Morti bianche, infortuni sul lavoro e malattie professionali rimangono ancora oggi una ferita aperta non solo per il mondo del lavoro, ma per l’intera società. E purtroppo l’Emilia Romagna non fa eccezione rispetto al resto della penisola.
I dati Inail sui primi sette mesi del 2025 evidenziano in regione un calo (-0,9%) delle denunce di infortunio rispetto allo stesso periodo del 2024: 45.018 contro 45.438. Una variazione (-0,9%) talmente minima che non consente certamente di parlare di un reale miglioramento.
Fermo restando che occorre sempre ben distinguere tra la fotografia provvisoria delle denunce e quella definitiva degli accertamenti, che arriva dopo molti mesi con tempi più lunghi, guardando i dati emerge un segnale inequivocabile: non pare esserci un forte ridimensionamento del fenomeno e questo anche a causa degli infortuni in itinere.
Anche la distribuzione territoriale non è omogenea. Bologna resta la provincia con il maggior numero di denunce (9.995), seguita da Modena (8.686), ma a preoccupare è in particolar modo Forlì-Cesena, che oltre a registrare un aumento complessivo delle denunce del 5%, segna anche un balzo dei decessi nei primi sette mesi: da 6 nel 2024 a 14 nel 2025. Un dato che, pur riferito ancora alla fase delle denunce, non può non creare allarme.
Filippo Pieri, segretario generale della Cisl Emilia-Romagna, i dati sugli infortuni al lavoro in Italia e in Emilia-Romagna continuano a essere preoccupanti. Qual è la sua analisi?
"I numeri sono inequivocabili e lasciano poco spazio a dubbi: la situazione continua ad essere molto grave anche in Emilia Romagna, dove, nonostante alcuni dati possano mostrare lievi diminuzioni in alcune province, il numero complessivo di infortuni e, ancor più, dei decessi rimane inaccettabile. Una sola morte sul lavoro è già una sconfitta per tutti. A ciò si aggiunga la crescente incidenza delle malattie professionali, troppo spesso sottovalutate e relegate nel dimenticatoio”.
Quali sono i settori più a rischio nella sua regione?
"Gli infortuni sono diffusi in molti ambiti, ma registriamo una particolare concentrazione in settori come l'edilizia, l'agricoltura e la logistica. Inoltre, si nota un aumento significativo degli infortuni "in itinere", altro aspetto del tutto trascurato che chiama in causa la sicurezza delle infrastrutture, la qualità dei trasporti, i tempi di vita e di lavoro e le abitudini di guida. Stiamo parlando delle denunce relative agli incidenti che colpiscono i lavoratori durante il tragitto casa-lavoro, che crescono in modo netto, passando da 5.549 a 6.024 nei primi sette mesi dell’anno, con un aumento dell’8,5%”.
Quali sono, secondo lei, le principali cause di questa persistente piaga?
"Le cause sono molteplici e purtroppo spesso interconnesse. Premettendo che le leggi ci sono, che il quadro normativo in materia è uno dei migliori in Europa, resta il problema di una sua corretta ed efficace applicazione. Le ragioni sono tante e vanno dalla gravissima carenza di personale ispettivo, senza controlli adeguati l'applicazione delle norme rimane lettera morta, fino ad arrivare alla mancanza di dialogo tra le banche dati di enti come INPS, Inail e Ispettorato del Lavoro. Infine, c'è un problema di natura culturale: bisogna smetterla di parlare di "fatalità", quando in realtà si tratta di mancata prevenzione, formazione inadeguata, poca attenzione e di investimenti insufficienti sulla sicurezza”.
Le proposte che sta avanzando la Cisl per affrontare con più efficacia questo dramma?
"A livello nazionale, dopo anni, siamo riusciti ad arrivare alla “patente a punti” nel settore dell’edilizia, ma non basta. Siamo convinti che un sistema di qualificazione delle imprese vada esteso a tutti i settori, a partire da quelli più a rischio. Inoltre bisogna introdurre altri meccanismi premianti per le aziende virtuose che fanno degli investimenti per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori. Ma, al di là di questo, e lo ribadisco per l’ennesima volta, è basilare l’assunzione di nuovi ispettori per aumentare i controlli”.
E la tecnologia può aiutare?
“Certamente sì. L’intelligenza artificiale e la digitalizzazione possono rivoluzionare la prevenzione e diventare un tassello importante per salvare vite nei luoghi di lavoro. A Ravenna, ad esempio, si sta investendo in un polo tecnologico che integra sensori e analisi predittiva per ridurre i rischi. Ma bisogna fare attenzione, la tecnologia da sola non basta: serve una volontà politica e una cultura aziendale che metta la sicurezza al primo posto”.
Senza mai dimenticare le scuole …
“È importante creare dei percorsi specifici per accrescere la consapevolezza dei giovani, sono loro i lavoratori di domani. Nella nostra regione ci sono già alcune esperienze incoraggianti, tra queste di assoluto rilievo la nostra iniziativa “Spazio lavoro nelle scuole”. Un progetto promosso e fortemente voluto da noi che, grazie alla collaborazione della Compagnia del Teatro dell’Argine e di Emil Banca, coinvolge le classi di istituti di scuola secondaria di secondo grado della nostra regione e che si pone l’obiettivo di dialogare con le ragazze e i ragazzi per parlare di lavoro, di orientamento, di futuro e, di conseguenza, anche di salute e sicurezza. Tuttavia, tra le nostre richieste indirizzate a Viale Aldo Moro c’è anche la realizzazione di un piano regionale da allargare a tutti gli istituti scolastici”.
Pieri, abbiamo parlato del ruolo delle imprese, di quello dei lavoratori, dei giovani … e le istituzioni? Avete un dialogo con le istituzioni regionali e nazionali su questi temi?
"Sì, il dialogo è aperto e continuo. A livello regionale, considerato anche lo scenario inedito che abbiamo di fronte, caratterizzato da una forte incertezza, abbiamo chiesto con insistenza di serrare i ranghi per arrivare quanto prima a un aggiornamento e a un rafforzamento del Patto per il lavoro e per il clima, la chiave per individuare, confermare e aggiornare le priorità e le scelte strategiche per il prossimo futuro. Al momento la discussione è stata avviata, ma siamo in ritardo, l’intesa doveva essere chiusa entro l’estate e purtroppo le soluzioni ancora non ci sono. Nello stesso tempo, alla Regione abbiamo anche chiesto una verifica e una piena attuazione degli impegni presi nel Protocollo per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, che insieme a tutti i firmatari del Patto per il lavoro e per il clima abbiamo siglato nel settembre del 2022.
Per finire, approfitti di queste pagine per lanciare un messaggio ai lavoratori e imprese?
L’ho già fatto tante volte e in differenti sedi, ma non mi stancherò mai di ripeterlo: bisogna capire che la sicurezza non è un costo, ma un investimento. Ogni vita salvata è un successo per tutta la società, per questo serve l’impegno di tutti. Ai lavoratori dico: denunciate, fate valere i vostri diritti, rivolgetevi ai rappresentanti per la salute e sicurezza, mantenete alta l’attenzione e non sottovalutate i rischi; mentre alle imprese: collaborate, formate, prevenite. Solo insieme possiamo cambiare rotta.
Vito Di Stasi