Sabato 28 giugno 2025, ore 14:58

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Attacchi Usa spingono petrolio e gas, tensione nello Stretto di Hormuz 

L’attacco degli Stati Uniti all'Iran spinge il prezzo del petrolio e del gas. A creare maggiore preoccupazione sono le minacce di chiudere lo Stretto di Hormuz, da cui ogni giorno transitano volumi di greggio pari a circa il 25% della domanda globale e volumi di Gnl pari a circa il 20% dei consumi mondiali. Attraverso Hormuz, in particolare, transitano circa 2 milioni di barili al giorno di petrolio proveniente dall'Iran. Con lo scenario di guerra, il vero protagonista resta il greggio. Da inizio mese il Wti ha guadagnato oltre il 23%, segnando il miglior rialzo mensile dal novembre 2020. Sul fronte del petrolio, dopo il balzo registrato nelle scorse ore, attualmente il Wti sale dello 0,4% a 74,10 dollari al barile e il Brent guadagna lo 0,3% a 77,34 dollari. In aumento anche il prezzo del gas. Ad Amsterdam le quotazioni registrano un rialzo del 2% a 41,80 euro al megawattora.l futuro dei mercati dipenderà anche dalla reazione dell’Iran agli attacchi subiti. Teheran potrebbe tentare di chiudere lo Stretto posizionando mine o sequestrando navi, provocando una probabile risposta energica della marina statunitense.

In tal caso, l’aumento dei prezzi del petrolio potrebbe essere repentino ma non duraturo. Tuttavia, molti analisti ritengono improbabile una chiusura dello Stretto: anche l’Iran lo utilizza per esportare il proprio greggio, in particolare verso la Cina. Il petrolio rappresenta una delle principali fonti di reddito per il regime. Una chiusura dello Stretto avrebbe conseguenze globali: aumenterebbero i costi delle merci trasportate via mare e si complicherebbe il processo di disinflazione negli Stati Uniti, con il rischio di mantenere i tassi d’interesse elevati più a lungo. Intanto, il presidente Usa Donald Trump ha evocato la possibilità di un cambio di regime in Iran.

"Se l’attuale regime iraniano non è in grado di rendere l’Iran di nuovo grande, perché non dovrebbe esserci un cambio di regime?", ha scritto sul suo social Truth. Una posizione che contrasta con quella del vicepresidente J.D. Vance, che aveva dichiarato in precedenza che l’amministrazione non punta a un cambio di leadership a Teheran. La guerra scoppiata in Iran, come a suo tempo il conflitto ucraino, viene utilizzata come pretesto (in assenza di impedimenti reali quali il blocco della produzione o la chiusura dello stretto di Hormuz) per fenomeni speculativi sulle quotazioni dei prodotti energetici, ma il peggio deve ancora venire, e il conflitto in atto rischia di avere ripercussioni dirette per le tasche dei cittadini italiani e delle imprese.

Lo afferma uno studio congiunto realizzato da Centro di formazione e ricerca sui consumi (C.r.c.) e Assoutenti, che hanno provato ad analizzare gli effetti economici delle tensioni in atto sui portafogli degli italiani. Secondo gli analisti una eventuale chiusura dello stretto di Hormuz porterebbe il petrolio a schizzare ai 100 dollari al barile, una ipotesi che avrebbe effetti devastanti sui listini dei carburanti: a tali livelli la benzina arriverebbe a costare in media 2,024 euro al litro in Italia, con un aggravio pari a +16,7 euro a pieno rispetto ai listini di inizio giugno, +402 euro su base annua ipotizzando due pieni al mese. Il gasolio salirebbe invece a 1,953 euro al litro, con un aggravio di spesa da +18,4 euro a pieno rispetto ai valori pre-conflitto, +442 euro all'anno ad automobilista - calcola il C.r.c. "Monitoriamo sempre molto attentamente l'evoluzione dei prezzi delle fonti energetiche.

Ovviamente su questo tema al momento c'è una specifica attenzione, i prezzi sono stati molto volatili negli ultimi due giorni e continuiamo a seguirli molto attentamente", ha fatto sapere la portavoce della Commissione europea Paula Pinho nel corso dell'incontro quotidiano con la stampa. Pinho non ha però dato altre reazioni sulle evoluzioni geopolitiche del fine settimana o possibili azioni rispetto all'eventuale chiusura dello stretto di Hormuz e gli effetti che avrebbe sulle quotazioni del petrolio. Si riaffaccia forse l’incubo del caro-bollette vissuto sulla scia del conflitto tra Russia e Ucraina, e il commissario per l’Economia, Valdis Dombrovskis, non ne fa mistero. "Il recente aumento delle tensioni tra Israele e Iran ha già prodotto un aumento dei prezzi del petrolio e un aumento dei prezzi dell’energia, e se questo dovesse continuare potrebbe influenzare i costi di produzione e le bollette nell’Ue".

Rodolfo Ricci
 

( 23 giugno 2025 )

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