Martedì 10 giugno 2025, ore 7:16

Mostre

Villa Reale rinasce tra presente e passato

di ELIANA SORMANI

La Reggia o Villa Reale di Monza è quasi pronta a diventare Museo Statale, dopo che, grazie ad una serie di progetti culturali tesi alla sua valorizzazione coadiuvati dal Comune di Monza e dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, è tornata a rivivere, aprendo al pubblico alcune delle sue 740 stanze, immerse nel verde dei suoi giardini, estesi per ben 35 ettari di terreno, collocati all’interno del parco recintato più grande d’Europa, con i suoi 680 ettari di estensione. Trasformata infatti in un polo di attrazione di interesse storico artistico per turisti italiani e stranieri che vogliono entrare a contatto con un pezzo di storia del nostro paese, Villa Reale è da alcuni anni al centro di una politica di valorizzazione, incentrata su un lungo percorso di ristrutturazione dei suoi ambienti, affiancato da un ricco palinsesto di eventi e mostre, che vengono organizzate in contemporanea in tre dei suoi spazi iconici (il Belvedere, l’Orangerie e le Sale degli Appartamenti Reali), unendo il presente con il passato in un unico divenire. La sua ricca storia nasce oltre 200 anni fa quando, nel 1777 l’Im peratrice Maria Teresa d’Au stria decise di far costruire una residenza estiva (residenza arciducale) per il suo quarto figlio, Ferdinando d’Asburgo, Governatore della Lombardia, incaricando per farne il progetto l’architetto folignate Giuseppe Piermarini, allievo di Luigi Vanvitelli, che si era già occupato della ristrutturazione di Palazzo Reale a Milano per conto degli Asburgo, da cui aveva ricevuto nel 1770 la nomina di Imperial regio architetto e a cui i nobili milanesi affidavano i progetti delle loro ville di campagna in Brianza. La scelta del luogo dove avrebbe dovuto sorgere la grande reggia fu fatta dall’arciduca stesso, spinto dalla vicinanza ad esso di molte residenze aristocratiche, dal lussureggiante paesaggio e dalla salubrità dell’aria che caratterizzavano il territorio monzese. In modo più o meno diretto Piermarini nel progetto della villa si ispira al modello della Reggia di Caserta, che conosceva bene, ma invece che una struttura chiusa su due cortili interni, a Monza viene adottato uno schema a U, lo stesso di Versailles e Schönbrunn, capace di esaltarne il fascino neoclassico e il gioco di simmetrie perfette, che accoglie il visitatore a partire dall’antistante viale alberato di accesso, lungo circa due chilometri, per proseguire nell’Avancorte e nel Cortile d’onore, arricchito da una fontana, alle cui ali si aprono i giardini laterali (di cui uno è il romantico roseto), per chiudersi visivamente sulle due scalinata d’ingresso della reggia, che conducono, attraverso l’imponente atrio d’ingresso, nella sala da ballo e sul retro della villa, dove si apre l’ampio giardino. Il corpo centrale della villa si sviluppa su tre lati: una al centro e due ali della medesima altezza, che danno vita, sul lato sinistro alla Cappella Reale e sul lato destro alla Cavallerizza, alle cucine e al teatrino di Corte (realizzato nel 1808 da Luigi Canonica, allievo di Piermarini), alla Limonaia e alla Rotonda, dove si trova un affresco di Andrea Appiani.

La villa dal 1796 smette di essere la residenza di campagna dell’arci duca, a causa dell’arrivo delle truppe napoleoniche, che all’ini zio la occupano come alloggiamento militare, per poi lasciarla, a partire dal 1905, a Eugenio de Beauharnais che la usa con la moglie Augusta Amalia come residenza estiva, trasformandola a tutti gli effetti in Reggia Reale.

Nello stesso anno prende il via il progetto di realizzazione dell’im menso parco intorno alla villa e ai giardini reali. In seguito alla caduta di Napoleone, la Reggia ritorna per breve tempo nelle mani degli austriaci fino a che, con la loro cacciata dal lombardo veneto, la sua storia si inizia ad intrecciare a quella della famiglia Savoia, dei cui emblemi sono ricche ancora oggi tutte le sue sale.

Re Umberto I affida all’architetto Achille Majnoni d’Intignano il compito di restaurarla secondo il gusto dell’epoca, oggi ben visibile nelle decorazioni delle sale interne, nei lampadari e negli arredi. Nel 1900 tuttavia con l’assassinio del re proprio a Monza, i Savoia abbandonano la dimora spogliandola di gran parte degli arredi e lasciandola in uno stato di abbandono fino al 1919 quando diviene Demanio dello Stato. A partire da questo momento viene usata per diversi scopi, ospitando eventi ed esposizioni, come ad esempio le prime quattro edizioni (dal 1923 al 1930) dell’Esposizione Biennale delle Arti decorative ed industriali moderne. Abbandonata di nuovo dopo le due grandi guerre inizia ad essere rivalorizzata a partire dal 2000, quando i nuovi proprietari (Comune di Monza e Regione Lombardia) iniziano i lavori di recupero degli spazi, i cui primi esiti si possono avere a partire dal 2014 quando viene riaperto al pubblico il piano terra della villa con le sue sale di rappresentanza, gli appartamenti del re Umberto I e della regina Margherita, il primo piano nobile con gli appartamenti del Principe di Napoli e degli ospiti (tra cui quelli allestiti per la visita del Kaiser Guglielmo I) e il Belvedere. Al visitatore che decide di fare una visita alle sale della Reggia si apre oggi una pagina vera di storia, grazie agli arredi recuperati e ricollocati in parte nei loro luoghi originali, cosa resa possibile grazie anche all’esistenza di foto di archivio dello stesso Majnoni che possedeva una delle prime macchine fotografiche con cui aveva immortalati gli ambienti e i loro arredi. In un’atmosfera di inizio secolo si aprono così oggi una serie di sale piene di una sobria eleganza specchio della moda del tempo: una sala di biliardo accanto alla sala dei quadri (voluta dalla regina Margherita, donna di grande cultura e apertura mentale) precede la biblioteca, unico spazio condiviso dal re e dalla regina. Un un lungo corridoio conduce agli appartamenti reali, il cui ingresso è costituito dalla stanza dell’armeria e da una sala guardaroba, ricostruita secondo il modello originale arricchita persino di un passaggio segreto.

Seguono la stanza del re, i bagni reali, e lo studio di Umberto I, che attraverso un corridoio guardaroba si unisce agli appartamenti della regina Margherita, rigorosamente separati dagli ambienti del marito. Era il loro infatti un matrimonio esclusivamente politico.

All’interno delle sale ora, e fino al 2026, sono state poste numerose installazioni di arte contemporanea rendendo ulteriormente affascinanti gli ambienti. Tanti gli spazi e gli oggetti curiosi che si susseguono, dalla vasca da bagno, in cui il corpo del re assassinato fu tenuto immerso per essere conservato fino all’arrivo del figlio Vittorio Emanuele, in viaggio nel Mediterraneo; la corona dei Savoia, ricostruita solo nel 2000 in tre dimensioni dalle abili mani dell’e sperto cesellatore Franco Mariani, selezionata e documentata come emblema di famiglia, minuziosamente descritta in un decreto regio del 1 gennaio del 1890, ma mai probabilmente realizzata e deposta sulla testa di alcun sovrano; un interessante quadro polimaterico (ritrovato per caso in un deposito della Real Casa a Capodimonte a Napoli nel 2019), realizzato da Clelia Grafigna, raffigurante la regina Margherita che passeggia nel giardino della Villa. Di grande effetto è la sala da ballo, unico ambiente che si sviluppa su due piani con una loggia balaustrata che corre lungo tutto il primo piano, dove si posizionavano i suonatori per accompagnare le danze. La sala riccamente affrescata e decorata con immagini trompe l’oeil è una perfetta sintesi del gusto rococò e neoclassico che proprio in quegli anni si stava diffondendo.

Gli spazi che si susseguono mostrano tutti lo sfarzo che richiede una residenza imperiale, compresi i luoghi dedicati al desinare le cui pareti sono ricoperte da stoffe e decorazioni a richiamo dei cibi che venivano consumati in esse.

Al secondo piano, a cui si accede attraverso una scalone d'onore, si aprono gli appartamenti riservati agli ospiti, alla madre della regina Margherita e al giovane principe di Napoli come a quello riservato a Guglielmo I. Interessanti risultano i fregi di casa Savoia, dal nodo presente nella catena dei grandi lampadari, alla corona simbolo della casata. E’ proprio al secondo piano dove gli arredi sono minori che trovano spazio la maggior parte delle installazioni di arte contemporanea, parte del progetto “Reggia Contemporanea” nato in collaborazione con il Quirinale, che ha permesso ai più grandi artisti italiani di esporre i loro lavori, alcuni realizzati appositamente per gli spazi di Villa Reale, altri dati in prestito temporaneo fino al 2026, data di conclusione del magnifico progetto. Una vera e propria carrellata di oggetti d’arte pittorica, scultorea, di moda e di design del Novecento italiano costituita da 100 opere immerse nell’atmosfera sospesa nel tempo, tra neoclassicismo floreale sabaudo e gusto neoclassico asburgico, per unire il passato e il presente mostrando l’eccellenza italiana: da Enrico Castellani a Giorgio Armani, da Maria Lai a Emilio Vedova, da Grazia Varisco a Emilio Isgrò, da Pietro Consagra a Gio Ponti, solo per citare alcuni nomi.

Fino al 27 luglio sarà inoltre possibile visitare nel Belvedere della villa la mostra sul fotografo Saul Leiter, da cui ci si aspetta una grande affluenza di pubblico, considerato che la stessa ad Amsterdam ha fatto segnare ben 57.000 visitatori. Intenso è anche il programma estivo organizzato nei giardini della reggia dove sono in programma eventi di carattere musicale, concerti notturni e performance artistiche, per far vivere alla gente i luoghi la cui identità era andata nel tempo perduta. A breve verrà inoltre inaugurato il teatrino della villa, chiuso da ormai molti anni, che, accanto all’Orangerie o Serrone, è un altro piccolo gioiello che arricchisce la reggia, rendendola un ambiente unico e irripetibile.

( 9 giugno 2025 )

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E' tornata a rivivere, aprendo al pubblico alcune delle sue 740 stanze, immerse nel verde dei suoi giardini, estesi per ben 35 ettari di terreno

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