Leggendo il testo dello scrittore Cesare Alemanni si arriva a una conclusione: si tratta di un saggio sulla storia dell’automobile che dimostra come l’automobile abbia fatto la storia. Che in più epoche diverse tra crescite, crisi e recessioni ha avuto sempre, e probabilmente avrà, un peso rilevante. Immergersi tra le pagine di questo libro, scritto con entusiasmo, con dovizia di particolari e con un linguaggio semplice e accattivante, significa compiere un viaggio a trecento all’ora nel cuore pulsante dell’economia mondiale. Comprenderne le trasformazioni anzitutto perché, come sottolinea l’autore riassumendo anche i contenuti del volume, “dai primi motori a combustione interna di fine Ottocento alle catene di montaggio d’inizio Novecento, dalla globalizzazione alla transizione energetica, è innegabile che la storia della produzione di auto coincida in gran parte con quella del capitalismo contemporaneo. L’automotive è stata, ed è, laboratorio di innovazioni produttive, organizzative e finanziarie con enormi ricadute su innumerevoli settori, inclusi svariati con cui essa nemmeno interagisce direttamente”. Insomma, sottolinea Alemanni, “in poco più di un secolo l’industria dell’auto ha modellato il lavoro e le città, le politiche economiche e le relazioni industriali”. Ciò considerando che l’industria automobilistica sta vivendo un periodo di trasformazione profonda, che richiede un ripensamento radicale dei modelli di business, delle competenze e delle alleanze. In un mondo che, tra capitalismo sfrenato, nuove scoperte, guerre e dazi voluti da Trump, cambia sempre più velocemente