Èimpossibile allungare la scadenza del Pnrr". Ieri da Bruxelles Raffaele Fitto ha gelato anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e costringe il Governo a cambiare strategia per non perdere i milioni di euro che non saranno utilizzati entro la scadenza del prossimo anno. Intanto, il Pnrr si conferma un treno che viaggia in due direzioni opposte. Infatti, la relazione semestrale della Corte dei Conti pubblicata ieri mattina evidenzia che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha visto "significativi avanzamenti" sul fronte degli obiettivi e delle riforme. I veri problemi nascono, però, quando si tratta di portare avanti i progetti e le riforme e spendere i fondi.
"La scadenza è il prossimo anno ed è impossibile cambiarla, ma si possono fare altre revisioni del Pnrr o spostare i suoi progetti ai fondi di coesione", ha detto il vicepresidente della Commissione, Raffaele Fitto, a proposito della possibilità di prorogare il termine per l’utilizzo dei fondi residui del Pnrr. Una doccia gelata per diversi Paesi Ue e per il ministro Giorgetti, che ripone le sue speranze di risolvere i problemi di spesa e di avanzamento dei progetti guadagnando tempo.
L’ultima relazione della Corte dei Conti evidenzia che nel secondo semestre 2024 il livello della spesa complessiva ha superato i 63,9 miliardi, il 33% delle risorse del Piano e circa il 73% di quelle programmate entro il 2024. Nell’ultimo anno sono stati spesi 18,8 miliardi (+12 punti percentuali sul 2023), solamente il 44% di quanto previsto per il 2024 nel cronoprogramma aggiornato. Inoltre, il 71% delle misure del Piano con dotazione finanziaria mostra un avanzamento di spesa al di sotto del 25%, mentre il 45% non supera un tasso di progresso del 10%.
Buone notizie sul fronte degli step procedurali nazionali per il monitoraggio interno, che hanno raggiunto un tasso del 76%. L’attuazione concreta di investimenti e riforme, misurata attraverso i risultati raggiunti dagli indicatori target associati alle misure, raggiunge un tasso di progresso medio del 57% rispetto agli obiettivi quantitativi finali concordati in sede europea. Il nuovo Pnrr potrebbe già naufragare ancora prima di prendere forma. Bruxelles e Roma sono arrivati a un accordo sulla riforma degli investimenti ferroviari e la società a maggioranza pubblica per l’acquisto di materiale ferroviario.
Tuttavia, il rischio di fallimento è concreto se non arriverà in tempi brevi la proposta di revisione generale del Pnrr contenente le riforme dei trasporti ferroviari e degli studentati. Il testo è atteso per giugno, ma non sono esclusi altri ritardi. La colpa sarebbe dei ministeri che ancora non hanno inviato le proprie proposte al ministro Foti. Ma il tempo scarseggia. Sulla stessa linea il commissario Ue all’Economia, il lettone Valdis Dombrovskis, che ha ricostruito le valutazioni fatte da Bruxelles nel redigere il piano ‘Readiness2030’ per il riarmo del continente. "Abbiamo valutato diverse opzioni su come fornire maggiori finanziamenti per la difesa", ha dichiarato Dombrovskis, tra cui "la possibilità di utilizzare il Recovery anche per scopi di difesa".
Un’eventualità scartata per una serie di motivi, perché richiede una riscrittura piuttosto significativa del regolamento sulla Rrf e una serie di decisioni che richiedono l’unanimità. La soluzione per evitare di perdere i fondi residui del Pnrr è la settima rata. Resta allora solo il paracadute della settima rata, vale a dire la possibilità di introdurre pezzi di revisione Pnrr già fatti dentro l’assessment/revisione della settima rata. E’ già successo in altre occasioni che gli assessment della commissione per valutare se pagare le rate di finanziamento maturate abbiano accolto in corsa, al proprio interno, anche modifiche sostanziali al piano degli interventi Pnrr.
Rodolfo Ricci