Sabaudia: la spiaggia prediletta di Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini. Moravia fece costruire una villa spartana, dalle stanze lineari e con pochi ornamenti perché colpito dalle dune di sabbia, da un paesaggio selvaggio che assomigliava ai tropici e dove, poco distante, direttamente dalla mitologia greca, Ulisse incontrò la bella e terribile maga. A Sabaudia, costruita durante il fascismo come parte della bonifica delle Paludi Pontine e inaugurata nell’aprile del 1934, tra gli anni sessanta e settanta si incontravano anche Bernardo Bertolucci, Jean Genet, Ian McEwan, Raffaele La Capria, Enzo Siciliano, Laura Betti, Dario Bellezza, Renzo Paris, Mario Schifano, Emilio Greco.
Sembra che lo spettro di Mussolini aleggi anche oggi, come quando arrivò da Torre Paola per porre la prima pietra circondato dai cineoperatori dell’Istituto Luce e dalla folla di giornalisti e curiosi. In un libro ibrido tra racconto e saggio, reportage e memoir, Stefano Massari racconta le lunghe estati del circolo di Sabaudia: La vacanza degli intellettuali (Utet, 2025). Vacanze di lavoro dove durante le cene si discuteva e ci si confrontava curiosamente, si rideva e si litigava. Riporta Dacia Maraini: “Di mattina scrivevamo, si sentiva il ticchettio delle macchine da scrivere, quasi un concertino ben ritmato. Nel pomeriggio facevamo il bagno in mare e la sera cucinavamo il pesce fresco in compagnia dei molti amici che ci venivano a trovare: Ninetto Davoli, i fratelli Citti, Piera degli Esposti e tanti altri”.
Sabaudia, la città razionalista dove la montagna del Circeo sprofonda dall’alto, non può che ricordare l’orrido teatro del delitto del 1975, inquadrato come un omicidio di stampo fascista, ma non per Pasolini, che sosteneva l’omologazione tra fascisti e antifascisti. Le vittime furono Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, attirate con l’inganno da Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira in una villa.
Poco più di un mese dopo, all’Idroscalo di Ostia, trovò la morte proprio Pasolini, ma la dinamica dell’assassinio rimane ancora incerta. A Sabaudia Moravia andava al mercato e sceglieva accuratamente il pesce. Il suo amico rincasava a notte fonda dalle scorribande amorose. Schifano portava con sé le tele bianche e Greco non usciva mai di casa.
Sabaudia è stata anche la città del poeta Mario Luzi, “con la fronte alta e i capelli bianchi ribelli”, che ha diretto il Premio Circe Poesia: “Chiara / di luce azzurra / circea / quella ultima vacanza. / Si ara, si pettina, / si struscia / contro sé stessa / il mare / pizzicato nell’aria, / mordicchiato dal vento / nelle verde-azzurra pelle”.
Chiara è un nome proprio, circea diventa addirittura un aggettivo. Massari parla di un posto ventoso, pieno di zanzare, che rifugge dalle definizioni semplici, in cui le ex poste, esempio di architettura moderna, sono state trasformate nella biblioteca comunale. Carmen Llera, l’ultima moglie di Moravia, ha donato il fondo che raccoglie tutti i libri con dedica che erano conservati nella casa di Sabaudia. Tra questi i racconti di Calvino, le memorie di Panagulis, i romanzi di Cassola. E’ a Moravia che si torna, alle sue cravatte sgargianti, alla bussola del viaggio intellettuale in cui Alain Elkann vede nel Circeo il profilo dello scrittore. Elkann e una fatica non da poco, con oltre 1500 pagine di registrazioni preparatorie alla biografia su Moravia.
Un’idea della società e del mondo, con pagine di storia, politica, resoconti esistenziali. Massari si sofferma sula reazione di Moravia alla morte di Pasolini. “Era il mio migliore amico, puoi immaginare il dolore e la costernazione che ho provato. Per essere amico di qualcuno ho bisogno di due requisiti: la stima culturale e il fascino personale”. E ancora Edoardo Albinati, che nel suo La scuola cattolica (2006) riflette sull’Istituto San Leone Magno nel quartiere Trieste di Roma, dove ha studiato come i responsabili del massacro del Circeo. Un imponente volume sull’ambiente maschile della scuola e sull’ideologia neofascista. “Per me il Circeo sta a Sabaudia come il nucleo radioattivo a una centrale nucleare. E’ il Circeo, appunto, il luogo del delitto, non Sabaudia, né San Felice dall’altra parte del mondo”. Albinati ha l’impressione che quella montagna non sia mai raggiungibile, seppure magnetica. Una montagna che ha qualcosa di perverso.
Non a caso i marinai di Ulisse vennero trasformati in maiali dalla maga che faceva incantesimi.