La chiamano, con un’espressione ardita, la nuova blockchain dell’imperatore, e non si riferisce a una specifica tecnologia, ma fa riferimento alla celebre fiaba di Hans Christian Andersen, utilizzata per criticare l’entusiasmo acritico per la blockchain, entità invisibile e spettacolare che tutti pretendono di vedere per paura di essere esclusi, invenzione immaginaria che solo gli sciocchi non riuscirebbero a vedere. Come ben racconta l’account Gold and Geopolitics su Substack, la blockchain è un database digitale distribuito, decentralizzato e immutabile, che registra le transazioni in blocchi collegati cronologicamente in una sorta di catena. Questa tecnologia consente di archiviare e condividere dati in modo trasparente e sicuro, senza bisogno di un’autorità centrale, poiché ogni partecipante della rete ha una copia del registro, e viene promossa con grande enfasi ma in realtà non viene utilizzata in modo significativo in prodotti o servizi concreti, anche se tutti ne parlano. C’è chi con noncuranza e sprezzante disinvoltura, condita da totale anestesia di comprensione, spiega in amabili conversazioni che non si possono semplicemente prendere 5 kg d’oro e portarli a un’altra persona, ma con Bitcoin puoi trasferire valore istantaneamente in tutto il mondo. Un altro massimalista di Bitcoin che non capisce come funzionano realmente i moderni mercati dell’oro. In realtà descrive un problema che è stato risolto decenni fa: il vostro conto in banca lo fa già. Solana lo fa a un prezzo migliaia di volte inferiore. E i paesi compensano squilibri commerciali da mille miliardi di dollari con certificati aurei, non con Bitcoin. Eppure gli oltranzisti sostenitori di Bitcoin credono di aver risolto un problema inesistente, ignorando i veri problemi che rendono Bitcoin inadatto come moneta. Ignorano anche la vera forza della blockchain: creare catene affidabili in ambienti trustless per cose come transazioni immobiliari o allocazioni di oro, dove la trasparenza permanente dei registri è fondamentale. Ma il denaro? Non è lì che la blockchain brilla. Il furbo contemporaneo che si lamenta del “trasportare lingotti d’oro in giro” ignora quanto siano diventati sofisticati i mercati dei metalli preziosi. La maggior parte dei trasferimenti internazionali di oro avviene tramite modifiche elettroniche di allocazione presso depositari affidabili, tramite un broker terzo di fiducia che semplicemente riassegna i certificati di proprietà dell’oro. L’oro fisico rimane nello stesso caveau a Londra o in Svizzera, solo che la proprietà cambia di mano elettronicamente. I Paesi - e l’Italia dovrebbe saperlo bene dato che detiene montagne di oro all’estero - possono rimpatriare l’oro fisico se lo desiderano, ma è un’impresa colossale che può durare anni. Ecco spiegata l’allocazione elettronica in importanti depositari di oro come la Banca dei Regolamenti Internazionali è essenziale: il movimento fisico per il regolare regolamento commerciale sarebbe implausibile e il vantaggio di trasferibilità di Bitcoin è un’illusione. Bitcoin elabora solo 7 transazioni al secondo. Per mettere le cose in prospettiva, Visa gestisce 65.000 transazioni al secondo. L’intera rete Bitcoin non potrebbe elaborare gli acquisti di caffè mattutini a Bruxelles, figuriamoci il commercio globale. In caso di congestione della rete, le commissioni Bitcoin salgono a 50-100 dollari per transazione, con tempi di conferma che possono arrivare a ore. Nel frattempo, Solana elabora 65.000 transazioni al secondo per 0,00025 dollari ciascuna. I bonifici bancari tradizionali costano 15-30 dollari, indipendentemente dall’importo, e vengono liquidati in giornata. Persino Swift, spesso considerato obsoleto, gestisce milioni di trasferimenti internazionali giornalieri a una frazione del costo di Bitcoin, che per molti analisti si rivela una classica bolla speculativa: un gioco a chi è più fregato. A differenza dei metalli preziosi con applicazioni industriali aggiuntive, il valore di Bitcoin dipende interamente dal trovare qualcuno disposto a pagare più di te. Questo non è investimento; è scommessa sulla psicologia di massa. L’oro mantiene il suo valore perché le industrie ne hanno bisogno. La domanda di argento esplode con la produzione di pannelli solari, con un aumento del 64% solo nel 2023. Il platino rimane essenziale per i convertitori catalitici. Questi metalli hanno prezzi minimi basati sull’utilità nel mondo reale. Bitcoin deve convincere gli altri del suo valore: la definizione da manuale di uno schema Ponzi. Gli economisti austriaci avevano capito questo principio: il denaro deve avere origine da qualcosa con un valore preesistente. L’oro è emerso naturalmente attraverso migliaia di anni di selezione del mercato. Bitcoin è nato da un white paper e dalla speculazione. Quando la musica si ferma, l’oro produce ancora elettronica e gioielli. Bitcoin non produce nulla. La tecnologia blockchain ha un potenziale rivoluzionario reale, ma non come il denaro. Quando servono registri permanenti, trasparenti e a prova di manomissione, visibili a tutte le parti, la blockchain eccelle. Ma il denaro ha proprietà diverse: stabilità, scalabilità e accettazione universale. Ironicamente, la blockchain potrebbe rivoluzionare il modo in cui tracciamo la proprietà dell’oro, creando sistemi di trasferimento globali trasparenti e istantanei per i metalli preziosi. Ma usare la blockchain come denaro significa confondere il mezzo con il messaggio. Nel frattempo, l’oro se ne sta tranquillamente nei suoi caveau, mantenendo il suo valore senza bruciare combustibili fossili o richiedere una costante manutenzione tecnologica. La sua sicurezza dipende dalle leggi fondamentali della natura: l’oro non può essere creato a capriccio, ma solo attraverso collisioni di stelle di neutroni o acceleratori di particelle a costi astronomici. Non necessita di aggiornamenti software, hard fork o meccanismi di consenso. L’oro rappresenta una ricchezza reale, mentre il bitcoin rappresenta una voce di bilancio. Le banche centrali detengono 35.000 tonnellate di riserve auree. Le loro riserve in bitcoin? Trascurabili. Quando la Russia ha dovuto affrontare sanzioni, si è affidata alle riserve auree, non alle criptovalute. Quando l’inflazione colpisce, la gente si rifugia nei metalli preziosi con una comprovata esperienza, non nei volatili esperimenti digitali. Bitcoin non è oro digitale, ha solo un reparto marketing più efficace. Quando gli storici del futuro guarderanno al 2025, si gratteranno la testa per una delle discrepanze più singolari nella storia dei mercati finanziari. I fedeli sostenitori delle criptovalute hanno messo in piedi la configurazione più rialzista immaginabile per Bitcoin, pensiamo al fatto che l’amministrazione Trump sostiene pubblicamente le risorse digitali e l’innovazione crittografica, oppure ai principali titoli che collegano la politica degli Stati Uniti alla narrativa sull’accumulo di Bitcoin. Eppure, Bitcoin è rimasto lì come un pezzo di legno, con un misero rialzo del 16-17% dall’inizio dell’anno fino a ottobre, mentre l’oro è balzato del 50% nello stesso periodo e l’argento ha guadagnato oltre il 40% e i titoli delle miniere aurifere sono andati letteralmente a gonfie vele. La situazione è chiara come il sole. L’oro ha raggiunto massimi storici, trainato dagli acquisti delle banche centrali, dal caos geopolitico e dalla legittima domanda di beni rifugio. L’argento beneficia sia della domanda monetaria che di quella industriale. Le società minerarie stanno stampando denaro contante ai prezzi di questi metalli, con gli analisti che si affrettano a rivedere le stime degli utili al rialzo dell’80% o più. Nel frattempo, Bitcoin fatica a mantenere un valore a sei cifre, nonostante la campagna di propaganda più coordinata che il settore crypto abbia mai orchestrato. Quando le più grandi istituzioni del mondo ci puntano, quando il governo lo approva come politica strategica, quando l’acquirente aziendale più aggressivo della storia continua ad accumulare ma il prezzo in blockchain non riesce ancora a muoversi, questo ci dice tutto ciò che c’è da sapere su dove si trova la vera opportunità. E non è in criptovaluta.
Raffaella Vitulano

