Continua la fase fortemente positiva del Gruppo Poste, con utili e ricavi in crescita e buone performance di tutti i numerosi segmenti di business. Nel secondo trimestre l'utile è salito del 9,1% a 572 milioni di euro portando quello semestrale a 1,2 miliardi (+14%), mentre i ricavi dei primi sei mesi hanno toccato i 6,5 miliardi di euro (+5%). Per il gruppo si tratta di un semestre record, dai tempi della quotazione nel 2015. Non solo. Nel futuro c’è la prospettiva dell'operazione Tim. Il gruppo è divenuto nei mesi scorsi primo azionista, con il 24,81% del capitale, dopo aver rilevato la quota di Vivendi. L'ad Matteo del Fante non si sbilancia sulle mosse future ma sottolinea come con il gruppo delle tlc “proseguirà un avvicinamento graduale perché nella prima metà dell'anno abbiamo fatto un investimento importante che è propedeutico a mettere in atto azioni di efficientamento reciproco, cogliendo sinergie”. In ogni caso, ha detto durante la conference call con gli analisti “non c'è una necessità di riorganizzazione all'interno di Poste per ottenere” con Tim “sinergie aggiuntive”.
L’azienda rialza le stime per l'intero 2025 di utile e ricavi e viene premiata dalla Borsa proprio per quanto emerso nei conti semestrali. Il mercato apprezza anche la politica di dividendi che aveva visto a febbraio un aumento del payout ratio al 70% per il 2024-2028 e la crescita del valore delle azioni. Risultati che l’ad definisce frutto della “strategia di diversificazione” del gruppo nei tanti settori. In primis, quello finanziario da dove arriva oramai la maggior parte dei ricavi: 2,8 miliardi nel semestre (+5,7%) e un utile in crescita di oltre il 28%. Numeri superiori al “tradizionale” segmento di corrispondenza e pacchi il quale ha visto comunque salire i ricavi dell'+1,1. Soddisfazione anche per Postepay: +5,4% e un utile salito del 9,5%. Altri elementi in evidenza sono la crescita del business energia che ha raggiunto “circa 900.000 clienti” e l'app utilizzata da 8 milioni di persone. Infine, c'è la riaffermazione del ruolo di “presidiò del gruppo sui territori che, specie quelli interni, vedono spesso, la ritirata di servizi istituzionali, privati e finanziari”.
Al di là dei risultati del gruppo, il sindacato esprime preoccupazioni per il futuro, sopratutto sul fronte dei rischi che l’obiettivo di rendere più efficiente Tim ricadano sul lavoro. “Rendere efficienti Tim e Poste - sottolinea il segretario generale della Slp-Cisl, Raffaele Roscigno - non può essere pagato scaricando i costi di questa operazione sui lavoratori. Se per entrambe le parti si intendono Tim e Poste, vogliamo capire perché questa scelta strategica, decisa dai vertici aziendali, debba ricadere ancora una volta sull'organico di Poste Italiane. Non può essere il personale a pagare il prezzo di accordi di natura industriale e commerciale che, in teoria, dovrebbero portare valore all'azienda postale e non ulteriori sacrifici”. Roscigno ricorda che l'intesa riguarda servizi digitali e telecomunicazioni e “viene presentata come un'opportunità”. “Ma allora - aggiunge il sindacalista - perché si parla subito di efficientamento? Se l'obiettivo è davvero l'efficienza, allora si investa sulle persone, si rafforzino gli organici, si migliori l'organizzazione del lavoro. La dignità e la sostenibilità operativa vengono prima dei ritorni di breve periodo. Auspichiamo - conclude Roscigno - un chiarimento formale da parte dell'Amministratore Delegato. L'efficientamento, se serve solo a ridurre costi sul personale, non è una strategia: è solo uno scarico di responsabilità”.
Ilaria Storti