Martedì 14 ottobre 2025, ore 19:19

Report Cisl 

Occupazione, dati ancora in crescita 

I dati Istat del secondo trimestre del 2025 confermano la dinamica positiva del mercato del lavoro, sebbene con un rallentamento. E' quanto evidenzia la Cisl nel suo Report Lavoro. Rispetto al trimestre immediatamente precedente, il numero di occupati, pari a 24.202.000 unità (24.169.000 nei dati destagionalizzati), è sostanzialmente invariato, come sintesi di una riduzione sia dei dipendenti a tempo indeterminato (-21mila, -0,1%) che di quelli a termine (-45mila, -1,7%) pressoché compensata dall'aumento degli indipendenti (+74mila, +1,4%). Nel confronto tendenziale anno su anno gli occupati sono cresciuti di 226 mila unità (+0,9%) rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente, portando il tasso di occupazione al 62,7% (+0,4% in più in un anno), sebbene si registri un rallentamento nel ritmo di crescita, infatti gli occupati erano cresciuti di 329mila unità nell'anno precedente, tra secondo trimestre 2023 e secondo trimestre 2024 (+1,4%). La crescita annuale riguarda i dipendenti a tempo indeterminato (+296mila, +1,9% in un anno), come accade da quasi tre anni, e gli indipendenti (+150mila, +3,0%), mentre prosegue, per l'undicesimo trimestre consecutivo, la riduzione dei dipendenti a termine (-221mila, -7,7%). L'ultimo dato mensile relativo a luglio, evidenzia inoltre la Cisl, conferma il trend, registrando una ulteriore crescita di 13mila occupati tra giugno e luglio.
Sottolinea il segretario confederale Pirulli: ”La Cisl chiede interventi nella prossima legge di bilancio su formazione, apprendistato, incentivi mirati, centri per l'impiego, attrattività dei lavori stagionali e disagiati, sostegno alla contrattazione, servizi di conciliazione vita-lavoro, incentivi alle madri lavoratrici, proroga della Zes unica e della decontribuzione Sud”. Accanto alle misure per l'occupazione ”va affrontato il rischio di rallentamento produttivo legato ai dazi Usa, alle transizioni e alla congiuntura, puntando su investimenti, innovazione e produttività. Per la Cisl tutto ciò deve rientrare in un intervento strutturato e condiviso, così come indicato con la proposta di un grande patto sul lavoro che coinvolga istituzioni, imprese e parti sociali”. Quanto al report, ”si registra una crescita di oltre 1,3 milioni di occupati dal 2021, trainata soprattutto dai contratti a tempo indeterminato e con un calo della disoccupazione e dell'inattività. Da alcuni trimestri l'aumento dell'occupazione è più marcato nel Mezzogiorno. Il dibattito resta polarizzato, ma i dati mostrano un quadro complesso: crescono soprattutto gli over 50 per effetto demografico e pensionistico, ma anche i giovani (+461mila occupati in 4 anni). Il lavoro a termine diminuisce, pur restando concentrato in settori e fasce deboli. I comparti trainanti sono labour intensive e a bassa produttività, con salari medi che non crescono quanto potrebbero, ma - rimarca Pirulli - non è vero che sia stato creato solo 'lavoro povero'. Restano gravi criticità: inattività femminile e giovanile, forte domanda inevasa di lavoro, fragilità di alcuni comparti”.
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Nel 2022 i Comuni hanno impegnato per i servizi sociali e socio-educativi 10,9 miliardi di euro, di cui 812 milioni rimborsati dalla contribuzione a carico degli utenti e 1,2 miliardi finanziati dal Servizio Sanitario Nazionale. La spesa, pari a 8,9 miliardi al netto delle suddette compartecipazioni, aumenta, a prezzi correnti, del 5,8% rispetto all'anno precedente. Qiuesta la fotografia scattata dall'Istat nel report ”La spesa dei comuni per i servizi sociali”.
In rapporto al Pil, la spesa dei Comuni per il welfare territoriale rappresenta lo 0,46%, quota stabile rispetto al 2021. La spesa media pro-capite, nel 2022, ammonta a 150 euro all'anno (127 euro se calcolata al netto dei servizi per la prima infanzia), con importanti e persistenti disuguaglianze territoriali, dovute principalmente alla carenza di servizi nelle regioni del Sud. La media varia, infatti, tra i 78 euro del Sud e i 207 euro del Nord-est, passando per i 165 euro del Centro, i 162 euro del Nord-ovest e i 144 euro delle Isole. A livello regionale le differenze sono ancora più marcate: il valore minimo è di 38 euro pro-capite della Calabria e quello massimo è di 607 euro pro-capite della Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen. Significativa l'eterogeneità dell'offerta anche rispetto alla dimensione demografica dei Comuni: la spesa media pro-capite è decisamente più alta nelle città con più di 50mila abitanti.
Il valore particolarmente elevato che caratterizza la spesa nei piccoli Comuni delle Isole (235 euro) è dovuto alla specificità della Sardegna, dove risulta alta la spesa per i servizi destinata ai disabili e agli anziani residenti nei piccoli centri.
Al netto della spesa per i servizi educativi per la prima infanzia (nido e altri servizi), che afferiscono all'ambito educativo, la spesa per i servizi sociali in senso stretto si attesta a 7,5 miliardi di euro.
Diminuisce la spesa per il contrasto alla povertà. Nel 2022 lquella gestita dai Comuni, singoli e associati, per il supporto alle persone in condizioni di povertà e disagio sociale è stata di 800 milioni di euro, 102 milioni in meno rispetto al 2021. La spesa in quest'area di utenza ha fatto registrare un debole aumento tra il 2012 e il 2019 (+3,1%) e un forte incremento nel 2020 (+72,9%), in seguito all'erogazione dei contributi e dei buoni pasto aggiuntivi per le persone in grave difficoltà economica, oggetto di specifici finanziamenti statali durante l'emergenza sanitaria. Nel 2021 e nel 2022 la spesa è diminuita del 5,9% e dell'11,3% rispettivamente, mentre sono aumentate le richieste assistenziali per problemi di povertà e disagio sociale.
Il calo della spesa ha riguardato quasi tutte le regioni geografiche (tranne Sardegna, Abruzzo, Molise, Liguria e Friuli-Venezia Giulia), così come l'aumento delle persone prese in carico, che da oltre 508mila nel 2020 hanno superato le 525mila nel 2021 e le 559mila nel 2022, per una spesa di quasi 115 milioni di euro
In aumento la spesa sociale per gli immigrati. La spesa dedicata al supporto e all'inclusione della popolazione immigrata, nel 2022, ammonta a 452 milioni di euro, il 5,1% della spesa complessiva per i servizi sociali dei Comuni. Rispetto al 2021, la spesa per quest'area di utenza è cresciuta di 102 milioni di euro, al terzo posto in valore assoluto dopo l'aumento di spesa per la disabilità e per i servizi rivolti alle famiglie e ai minori.
L'incremento percentuale di spesa è stato del 29,3%, più intenso nelle Isole (40,8%) e al Sud (34,6%), ma consistente anche nel Nord-est (27,8%), Nord-ovest (26,7%) e nel Centro (25,4%).
Giampiero Guadagni

( 24 settembre 2025 )

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