Madrid ospiterà lunedì la ministeriale G5+ che riunisce i ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia, Polonia e Spagna, più il Regno Unito, con la partecipazione anche dell'Alta rappresentante dell'Unione europea per gli Esteri e la politica di sicurezza, Kaja Kallas, e del ministro degli esteri dell'Ucraina, Andryi Sibiha. Lo segnalano fonti del ministero spagnolo degli Esteri. L'Italia sarà rappresentata dal sottosegretario Maria Tripodi, informano fonti diplomatiche. È la quarta riunione del G5+, noto anche come 'Weimar Plus', costituito nel novembre scorso per facilitare il dialogo e promuovere la difesa europea e l'appoggio all'Ucraina, di fronte alla minaccia della Russia e al cambio di strategia degli Stati Uniti sulla sicurezza euroatlantica.
È prevedibile che fra i temi affrontati nella riunione ci sia il piano di riarmo da 800 miliardi di euro promosso dalla Commissione europea per la difesa e la sicurezza dell'Ue, e la tregua energetica con il cessate il fuoco temporaneo nel Mar Nero concordata da Russia e Ucraina. Per la Spagna allo stato attuale è "molto prematuro fare qualsiasi pianificazione" sull'eventuale schieramento di soldati europei in Ucraina, come prospettato dal presidente francese, Emmanuel Macron, in caso di raggiungimento della pace: è quanto detto a giornalisti dalla ministra della Difesa iberica, Margarita Robles. "Aspettiamo di capire quando potrà esserci realmente un accordo di pace, siamo preoccupati perché di fatto la Russia sta tergiversando", ha aggiunto Robles, che pure ha insistito sul fatto che la Spagna "continuerà ad aiutare l'Ucraina".
Insomma, dopo settimane di incontri frenetici, ieri a Parigi, sembra che la coalizione dei volenterosi sia finalmente riuscita ad elaborare un piano concreto su come intende garantire il rispetto di un eventuale cessate il fuoco e, in prospettiva, il mantenimento della sicurezza nel dopoguerra in Ucraina. Per ora non sono disponibili troppi dettagli, ma al cuore delle discussioni c’è stato il dispiegamento di una "forza di rassicurazione", aperta alla partecipazione volontaria dei Paesi europei. La riunione di alto livello convocata a Parigi da Emmanuel Macron e co-presieduta dal primo ministro britannico Keir Starmer si è conclusa nel primo pomeriggio con un’idea più chiara di quello che l’ex repubblica sovietica potrà aspettarsi - e cosa no- dai suoi alleati occidentali una volta terminata la guerra che sta combattendo contro l’aggressione russa.
Attorno al tavolo c’erano i leader di 29 Paesi (esclusi gli Stati Uniti ma inclusa la Turchia) più i vertici delle istituzioni Ue e il Segretario generale della Nato, Mark Rutte. Fonti comunitarie riferiscono che i partecipanti rimangono scettici riguardo all’effettiva disponibilità della Russia di mettere in pratica il cessate il fuoco parziale che, almeno teoricamente, ha concordato in Arabia Saudita con gli emissari statunitensi.
Nella capitale transalpina, i "volenterosi" hanno discusso di come rendere operativa e concreta la proposta franco-britannica di dispiegare in Ucraina una "forza di rassicurazione", fermo restando che la priorità dev’essere il rafforzamento dell’esercito di Kiev, il quale rimarrà con ogni evidenza il primo e più importante elemento che garantirà la sicurezza dell’ex repubblica sovietica nel lungo termine.
Il padrone di casa ha annunciato un piano per schierare le truppe - fornite su base volontaria da diversi Paesi europei - in non meglio precisate "località strategiche" quando (e se) verrà stipulato un trattato di pace. Tali truppe dovrebbero fungere da deterrente contro eventuali aggressioni russe, ha spiegato monsieur le Président al termine del vertice. Non si tratterà di peacekeepers, ha precisato l’inquilino dell’Eliseo, in quanto non sostituiranno le forze armate ucraine e, soprattutto, non si posizioneranno in prima linea bensì nelle retrovie, tenendosi pronte a intervenire nel caso di una rottura della tregua. Del resto, era chiaro fin dalla vigilia del summit, durato circa tre ore, che non si sarebbe mai raggiunto un accordo unanime sull’invio di truppe, che rimane un tema particolarmente controverso per molti governi. Ma "non abbiamo bisogno dell’unanimità", ha sottolineato Macron, riconoscendo i gradi diversi di volontà all’interno della coalizione.
Ad esempio, come ampiamente anticipato, la premier italiana Giorgia Meloni non ci sta a mandare soldati in Ucraina a meno che non venga coordinata sotto un più ampio mandato delle Nazioni Unite. Un’idea, quella di Roma, che secondo fonti di palazzo Chigi "si sta facendo spazio" anche tra le altre cancellerie europee. Meloni ha anche ribadito l’importanza di lavorare al fianco della Casa Bianca, auspicando la partecipazione di Washington al prossimo incontro dei volenterosi.
Rodolfo Ricci