Con il voto di fiducia alla Camera, il decreto Pnrr-scuola diventa legge. Il decreto contiene diverse misure per attuare il piano nazionale di ripresa e resilienza ma riguarda anche l'avvio dell'anno scolastico 2025/2026. Su questo fronte sono il testo stanzia risorse per la ricerca, per il sostegno agli studenti fuori-sede e prevede norme contro i “diplomifici”, per i nuovi Istituti tecnici e per il reclutamento dei docenti. Per quanto riguarda la scuola, il decreto, come detto, vara un’ulteriore stretta contro i cosiddetti diplomifici: si vieta di sostenere due esami diversi nello stesso anno scolastico, anche in istituti differenti. Inoltre, tutte le scuole, statali e paritarie, dovranno adottare pagella elettronica, registro online e protocollo informatico. Sul fronte del reclutamento, il dl amplia le graduatorie, introduce elenchi regionali, accelera le nomine in ruolo e include categorie finora escluse, come gli idonei del concorso “Straordinario 2020” e quelli di Educazione motoria. Ci sono, poi, risorse in più per la mobilità e i dirigenti scolastici: 12 milioni in due anni. Inoltre, per il 2025/2026 è prevista una mobilità straordinaria per coprire fino al 100% dei posti disponibili a livello regionale.
In ambito di ricerca, il decreto introduce incentivi per l’assunzione stabile di ricercatori e dottori di ricerca attraverso un credito d’imposta maggiorato di 10.000 euro esteso a tutte le imprese e senza limiti numerici di assunzione per azienda. Il bonus sostituisce, a parità di risorse già stanziate, l'esonero contributivo e potrà essere usufruito sotto forma di credito di imposta, tra il primo luglio 2025 e il 31 dicembre 2026.
Il Dl interviene anche sull'attuazione della riforma delle guide turistiche, autorizzando una spesa di 1,4 milioni per il 2025, di oltre 860mila euro per il 2026 e di circa un milione per il 2027, per far fronte alle spese relative all'esame di abilitazione.
Le opposizioni, oltre a votare no alla fiducia posta dal Governo sul decreto, lanciano dure critiche su vari fronti. In particolare, Avs, M5s e Pd si scagliano contro l’emendamento, approvato “con un blitz notturno”, che trasferisce nel decreto Pnrr misure importanti della riforma della ricerca attualmente impantanata in Parlamento. L’emendamento reintroduce due tipologie di contratto per i ricercatori che, secondo i partito di opposizione, “riportano indietro le lancette dell'orologio e consentono di nuovo di assumere ricercatori per periodi molto brevi e senza pagare contributi, malattia e maternità”. “Una norma scandalosa - denunciano i tre partiti in una nota congiunta - che favorirà la fuga dei cervelli all'estero in un momento in cui per giunta il Governo ha operato pesanti tagli ai bilanci degli atenei che hanno di fatto bloccato il reclutamento di ricercatori e docenti”.
Si tratta, si legge ancora, di “un danno al futuro del Paese e un'umiliazione delle migliori intelligenze italiane che le opposizioni hanno contrastato presentando numerosi emendamenti unitari che sono stati bocciati senza dibattito in commissione e la cui presentazione è stata impedita in aula con l'ennesima fiducia”.
Ilaria Storti