Su base annua, sempre nel primo trimestre, prosegue la crescita tendenziale del numero di occupati (+432 mila, +1,8% in un anno), la cui stima si attesta a 24 milioni 76 mila unità; il tasso di occupazione delle persone tra i 15 e i 64 anni raggiunge il 62,5% (+0,9 punti rispetto al primo trimestre 2024), con un aumento più accentuato tra i 50-64enni e nel Mezzogiorno.
La crescita dell`occupazione coinvolge i dipendenti a tempo indeterminato (+634 mila, +4,0% in un anno) mentre prosegue, per il decimo trimestre consecutivo, la riduzione dei dipendenti a termine (-182 mila, -6,7%) e, per il secondo consecutivo, quella degli indipendenti (-20 mila, -0,4%). L`aumento degli occupati a tempo pieno (+659 mila, +3,4%) più che compensa l`ulteriore calo di quelli a tempo parziale (-227 mila, -5,5%).
Nel primo trimestre il numero delle persone in cerca di occupazione scende a 1 milione 758 mila (-217 mila rispetto al primo trimestre 2024, -11%), a seguito della diminuzione sia dei disoccupati con precedenti esperienze di lavoro sia di quanti sono alla ricerca del primo lavoro; continua a ridursi la quota, sul totale dei disoccupati, di chi è alla ricerca di lavoro da almeno 12 mesi, che si attesta al 48,1% (-6,5 punti), per un totale di 845 mila persone. Il tasso di disoccupazione scende al 6,8% (-0,9 punti in un anno), in calo soprattutto tra le donne, nel Mezzogiorno, tra gli stranieri e tra i giovani di 15-24 anni.
Nella ricerca di lavoro continua a prevalere l`uso del canale informale: sebbene in diminuzione, la pratica di rivolgersi a parenti, amici e conoscenti rimane la più diffusa (lo fa il 73,6% dei disoccupati, -2,0 punti); seguono, in crescita, l`invio di domande e curricula (71,4%, +6,0 punti) e la consultazione di offerte di lavoro (56,3%, +7,1 punti).
In aumento anche la quota di chi si rivolge al Centro pubblico per l`impiego (34,6%, +7,4 punti) e di chi ha risposto o messo inserzioni (38,6%, +8%) o ha sostenuto colloqui o selezioni (31,9% +4,2 punti), mentre è in calo quella di chi contatta le agenzie private di intermediazione o somministrazione (17,7%, -2,3 punti).
I dati Istat confermano che il problema del mercato del lavoro non è la quantità ma la qualità dell’occupazione. Sottolinea la segretaria generale della Cisl Fumarola in una intervista a QN: ”Bisogna elevare il valore aggiunto espresso dall'occupazione, incrementare i salari redistribuendo la produttività. Servono più sicurezza, più formazione, nuove tutele universali, partecipazione. Per questo occorre un nuovo Statuto della Persona nel mercato del lavoro: un impianto moderno che accompagni le transizioni, tuteli i percorsi discontinui, colleghi reddito, apprendimento, orientamento garantendo ogni individuo a prescindere dal tipo e dalla natura del lavoro che svolge o che intende cercare”. Il mercato del lavoro ”non si governa guardando al passato, né polarizzando il clima sociale e politico. Riforme così complesse non si fanno per abrogazione. Dobbiamo costruire nuove tutele universali, e dobbiamo farlo insieme, unendo le competenze e le responsabilità, non facendo un ’all in’ politico contro questa o quella maggioranza. Il vero sconfitto di questa tornata referendaria è stato il merito, il bisogno reale e profondo di leggere il presente, di abbandonare i feticci ideologici, di dare unità su risposte adeguate di protezione e promozione della persona che lavora o cerca lavoro”. Per la numero uno del sindacato di Via Po ”il rammarico più grosso è aver utilizzato il referendum sulla cittadinanza. Un boomerang micidiale e preannunciato che rischia di cristallizzare, così com'è, una legge sbagliata. Continueremo a lavorare per una riforma vera, organica, che unisca inclusione a integrazione accelerando i percorsi e introducendo forme di ius scholae per le seconde generazioni. Ci sono 800 mila ragazzi che sono già italiani in tutto e per tutto e che aspettano solo un riconoscimento formale. Dobbiamo fare questo passo, che non è né di destra né di sinistra: è giusto, e va compiuto con l'apporto di tutti e coinvolgendo le parti sociali”.
E sul rapporto dell'Ufficio parlamentare di bilancio che ha svelato l'effetto perverso del fiscal drag: operai e impiegati finiscono per pagare 370 milioni in più del previsto, Fumarola commenta: ”Un richiamo che va ascoltato. Bisogna ripristinare un meccanismo automatico di restituzione delle risorse drenate. La redistribuzione fiscale è essenziale in particolare per rilanciare le condizioni di un ceto medio che ha subito colpi durissimi in questi anni di alta inflazione. Bisogna alleggerire il peso del secondo scaglione Irpef, portandolo dal 35 al 32%, estendendone l'applicazione fino a redditi da 60mila euro l'anno. Allo stesso modo va resa più accessibile la defiscalizzazione al 5% per i premi di produttività, superando i vincoli incrementali”.
Giampiero Guadagni