Mercoledì 10 settembre 2025, ore 23:29

Mostre

Un grande punto interrogativo

di ELIANA SORMANI

Il Castello di Miradolo dal 11 ottobre all’8 dicembre apre le sue sale ad una nuova e originale mostra dedicata a Betty Danon, artista concettuale e poetessa visiva, che con la sua arte ha saputo indagare gli elementi della scrittura e della parola attraverso una ricerca sul segno e sul suono capace di restituire ai supporti (carta e tela) e agli strumenti (macchina da scrivere, fotocopiatrice e computer) una dimensione sospesa e poetica, evidenziando la centralità dell’uomo e delle relazioni umane nella sua ricerca artistica, indirizzata soprattutto alla scoperta di sé e degli altri, come sottolinea nel 1975 all’in terno di un suo testo critico: “Tutto il mio operato è basato su una ricerca dinamica e dialettica in una dimensione interiore, al centro della quale c’è sempre l’uomo spettatore e protagonista di un mondo di infinite combinazioni e calcoli di probabilità … tutto sommato un grande punto interrogativo su quel che riguarda l’essere e il divenire, gli accadimenti del micro e macro cosmo, il mistero del caso, l’ambi guità della realtà. Per esprimermi adopero come elemento base la linea, intesa come forza dinamica psichica. Mediante la sovrapposizione dei segni e le infinite combinazioni possibili porto avanti un’analisi sui rapporti tra superficie-spazio, spazio-tempo-ritmo, realizzando così quelle opere che chiamo “parti ture astratto”. Betty Danon nasce a Instanbul nel 1927 e in Turchia si avvicina all’arte della miniatura e inizia a disegnare gioielli e abiti. Il suo nome di battesimo è “Beki”, ma fin da ragazza lo cambia in Betty, a cui aggiunge, in seguito al matrimonio con l’italiano Maurizio Danon, il cognome del marito, facendosi così conoscere come “Betty Danon”. Nel 1956 segue il marito in Italia, e si trasferisce a Milano, dove rimane fino alla sua morte avvenuta nel 2002. Le sue prime opere risalgono al 1969 e sono una serie di collage che crea per decorare lo studio del marito, in cui sovrapponendo, accostando e intersecando cartoni di diversi colori dà origine a delle vere e proprie rappresentazioni cosmiche, espressione dell’influenza della terapia junghiana, seguita in quegli anni (che rimarrà una costante in tutta la sua produzione artistica), insieme all’incontro con la filosofia orientale. A partire dal 1973, alla ricerca sempre di nuove tecniche espressive, si avvicina alla pittura visiva, rivolgendo il suo sguardo verso la scrittura e la parola, mentre l’interesse verso il suono la conduce a fare dello spartito musicale astratto, del pentagramma, uno dei caratteri distintivi della sua poetica.

Betty Danon non suona alcun strumento, ma possiede una profonda conoscenza musicale, e non usa il pentagramma solo in senso estetico, ma per “cercare il suono delle cose”.c sua conoscenza in ambito musicale si riscontra in alcuni dei pentagrammi esposti in mostra che hanno dei fiori e delle foglie disegnate al posto delle note musicali a cui lei dà il nome di “Ciclo Pastorale”, nome presente nelle composizioni musicali a partire dal Cinquecento, oltre che dato da Beethoven alla Sesta Sinfonia.

Betty Danon espone in Italia e all’Estero in numerose mostre personali e collettive, partecipando con le sue opere anche a diversi Biennali. L’uso del computer le permette, alla fine degli anni ‘80, di creare opere significative di poesia visuale e di pubblicare libri d’artista in tiratura limitata o in pezzi unici. A partire dal 1979 lascia il mondo dell’artecconvenzionale per condividere il suo lavoro con artisti di tutto il mondo attraverso la Mail Art.

E’ proprio all’interno di questo genere che nasce l’opera collettiva “Io e gli altri”, che dà anche il titolo alla mostra di Miradolo “Betty Danon. Io e gli altri”. Un titolo che sottolinea il curatore Roberto Galimberti “vuole raccontare una storia bellissima, legata alle relazioni presenti nel mondo dell’arte negli anni Settanta del Novecento: nel 1979 Betty Danon manda una serie di 200 cartoline con i suoi pentagrammi bianchi ad artisti sparsi in giro per il mondo, invitandoli ad completarli. Molti degli artisti contattati intervengono in modo originale su questi pentagrammi e glieli rispediscono: Maria Lay ricama il pentagramma, Irma Blank fa i suoi segni, Isgrò le sue cancellature, Mirella Bentivoglio aggiunge sul pentagramma il suo nome con le note rispettando la ritmica della sillabazione. Diventano parte integrante del progetto nomi importanti dell’arte internazionale (Maurizio Nannucci, Nam June, Cima Sunada, Sol LeWitt, Robert Filliou, Arrigo Lora Totino, Ugo Carrega, Tomaso Binga), accanto ad artiste appartenenti al mondo femminile milanese legate alle sue frequentazioni e alle sue amicizie, tra cui Mirella Bentivoglio, Amelia Etlinger, Elisabetta Gut”, ribadendo ciò che lei stessa dichiara “Io sono il pentagramma gli altri sono il loro intervento”. L’opera viene esposta per la prima volta alla Galleria Apollinaire di Milano (galleria che aveva visto nascere il nuovo realismo) in un allestimento teso a creare l’at mosfera di un bosco: le cartoline vengono appese infatti con filo da pesca al soffitto a formare un fitto bosco e il pubblico viene invitato a camminare in mezzo ad esse incontrando i diversi artisti e le loro risposte.

Lo stesso allestimento viene riproposto in 3 sale situate nella manica nobile del Castello di Miradolo con copie anastatiche appese come foglie, mentre le originali rimangono custodite in apposite bacheche.

Mentre Betty Danon continua a costruire questa fitta rete di relazioni con gli altri, il mondo della critica le si fa ostile, tanto da portarla a decidere di ritirarsi dal mondo convenzionale dell’arte, pur continuando a collaborare con musei (Mart e Moma possiedono infatti diverse sue opere). “Questo chiamarsi fuori dal mondo dell’arte ne segna ovviamente il suo destino di relativo successo”. Continua a produrre opere fino al 2002, sperimentando moltissime tecniche usando una macchina da scrivere (un po’ dopo le sperimen-tazioni di Vincenzo Agnetti), una fotocopiatrice, i primi scanner, peraltro difettosi, volutamente per lavorare sull’imper fezione dello strumento meccanico in un mondo in cui la macchina sembra pronta a sostituire completamente l’uomo, e inizia a usare anche i primi computer Mac.

La mostra, secondo evento espositivo del progetto “atempo”, realizzata dalla Fondazione Cnosso in collaborazione con l’Archivio Betty Danon e con la Galleria Tiziana di Caro, curata da Roberto Galimberti, con il coordinamento di Paola Eynard e la consulenza iconografica di Enrica Melossi, presenta oltre il 60% di opere inedite dell’artista, dando vita ad una delle antologiche più complete fino ad ora mai presentate al pubblico.Distribuita in 14 sale, adattandosi agli splendidi ambienti del Castello di Miradolo, segue un ordine tematico organizzato cronologicamente, a partire dall’opera “Io e gli altri”, sempre con la guida delle parole di Betty Danon, che racconta in prima persona, attraverso i suoi scritti, le sue opere. Oltre a proporre gli scritti di Betty Danon e al ri-allestimento dell’opera di mail art “Io e gli altri”, la monografica presenta una sezione, definibile come “una mostra nella mostra” dal titolo “Note a Margine” (allusione all’uso del pentagramma), in cui sono esposte opere affini e,o coeve agli artisti a cui lei aveva scritto, con video originali messi a disposizione anche dalla Biennale di Venezia. Presente in mostra anche il libro d’artista “Punto e Linea”, prodotto dalla Danon in poche copie, che Roland Barthes aveva definito “un libro perfetto”, dopo averlo ricevuto in dono da Mirella Bentivoglio. La mostra ripercorre tutte le fasi della vita di Betty Danon, dal tardivo esordio con i collage, passando attraverso Le finestre di cielo, Le partiture, Il libro, la sala dedicata alla macchina da scrivere e alla fotocopiatrice (dove è evidente la sua elaborazione dello strumento e la sua alterazione del processo) fino all’ultima opera, quando lei ufficialmente non collabora più con le Gallerie, ma solo con mostre istituzionale e inventa un paese immaginario dal nome “Rainbowland” per l’a mica Amalia Etlinger, che soffriva di disturbi notturni, immaginando e creando un mondo colorato di pace, di cui lei progetta e crea francobolli, biglietti per la metropolitana, e quant’altro utile per vivere in un mondo in cui vi sia la possibilità dell’altrove e degli altri, “come possibilità di un mondo di pace”, come dichiara il curatore della mostra.

La mostra oltre dunque a presentare la figura poliedrica di Betty, sicuramente da riscoprire, apre uno sguardo sul mondo delle fitte relazioni tra gli artisti degli anni Settanta, dove tutti si confrontavano facendo ricerche comuni, a volte senza neppure vedersi, senza bisogno di protagonismo, dove “la moltiplicazione non è una somma dell’io ma la possibilità della moltiplicazione in una rete così immateriale in cui non c’è solo lo sforzo di un dialogo con gli altri, ma anche la possibilità di conoscere se stessi”, seguendo una filosofia che guida anche la maggior parte delle attività del Castello di Miradolo, come ci racconta Roberto Galimberti, aggiungendo che “la ricerca dell’al tro di Betty Danon avviene come ricerca spesso di un altro, da cui non si può pretendere una risposta, ma nella cui assenza si può trovare se stessi”. Ad accompagnare la mostra un ricco palinsesto di eventi tra cui un incontro con la figlia dell’artista Marcella Danon e con la ricercatrice che sta catalogando tutto l’archivio di Betty, donato dalla famiglia Danon al Mart di Rovereto e un incontro a sorpresa basato sul pentagramma presente nella colonna sonora che accompagnerà la mostra. Occasioni tutte sicuramente da non perdere per entrare nel mondo di Betty Danon, grande pioniera dell’arte contemporanea.

"Betty Danon. Io e gli altri", Castello di Miradolo (To), 11 ottobre-8 dicembre 2025

( 10 settembre 2025 )

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Un grande punto interrogativo

Apre ad ottobre, presso il Castello di Miradolo, la mostra "Betty Danon. Io e gli altri", curata da Roberto Galimberti

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