Giovedì 1 maggio 2025, ore 3:53

Bruxelles 

L'Ue blinda le sue terre rare: già pronti 47 progetti, 4 in Italia 

La Commissione europea ha approvato 47 progetti strategici in 13 Paesi dell'Ue, quattro sono italiani, per potenziare le capacità dell'Unione nelle materie prime strategiche ('critiche') e difendersi dalle dipendenze da Paesi terzi, Cina su tutti. Si tratta del primo passo concreto del Critical Raw Material Act, il regolamento presentato un anno fa per garantire entro il 2030 livelli minimi Ue su estrazione (10%), lavorazione (40%) e riciclaggio (25%) dei materiali necessari alla "sovranità europea come potenza industriale", ha sottolineato il vicepresidente dell'esecutivo Ue, Stéphane Séjourné. "La decarbonizzazione non è possibile senza materie prime", ha detto. "Non può esserci industria della difesa senza le terre rare" usate in radar, sonar o sistemi di puntamento.

Qui oggi dipendiamo invece al 100% da materiali cinesi raffinati: "Non vogliamo sostituire la nostra dipendenza dai combustibili fossili con la dipendenza da materie prime critiche. Il litio cinese non può diventare il gas russo di domani". Allora servirà aprire nuove miniere nell'Ue, trasformare, riciclare materie prime strategiche. I quattro progetti italiani scelti sono tutti nel riciclo e vengono promossi da Solvay in Toscana (platino), da Itelyum Regeneration in Lazio (terre rare usate nei magneti), Portovesme in Sardegna (litio per le batterie) e Circular Material in Veneto (rame e nichel per le batterie e platino).

Il risultato dà l'avvio ad una nuova visione del settore delle materie prime in Italia, incentrata sulla competitività ma anche sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale, ha detto il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto. I progetti "confermano il forte orientamento del nostro Paese verso la circolarità, la valorizzazione e l'uso efficiente delle risorse". Nel complesso i 47 progetti Ue riguardano 14 su 17 delle materie prime strategiche previste dal Critical Raw Materials Act, soprattutto in supporto della filiera Ue delle batterie, ma anche dell'industria della difesa. Vedranno un investimento di capitale di 22,5 miliardi di euro, avranno accesso agevolato ai finanziamenti (2 miliardi le garanzie Ue), e semplificazioni nelle autorizzazioni (col rispetto però di standard ambientali, sociali e di governance): non oltre i 27 mesi per l'estrazione e non oltre 15 per gli altri.

Una fonte ha spiegato che in realtà l’esecutivo Ue si augura che la maggior parte dei progetti si reggano sulle proprie gambe e reperiscano finanziamenti sui mercati, ma se necessario potranno beneficiare di “prestiti, o partecipazioni azionarie, o garanzie sui prestiti” da parte di Bruxelles e degli Stati membri. Non sovvenzioni, in ogni caso. Beneficeranno inoltre di disposizioni semplificate in materia di autorizzazioni, per "garantire la prevedibilità ai promotori dei progetti, salvaguardando al contempo gli standard ambientali, sociali e di governance".

Il vicepresidente esecutivo Ue ha inoltre ribadito anche in conferenza stampa che entro la fine del 2026 Bruxelles lancerà un centro comune d’acquisto sulle materie prime, per poter fare acquisti congiunti e a 27 "un po’ sul modello che abbiamo usato per i vaccini ai tempi del Covid". Secondo Séjourné, sulle materie prime critiche bisogna riconoscere che l’Europa è in vantaggio rispetto a Cina e Stati Uniti, perché si è già dotata di una base legale ed una strategia, ed è quindi ora in grado di cambiare marcia. Anche grazie alla rete di accordi bilaterali- già 14 - sulle materie prime critiche con partner in tutto il mondo.

Rodolfo Ricci

( 26 marzo 2025 )

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