Sottolinea il segretario confederale Pirulli: ”La Cisl chiede interventi nella prossima legge di bilancio su formazione, apprendistato, incentivi mirati, centri per l'impiego, attrattività dei lavori stagionali e disagiati, sostegno alla contrattazione, servizi di conciliazione vita-lavoro, incentivi alle madri lavoratrici, proroga della Zes unica e della decontribuzione Sud”. Accanto alle misure per l'occupazione ”va affrontato il rischio di rallentamento produttivo legato ai dazi Usa, alle transizioni e alla congiuntura, puntando su investimenti, innovazione e produttività. Per la Cisl tutto ciò deve rientrare in un intervento strutturato e condiviso, così come indicato con la proposta di un grande patto sul lavoro che coinvolga istituzioni, imprese e parti sociali”. Quanto al report, ”si registra una crescita di oltre 1,3 milioni di occupati dal 2021, trainata soprattutto dai contratti a tempo indeterminato e con un calo della disoccupazione e dell'inattività. Da alcuni trimestri l'aumento dell'occupazione è più marcato nel Mezzogiorno. Il dibattito resta polarizzato, ma i dati mostrano un quadro complesso: crescono soprattutto gli over 50 per effetto demografico e pensionistico, ma anche i giovani (+461mila occupati in 4 anni). Il lavoro a termine diminuisce, pur restando concentrato in settori e fasce deboli. I comparti trainanti sono labour intensive e a bassa produttività, con salari medi che non crescono quanto potrebbero, ma - rimarca Pirulli - non è vero che sia stato creato solo 'lavoro povero'. Restano gravi criticità: inattività femminile e giovanile, forte domanda inevasa di lavoro, fragilità di alcuni comparti”.
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Nel 2022 i Comuni hanno impegnato per i servizi sociali e socio-educativi 10,9 miliardi di euro, di cui 812 milioni rimborsati dalla contribuzione a carico degli utenti e 1,2 miliardi finanziati dal Servizio Sanitario Nazionale. La spesa, pari a 8,9 miliardi al netto delle suddette compartecipazioni, aumenta, a prezzi correnti, del 5,8% rispetto all'anno precedente. Qiuesta la fotografia scattata dall'Istat nel report ”La spesa dei comuni per i servizi sociali”.
In rapporto al Pil, la spesa dei Comuni per il welfare territoriale rappresenta lo 0,46%, quota stabile rispetto al 2021. La spesa media pro-capite, nel 2022, ammonta a 150 euro all'anno (127 euro se calcolata al netto dei servizi per la prima infanzia), con importanti e persistenti disuguaglianze territoriali, dovute principalmente alla carenza di servizi nelle regioni del Sud. La media varia, infatti, tra i 78 euro del Sud e i 207 euro del Nord-est, passando per i 165 euro del Centro, i 162 euro del Nord-ovest e i 144 euro delle Isole. A livello regionale le differenze sono ancora più marcate: il valore minimo è di 38 euro pro-capite della Calabria e quello massimo è di 607 euro pro-capite della Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen. Significativa l'eterogeneità dell'offerta anche rispetto alla dimensione demografica dei Comuni: la spesa media pro-capite è decisamente più alta nelle città con più di 50mila abitanti.
Il valore particolarmente elevato che caratterizza la spesa nei piccoli Comuni delle Isole (235 euro) è dovuto alla specificità della Sardegna, dove risulta alta la spesa per i servizi destinata ai disabili e agli anziani residenti nei piccoli centri.
Al netto della spesa per i servizi educativi per la prima infanzia (nido e altri servizi), che afferiscono all'ambito educativo, la spesa per i servizi sociali in senso stretto si attesta a 7,5 miliardi di euro.
Diminuisce la spesa per il contrasto alla povertà. Nel 2022 lquella gestita dai Comuni, singoli e associati, per il supporto alle persone in condizioni di povertà e disagio sociale è stata di 800 milioni di euro, 102 milioni in meno rispetto al 2021. La spesa in quest'area di utenza ha fatto registrare un debole aumento tra il 2012 e il 2019 (+3,1%) e un forte incremento nel 2020 (+72,9%), in seguito all'erogazione dei contributi e dei buoni pasto aggiuntivi per le persone in grave difficoltà economica, oggetto di specifici finanziamenti statali durante l'emergenza sanitaria. Nel 2021 e nel 2022 la spesa è diminuita del 5,9% e dell'11,3% rispettivamente, mentre sono aumentate le richieste assistenziali per problemi di povertà e disagio sociale.
Il calo della spesa ha riguardato quasi tutte le regioni geografiche (tranne Sardegna, Abruzzo, Molise, Liguria e Friuli-Venezia Giulia), così come l'aumento delle persone prese in carico, che da oltre 508mila nel 2020 hanno superato le 525mila nel 2021 e le 559mila nel 2022, per una spesa di quasi 115 milioni di euro
In aumento la spesa sociale per gli immigrati. La spesa dedicata al supporto e all'inclusione della popolazione immigrata, nel 2022, ammonta a 452 milioni di euro, il 5,1% della spesa complessiva per i servizi sociali dei Comuni. Rispetto al 2021, la spesa per quest'area di utenza è cresciuta di 102 milioni di euro, al terzo posto in valore assoluto dopo l'aumento di spesa per la disabilità e per i servizi rivolti alle famiglie e ai minori.
L'incremento percentuale di spesa è stato del 29,3%, più intenso nelle Isole (40,8%) e al Sud (34,6%), ma consistente anche nel Nord-est (27,8%), Nord-ovest (26,7%) e nel Centro (25,4%).
Giampiero Guadagni