegoria dello Stupore, una sorta di eccentrica presentazione ufficiale del pittore, e dei Popolani all’aperto, prototipo della “pittura di realtà” e capolavoro della scena di genere, entrambi appositamente restaurati in occasione della mostra. Bellotti riesce a reinventare in maniera autonoma temi e iconografie tipicamente secenteschi: soggetti dai contorni spesso eccentrici e stravaganti, quasi sempre arricchiti da implicazioni allegoriche, quando non smaccatamente esoterici e negromantici. Intorno a questi temi, la mostra propone un confronto tra l’opera di Bellotti e quella di pittori coevi che ne influenzarono lo stile e che ne determinarono, anche per contrasto, l’evolu zione artistica, grazie ai prestiti eccezionali concessi da musei internazionali e italiani, tra cui il Museo Nacional del Prado di Madrid, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, la Staatsgalerie di Stoccarda, le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Castello Sforzesco di Milano. Tali prestiti, oltre a tratteggiare il percorso pittorico di Bellotti, consentono di istituire importanti confronti con alcuni tra i massimi protagonisti del tempo: un esempio è il Democrito di Jusepe de Ribera proveniente dal Prado di Madrid, accanto al quale è esposto un Filosofo dipinto da Luca Giordano, in prestito dal Kunsthistorisches Museum di Vienna. Suggestivi paralleli con la pittura di Bellotti sono anche con opere di Guido Cagnacci, Domenico Fetti, Nicolas Régnier. Le straordinarie invenzioni bellottiane dialogano, nella seconda parte della mostra, con la contemporanea scena lombarda, richiamata in mostra da opere quali Lavori femminili di Monsù Bernardo, in prestito dal Musée des beaux-arts di Chambéry, e il Mendicante con due bambini del cosiddetto Maestro della tela jeans.

Il percorso di riscoperta della personalità di Pietro Bellotti affonda le sue radici nell’am bito del più ampio fenomeno concernente la messa a fuoco della straordinaria civiltà figurativa del Seicento, avviata tra la fine del XIX secolo e i primi decenni del secolo scorso. È proprio all’interno di questa congiuntura che il nome di Bellotti cominciò a emergere con sempre maggior frequenza, di volta in volta accostato a pittori di origine iberica, alcuni di impareggiabile levatura come Jusepe de Ribera e Diego Velázquez. L’esposizione, che permette di comprendere la qualità della pittura di Bellotti e la singolarità della sua evoluzione stilistica, si articola in otto sezioni: Il pittore si presenta; La fortuna di Bellotti; Le parche e il filo della vita; La sapienza dei filosofi antichi; Il richiamo dell’occulto; Le vanità del mondo; Scene del quotidiano; La pittura della realtà. La parte conclusiva della mostra racchiude l’ele -mento di maggiore novità: se le tracce documentarie, talvolta enigmatiche, restituiscono il profilo di un artista irrequieto, prima in trasferta a Monaco di Baviera, poi a Milano e Mantova, le opere della fase finale, eseguite tra il 1670 e il 1690, sono votate alla rappresentazione di brani di vita quotidiana, con vecchi mendicanti e pellegrini. In particolare, i Popolani all’aperto sono per la prima volta riuniti con altri due dipinti di grande qualità di Bellotti: il Vecchio pellegrino con la sporta e il Vecchio pellegrino con la brocca, provenienti rispettivamente dal Museum of Art di Dallas e dalla National Gallery di Londra.

L’evento rappresenta una preziosa occasione di riflessione e, al tempo stesso, un imprescindibile momento di sintesi nel contesto della cultura figurativa dell’epoca: un viaggio nella pittura di metà Seicento, che a Venezia produsse una stagione dagli esiti originalissimi. Una stagione segnata, soprattutto in laguna, dalla fioritura di nuove correnti espressive alimentate, per molti versi, anche dai dibattiti letterari e filosofici sorti all’in terno delle accademie che ribadiscono, una volta di più, lo stretto rapporto che intercorre tra pittura e letteratura. Un itinerario di per sé articolato che contribuisce al fascino senza tempo della pittura di Bellotti.

( 6 ottobre 2025 )

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Venezia celebra Pietro Bellotti nel quarto centenario della nascita con una mostra-evento alle Gallerie dell’Accademia

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