Lunedì 20 ottobre 2025, ore 8:22

Lavoro 

Mattarella: salari, inversione di marcia ma forti squilibri 

La questione salariale ”non può essere elusa”, perché ”tante famiglie rischiano di essere sospinte e talvolta sono effettivamente sospinte sotto la soglia di povertà nonostante il lavoro di almeno uno dei componenti”, mentre ”troppi giovani sono spinti all'emigrazione, sovente a causa del basso livello retributivo di primo ingresso nel mondo del lavoro”. Il presidente della Repubblica torna a sottolineare gli ”aspetti di preoccupazione” a proposito dei "livelli salariali di cui aveva parlato in occasione della Festa del Lavoro del 1 maggio scorso, quando aveva anche evidenziato che ”salari inadeguati sono un grande problema, una grande questione per l'Italia”. L'occasione per tornare sull'argomento e per segnalare gli effetti negativi che possono determinarsi sulla "serenità della vita sociale", è data dalla cerimonia al Quirinale per la consegna delle Stelle al merito del lavoro. "Il lavoro - è la premessa del Capo dello Stato - sta cambiando. Occorre inserirsi nei cambiamenti. Per governarli e orientarli in direzione della giustizia e del rispetto di ogni persona”. La bussola naturalmente è rappresentata dalla Costituzione, che all'articolo 36 prescrive per il lavoratore ”una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”. Ben sapendo come ”i salari siano stati lo strumento principe nel nostro Paese per ridurre le disuguaglianze, per un equo godimento dei frutti offerti dall'innovazione, dal progresso”. La dinamica salariale negativa dell'ultimo decennio, osserva Mattarella, ”vede ora segnali di inversione di marcia”. Tuttavia permangono ”squilibri nelle retribuzioni”, con ”tante famiglie che rischiano di essere sospinte e talvolta sono effettivamente sospinte sotto la soglia di povertà nonostante il lavoro di almeno uno dei componenti, mentre invece super manager godono di remunerazioni centinaia, o persino migliaia di volte superiori a quelle di dipendenti delle imprese”. Inoltre ”troppi giovani sono spinti all'emigrazione. Questa strada, spesso sofferta, viene prescelta, talvolta, per la difficoltà di trovare lavoro e, sovente, a causa del basso livello retributivo di primo ingresso nel mondo del lavoro”. Il Capo dello Stato invita così a riflettere su ”una struttura di categorie salariali che vede, nei cosiddetti piani alti dell'occupazione, lavoro prestigioso, appagante, ben remunerato e, nei cosiddetti piani bassi, forme di precarietà non desiderate, subite, talvolta oltre il limite dello sfruttamento”. Mattarella in proposito cita i risultati di una recente indagine di Confcommercio che ”ha posto in luce il preoccupante fenomeno della crescita dei cosiddetti contratti pirata. Oltre mille i contratti collettivi nazionali di lavoro depositati al Cnel: duecentocinquanta nei soli settori del turismo e del terziario. Tra questi, vi sono contratti firmati da rappresentanze sindacali e datoriali scarsamente rappresentative, con vere e proprie forme di dumping contrattuale che hanno l'effetto di ridurre i diritti e le tutele dei lavoratori, di abbassare i livelli salariali, di provocare concorrenza sleale fra imprese”. Inoltre ”l’Organizzazione internazionale del lavoro certifica che la quota di reddito da lavoro — la quota del Pil dedicata ai lavoratori, destinata alle loro retribuzioni — è scesa a livello mondiale in misura significativa dal 2014 al 2024. È un tema che la Banca centrale europea segnala anche per l'Italia: alla robusta crescita dell'economia che ha fatto seguito al Covid, non è corrisposta la difesa e l'incremento dei salari reali, mentre risultati positivi sono stati conseguiti dagli azionisti e robusti premi hanno riguardato taluni fra i dirigenti”. E questo quando ”sono le entrate fiscali dei dipendenti pubblici e privati, dei pensionati, a fornire allo Stato, attraverso le imposte, il maggior volume di risorse”. Dati che devono far riflettere parti sociali e istituzioni ”non per inseguire politiche assistenziali”, ma per compiere ”scelte di sviluppo e, quindi, di lungimirante coesione sociale”. La ricomposizione del lavoro, esorta Mattarella, ”è dunque parte di un processo di equità, che richiede una crescita di consapevolezza, e anche un'opera paziente di carattere culturale”. Altrimenti si rischiano ”effetti negativi nel tempo sulla serenità della vita sociale, di cui sembra, talvolta, non ci si renda appieno conto”.
Mattarella ha consegnato Stelle alla memoria ai familiari di Angelo Catania, Maurizio Curti, Loris Nadali, caduti sul lavoro. Il Capo dello Stato ha sottolineato quanto sia ”preziosa l'opera svolta in materia di sicurezza dai Maestri del lavoro. Non ci stancheremo di ripeterlo: lavoro non può significare rischio di vita”.
Intanto l'Istat fa sapere: nel 2023 il valore dell'economia non osservata cresce di 15,1 miliardi, segnando un aumento del 7,5% rispetto al 2022, a quota 217,5 miliardi di euro. L'incidenza dell'economia non osservata sul Pil, cresciuto a prezzi correnti del 7,2%, è lievemente aumentata al 10,2%, dal 10,1% del 2022. L'economia sommersa, ovvero al netto delle attività illegali, si attesta a poco meno di 198 miliardi di euro, in crescita di 14,9 miliardi rispetto all'anno precedente, mentre le attività illegali sfiorano i 20 miliardi. Le unità di lavoro irregolari sono 3 milioni 132mila, in crescita di oltre 145 mila unità rispetto al 2022.
La componente legata alla sotto-dichiarazione si attesta a 108,2 miliardi di euro mentre quella connessa all'impiego di lavoro irregolare è pari a 77,2 miliardi (erano, rispettivamente, 101,5 e 69,4 miliardi nel 2022). Le componenti residuali valgono 12,2 miliardi di euro (11,8 miliardi nel 2022).
Cresce anche il lavoro irregolare Nel 2023 sono 3 milioni e 132mila le unità di lavoro a tempo pieno (Ula) in condizione di non regolarità, occupate in prevalenza come dipendenti (circa 2 milioni e 274mila unità). Rispetto al 2022, il lavoro irregolare è aumentato del 4,9% (poco più di 145mila Ula). Entrambe le componenti dipendenti e indipendenti hanno registrato una dinamica simile con un aumento, rispettivamente, del 4,9% e del 4,8%, pari a +105,8mila Ula dipendenti e +39,5mila Ula indipendenti. Il tasso di irregolarità, calcolato come incidenza percentuale delle Ula non regolari sul totale, è risultato lievemente in aumento nell'ultimo anno, dopo 5 anni di calo consecutivo, attestandosi al 12,7% (era 12,5% nel 2022). L'aumento del tasso di irregolarità è dovuto alla forte crescita del lavoro non regolare, la cui dinamica (+4,9%) è stata circa il doppio rispetto a quella dell'input di lavoro regolare. Quest'ultimo ha registrato nel 2023 un aumento del 2,4% (circa +503,5mila Ula), determinato prevalentemente dalla componente dei dipendenti (+3,1% Ula regolari pari a +464mila Ula). Il tasso di irregolarità si è confermato più elevato tra i dipendenti in confronto agli indipendenti (pari, rispettivamente, al 12,9% e al 12,2%); è proseguita, tuttavia, la tendenza all'attenuazione della differente incidenza del lavoro irregolare tra le due componenti, in atto dal 2018. Nell'ultimo anno si è riscontrato un aumento di 0,2 punti percentuali del tasso di irregolarità per le unità di lavoro dipendenti e di 0,4 punti percentuali per quelle indipendenti.
In generale, l'incidenza del lavoro irregolare è stata più rilevante nel terziario (13,9%) e ha raggiunto livelli particolarmente elevati nel comparto degli Altri servizi alle persone (40,5%), dove si è concentrata la domanda di prestazioni lavorative non regolari da parte delle famiglie. Molto significativa è risultata la presenza di lavoratori irregolari in Agricoltura (17,6%), nel Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (15,0%) e nelle Costruzioni (12,8%). Nel complesso, il settore degli Altri servizi alle persone e del Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione hanno impiegato circa il 62% del totale delle Ula non regolari (il 65,5% delle Ula dipendenti e il 52,2% delle Ula indipendenti). Nell'Industria in senso stretto, dove la diffusione del lavoro irregolare è contenuta (5,7%), il comparto della Produzione di beni alimentari e di consumo ha avuto il tasso di irregolarità più elevato (7,7%).
Giampiero Guadagni

( 17 ottobre 2025 )

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