Non è chiaro, leggendo un articolo di Naked Capitalism, se la presidente della Bce, Christine Lagarde, soffra di “deliri di grandezza” o piuttosto di “deliri di adeguatezza”. Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Serbia hanno intensificato i loro acquisti di oro negli ultimi anni per timore di un sequestro arbitrario di beni da parte di altri Paesi. E conoscendo la glacialità della baronessa von der Leyen e della ambigua Lagarde, potremmo non restare sorpresi che quest’ultima - zitta zitta in questi minacciosi tempi di guerra - alla fine imponesse a ogni Stato membro Ue di consegnare tutto il proprio oro in lingotti a Bruxelles per “custodiarlo” e utilizzarlo come garanzia europea al fine di emettere obbligazioni di guerra per pagare il Mic per armi o altro. Potete scommettere che la baronessa guarderebbe a tutto quell’oro con l’avidità di farne qualcosa. Germania e Italia, dal canto loro, starebbero valutando di chiedere alla Federal Reserve americana di riportare i loro lingotti d’oro - per un totale di 245 miliardi di dollari - sotto il loro diretto controllo: troppe scintille tra Trump e la Fed. Nick Corbishley, autore dell’articolo, si chiede se sia questo il momento “euroglobale”, dato che il dollaro si sta indebolendo. Sembra che la maggior parte dei commentatori stia adottando una di queste due posizioni: difendere il dollaro oppure prevederne con entusiasmo un rapido declino. “Non è così che avviene questo tipo di transizione. Come abbiamo sottolineato - spiega - ci sono volute due guerre mondiali e la Grande Depressione per detronizzare la sterlina. Il fatto che i paesi stiano riuscendo a ridurre la loro superficie di attacco alle sanzioni statunitensi impegnandosi in maggiori scambi commerciali bilaterali riduce la percezione del potere degli Stati Uniti (tenete presente che le sanzioni non hanno mai funzionato così bene come i media vorrebbero far credere). Il fatto è che i flussi di valuta estera legati al commercio rappresentano una frazione minima degli scambi di valuta estera legati agli investimenti. Il livello è soggetto a fluttuazioni, ma uno studio della Banca dei Regolamenti Internazionali lo stima a 60 volte il livello dei flussi commerciali. Non ho trovato altri lavori recenti”. Negli ultimi anni si è parlato molto di una moneta o di un paniere di valute basato sui Brics per colmare il crescente divario lasciato dal deprezzamento del dollaro, ma c’è ancora poco da dimostrare, almeno pubblicamente. L’India ha ripetutamente dichiarato la sua mancanza di interesse per l’idea, con il suo ministro degli Esteri che lo scorso anno ha avvertito che la struttura giuridica avrebbe comportato una riduzione, anziché un aumento, della sovranità (le decisioni dei Brics avrebbero dovuto prevalere sui tribunali nazionali). Anche il Brasile ha raffreddato l’idea negli ultimi mesi. Altro che trasferimento di sovranità come ci chiede l’Europa. “Il che ci porta al punto di questo post. Dato che attualmente non esiste un’alternativa realistica al dollaro, almeno sotto forma di moneta nazionale, forse questo è il momento dell’euro: questo è il punto di un recente editoriale del Financial Times della Presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde”, le cui cronache mostrano che lavora in silenzio, soprattutto per il mondo di Davos. “Lagarde ha anche dimostrato di essere una fedele serva dell’élite imprenditoriale e finanziaria transatlantica, al punto da essere condannata per negligenza per aver approvato un risarcimento di 404 milioni di euro all’imprenditore miliardario Bernard Tapie per la controversa vendita di un’azienda, per la quale non ha subito alcuna sanzione. È anche fortemente indicata come possibile sostituto di Klaus Schwab alla carica di vertice del World Economic Forum in Svizzera. Pertanto, il fatto che Lagarde parli apertamente della necessità dell’Europa di cogliere l’opportunità rappresentata dal declino economico degli Stati Uniti, dalla debolezza del dollaro Usa, in calo di oltre il 10% rispetto all’euro, alla sterlina e al franco svizzero dall’insediamento di Trump, e dalla crescente incertezza economica e geopolitica, al fine di rafforzare la posizione globale della moneta unica non dovrebbe essere liquidato a priori, per quanto illusorio possa sembrare”. Una cosa di cui possiamo essere certi è che accrescere lo status globale dell’euro non porterebbe benefici tangibili. “Una vera e propria menzogna. Come potrebbe proteggere i paesi da sanzioni e misure coercitive, quando l’Ue stessa è uno dei maggiori utilizzatori di sanzioni e misure coercitive a livello globale? Il blocco dei 27 paesi ha appena imposto il suo 17° ciclo di sanzioni contro la Russia. Lagarde stessa si trovava proprio in Ucraina, dove, secondo il ministro delle Finanze ucraino, ha discusso possibili passi verso la confisca dei beni russi congelati. L’Ue ha anche creato il più grande regime di censura online al mondo. Ricorre inoltre frequentemente a misure coercitive, o alla minaccia di esse, contro i propri membri. Ad esempio, ha minacciato la Spagna di azioni legali se il suo governo cercasse di impedire un’acquisizione bancaria ostile sul suo territorio”. Come ammette persino la stessa Lagarde, l’Ue non ha tratto beneficio dal calo del dollaro Usa, passato da oltre il 70% delle riserve valutarie globali a meno del 60%. Di fatto, gli investitori globali, comprese molte banche centrali, si stanno rivolgendo sempre più all’oro come bene rifugio. Come ha sottolineato la stessa Banca Centrale Europea in un recente studio, l’oro ha superato l’euro lo scorso anno, diventando la seconda riserva mondiale per importanza tra le banche centrali, a seguito di un’ondata di acquisti record. E così, come riportato dal FT nel suo articolo “l’oro è diventato il rifugio mondiale dall’incertezza”. Secondo Lagarde, l'Eurozona può ancora trarre vantaggio dal calo del dollaro, rafforzando “tre pilastri fondamentali: credibilità geopolitica, resilienza economica e integrità giuridica e istituzionale”. Punti assai discutibili. “Secondo Lagarde, la soluzione a tutti questi problemi è, come prevedibile, più Europa: affinché l’euro acquisisca prestigio, l’Europa deve adottare misure decisive completando il mercato unico, riducendo gli oneri normativi e costruendo una solida unione dei mercati dei capitali. I settori strategici, come le tecnologie verdi e la difesa, dovrebbero essere sostenuti attraverso politiche coordinate a livello Ue”. Come Draghi, infine, Lagarde menziona poi la ciliegina sulla torta, il Santo Graal di tutti gli eurocrati più incalliti: l’emissione congiunta di obbligazioni Ue. Secondo Lagarde, il finanziamento congiunto di beni pubblici, come la difesa potrebbe finire per creare più asset sicuri. Ma l’ulteriore centralizzazione non aiuterà, ormai si è capito. Né la maggioranza qualificata in settori critici farebbe ormai dormire sonni tranquilli, in contesti bellici. “Se l’elenco di illusioni di Lagarde serve a qualcosa, è - conclude Nick Corbishley - a ricordare che attualmente non esiste un’alternativa realistica al dollaro statunitense. Come ha osservato Yves nel preambolo dell’intervista a Hudson, gli Stati Uniti perderanno inevitabilmente la loro posizione dominante a causa del continuo calo dell’importanza relativa dell’economia statunitense. Ma molti di coloro che ne celebrano la fine sono fin troppo ottimisti sulla rapidità con cui ciò avverrà”.
Raffaella Vitulano