Giovedì 13 novembre 2025, ore 5:54

Focus Assolombarda 

Produttività-flessibilità, il difficile equilibrio 

Il futuro del lavoro in Italia si gioca sull'equilibrio tra produttività, salari e flessibilità. È il tema al centro della seconda edizione di ”Relind”, il Forum delle relazioni industriali ospitato da Assolombarda, dove imprese e sindacati si sono confrontati per capire come rilanciare crescita e qualità occupazionale. ”Negli ultimi dieci anni la produttività in Italia è rimasta ferma, mentre in Europa è aumentata dello 0,7% e negli Stati Uniti dell'1,3%”, ha affermato il presidente di Assolombarda Alvise Biffi per il quale ”non dobbiamo lavorare di più, ma lavorare meglio. La produttività nasce dalla fiducia, dall'organizzazione e dalle persone, non da un decreto”. Nel corso dell'incontro è stata presentata la ricerca ”Dal tempo al valore' della Fondazione Adapt”, illustrata dal presidente Francesco Seghezzi. Lo studio ha analizzato i contratti collettivi stipulati tra il 2022 e il 2024 e tre gruppi di lavoro con oltre 50 rappresentanti di imprese e organizzazioni sindacali. ”Le aziende stanno sperimentando forme di flessibilità personalizzate come ingressi e uscite differenziate, pause su misura, obiettivi al posto del conteggio delle ore, ma servono regole chiare sul lavoro a distanza”, ha spiegato Seghezzi. Solo il 26% delle imprese applica oggi la contrattazione di secondo livello. Il rischio ”è che la flessibilità non regolata aumenti le disuguaglianze tra chi può usufruirne e chi no”. Il vicepresidente di Confindustria Maurizio Marchesini ha richiamato al realismo nel dibattito sulla settimana corta: ”La vera sfida è generare nuova ricchezza, non redistribuire stagnazione”. Marchesini ha chiesto ”una politica industriale stabile almeno su un orizzonte triennale, perché le imprese non possono vivere di decisioni a breve termine”.
La segretaria generale della Cisl Fumarola ha proposto un esperimento: ”Si prendano cento imprese e si provi a ridurre l'orario di lavoro a parità di salario, sostenendo la sperimentazione con incentivi fiscali”. Secondo Fumarola ”più produttività deve significare meno ore e più benessere”, ma anche maggiore partecipazione. ”Serve un'alleanza tra sindacati, imprese e Governo per dare al Paese una prospettiva dopo il 2026, quando finiranno gli effetti del Pnrr". La Cisl conferma il suo no a una legge sul salario minimo legale. ”Nel nostro Paese la contrattazione funziona, c'è una copertura che supera il 95%. Pensiamo che debba essere lasciata alle relazioni industriali e, quindi, alla contrattazione perché è lì che si riescono a trovare le migliori soluzioni. Rifuggiamo da ogni intervento legislativo sulle materie del lavoro”.
Il leader Uil Bombardieri ha invitato ad ampliare lo sguardo oltre la mera produttività oraria: ”La vera sfida è investire in innovazione, infrastrutture e qualità dei territori”. Bombardieri ha denunciato la frammentazione contrattuale che penalizza imprese e lavoratori: ”Nel settore dei servizi ci sono 29 contratti diversi, con differenze fino a 7.000 euro l'anno. Serve una legge sulla rappresentanza che riconosca solo gli accordi sottoscritti da chi rappresenta davvero i lavoratori e le imprese”. Il segretario generale della Cgil Landini ha contestato la tesi della produttività ferma: ”Secondo Mediobanca, tra il 2015 e il 2024 la produttività delle grandi imprese è aumentata più del costo del lavoro, ma il 79% dei profitti è stato distribuito agli azionisti anziché reinvestito”. Landini ha sottolineato che ”la paga oraria in Italia è inferiore alla media europea” e ha proposto di inserire il diritto alla formazione permanente retribuita nei contratti nazionali.
Anche per la ministra del Lavoro Calderone ”la chiave fondamentale per affrontare le riorganizzazioni e le riconversioni nei settori industriali strategici sono la formazione e la riqualificazione”. Calderone ha parlato della creazione di un fascicolo sociale e lavorativo che consentirà di registrare e aggiornare le competenze dei lavoratori.
Giampiero Guadagni

( 11 novembre 2025 )

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