Giovedì 1 maggio 2025, ore 4:05

Economia

Panetta: il rating può migliorare ancora

L'ultima volta che l'Italia si era vista migliorare il proprio rating sovrano da parte di una delle agenzie principali era il 2021, sotto il governo Draghi. Dagli anni ’80, quando l'Italia era quasi in cima alla classifica con una doppia A, la storia del merito di credito del Paese è una sequenza quasi ininterrotta di peggioramenti. Culminata negli anni fra la grande crisi finanziaria e la pandemia, quando l'Italia si è ritrovata con un giudizio delle principali agenzie a ”BBB-”, appena sopra il livello speculativo. Ecco perché il rialzo del rating dell'Italia deciso da S&P a ”BBB+”, che allontana ulteriormente il nostro Paese dalla soglia speculativa, è un passaggio di rilievo. Attesta una prudenza di bilancio dettata più dai mercati finanziari che dalle regole europee. Riconosce gli sforzi delle parti sociali. E riconosce anche un successo nella convergenza economica ad opera dell'Europa: non c'è agenzia di rating che non sottolinei il ruolo cruciale per l'Italia degli aiuti del Pnrr e delle misure di salvaguardia della Bce, a partire dalla grande crisi finanziaria, passando per la pandemia, fino all'invasione dell'Ucraina. 
Commenta il Governatore di Bankitalia Panetta: ”Il rating migliorato da S&P non è una sorpresa: anzi può migliorare ulteriormente. E se per l'Italia che esporta i dazi sono una sfida, al centro delle istituzioni monetarie internazionali in questo momento c'è il ruolo internazionale del dollaro. Un motivo in più per accelerare sull'euro digitale”. Secondo Panetta ”i conti pubblici sono stati gestiti con ragionevolezza e non sono stati trattati come una variabile indipendente”. Inoltre ”sono migliorate le condizioni del sistema bancario”. Soprattutto ”oggi siamo un creditore nei confronti del Paesi esteri”.
Le prospettive di crescita, lo spread e le valutazioni delle agenzie dipenderà dal caos globale scatenato dai dazi di Trump. I mercati europei per ora stanno reggendo, ma saranno decisivi i negoziati della Ue con Washington. 
Il clima è dunque complessivamente meno arroventato di qualche giorno fa. La premier Meloni giovedì si recherà alla Casa Bianca per incontrare Trump. Il giorno successivo, di ritorno in Italia, riceverà a Palazzo Chigi il vicepresidente Vance. Obiettivo: portare a casa un risultato sui dazi utile a Roma come a Bruxelles, difendendo l'interesse nazionale all'interno della cornice europea. Meloni vuole provare a convincere Trump della bontà del progetto di una grande area di libero scambio tra le due sponde dell'Atlantico, con la formula ”zero per zero” dazi. Ribadisce il ministro degli Esteri e viceepremier Tajani da Osaka: ”Il viaggio della Meloni non è per giocare una partita italiana, né per far venir meno l'unità europea. L'Ue anzi conta anche sul suo sostegno per "spingere nella direzione di una trattativa e non di una guerra commerciale”. 
Spiega il ministro dell’Economia Giorgetti: ”Il negoziato con gli Usa non è semplice. Dobbiamo trovare una sintesi, un compromesso corretto per trovare elementi di forza nell'ambito dei Paesi del G7 che condividono principi di libertà e democrazia”. Nel negoziato con gli Usa ”il punto di partenza è sicuramente quello sui dazi. Poi abbiamo una questione aperta sulla tassazione internazionale. C'è l'ambizione di creare la Global minimun tax, che l'amministrazione Trump ha messo nel cassetto, e di gestire e decidere sulla Web tax che in Italia è già partita”. Il titolare del Mef pone l'accento su un tema ”di cui non parla nessuno”, ma che secondo Giorghetti assumerà grande importanza: quello del ”valore delle monete, un dazio implicito. "La correlazione rispetto alla competitività tra il sistema italiano ed europeo e quello Usa dipende anche da questo fattore”.
Dal fronte delle opposizioni, dure critiche all’azione del Governo dal Movimento 5 Stelle. La segretaria del Pd Schlein ha incontrato in mopmenti diversi le parti sociali e annuncia una proposta ”da subito efficace” per affrontare l’emergenza dazi. I dem, ricordando l'immediatezza della risposta della Spagna di Sanchez che ha messo in campo 14 miliardi (oltre la metà di risorse fresche), sottolineano come la loro iniziativa intenda supplire a ciò che il governo non ha fatto. Il Pd indivua alcuni campi su cui concentrare l’attenzione: lo stop alle delocalizzazioni, l'adeguamento dei salari (e specificatamente il salario minimo), i rinnovi contrattuali e la sterilizzazione del caro bollette. Una piattaforma di proposte che passa anche da ”un piano di investimenti comuni europei e un grande piano industriale”.
Giampiero Guadagni

( 14 aprile 2025 )

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