Un passo avanti. Ma la “vera pace” è ancora lontana. Volodymyr Zelensky raffredda gli entusiasmi di un Donald Trump alla disperata ricerca di consensi. Il giorno dopo i colloqui di Ginevra, il presidente ucraino rileva che per una “pace reale” è “necessario fare di più, molto di più”, chiarendo però che “nei passaggi coordinati con la parte americana siamo riusciti a includere punti estremamente delicati”. Che è poi il senso della missione del segretario di Stato americano, Marco Rubio, a Ginevra, e cioè sostanzialmente rassicurare Kiev e gli alleati europei sulle intenzioni americane in merito al piano di 28 punti che, secondo alcuni, è non solo sbilanciato sugli interessi russi, ma sembra addirittura “suggerito” dallo stesso Cremlino. L’ipotesi è arrivata nel fine settimana da 3 senatori, che hanno sentito puzza di bruciato, accusando, neanche tanto velatamente Donald Trump di essersi entusiasmato un po’ troppo per una proposta che è sembrata scritta da Vladimir Putin di suo pugno. "La proposta di pace è stata redatta dagli Stati Uniti", ha risposto Rubio su X, e “presenta un solido quadro per i negoziati”, poiché “si basa su elementi forniti dalla parte russa e sui contributi dell’Ucraina”. In precedenza, il portavoce del Dipartimento di Stato aveva definito le dichiarazioni dei 3 senatori, il repubblicano Mike Rounds, l'indipendente Angus King e la democratica Jeanne Shaheen, “completamente false”. Dai colloqui di Ginevra rimane il comunicato di domenica notte della Casa Bianca, che parla di “passi avanti significativi” e l’affermazione che un futuro accordo di pace dovrà “rispettare pienamente la sovranità ucraina”. Il Cremlino, da par suo, ha dichiarato di “non aver ricevuto alcuna informazione” dopo i colloqui in Svizzera tra americani, ucraini ed europei, pur ammettendo di essere a conoscenza di modifiche alla proposta degli Stati Uniti di porre fine al conflitto. Modifiche che, tuttavia, lasciano ancora aperte questioni fondamentali, come il futuro ruolo dell'UE e della NATO e anche le garanzie di sicurezza che riceverà l’Ucraina. E a proposito dell’UE, gli Stati membri salutano come una vittoria tutta dei 27, la revisione della bozza USA resa pubblica la settimana scorsa. Per il ministro degli esteri tedesco Johann Wadephul è “un successo cruciale”, poiché “l'accordo non deve essere raggiunto ignorando europei e ucraini”, ma “bisogna garantire che la sovranità dell'Ucraina sia rispettata e che l'Ucraina stessa decida quali concessioni fare”. Il cancelliere di Berlino, però, si dice molto “scettico” che la fine delle ostilità verranno messe nero su bianco entro giovedì 27, come auspicato da Trump. Da Johannesburg, dov’è in corso il G20, Friedrich Merz si dice “non ancora convinto” che le soluzioni caldeggiate dagli USA “saranno trovate nei prossimi giorni”, aggiungendo, anzi, di “dubitare” che si arriverà a dama entro giovedì “visti gli attuali disaccordi”. Anche, perché, aggiunge, la Russia deve essere al tavolo dei negoziati. “Se ciò si concretizzerà, ogni impegno sarà giustificato, altrimenti gli sforzi dovranno essere raddoppiati. È un processo laborioso - dice Merz - e non mi aspetto una svolta questa settimana”.
Pierpaolo Arzilla

