Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso approda a Genova e indica per Cornigliano un forno elettrico, incontrando istituzioni, parti sociali, rappresentanti industriali e politici.
“Abbiamo trovato un sostanziale consenso tra tutti quelli che abbiamo incontrato”, dichiarerà prima di lasciare la città. Ma non convince fino in fondo. A dimostrarlo con precisione e concretezza è il pensiero di Luca Maestripieri, segretario generale Cisl Liguria, Marco Granara, a capo Cisl Genova e Christian Venzano che di Fim Cisl è segretario generale ligure: “Non siamo soddisfatti; ci sono ancora poche certezze sul piano di rilancio dell’ex Ilva”, affermano all’unisono, sottolineando che dall’esponente del governo erano attese “risposte più precise e dettagliate”. “Ciò che serve al Paese - indicano Maestripieri e Venzano - è un grande piano unitario per rilanciare la siderurgia italiana, non soluzioni parziali o frammentate”. E per il sito di Cornigliano sostengono che “il forno elettrico può rappresentare un’opportunità importante sia dal punto di vista produttivo sia sotto il profilo occupazionale, ma solo a una condizione imprescindibile: che venga realizzato con criteri di piena e certificata sostenibilità ambientale. Cornigliano ha bisogno di una prospettiva industriale solida e duratura e di un ripristino effettivo delle condizioni di sicurezza nello stabilimento. Senza queste garanzie ogni ipotesi di rilancio rischia di rimanere incompiuta”. Pare più convinto ed ottimista il presidente della Regione Marco Bucci, che ha parlato di “sostanziale accordo nell’andare avanti, dando la disponibilità di Genova per un impianto di forno elettrico e treno a coils per poter arrivare con il materiale pronto per produrre latta e zincato. Si tratterebbe di un investimento di circa 1,3 miliardi che porterebbe nuovi posti di lavoro, ora difficili da quantificare con precisione, ma saremmo nell’ordine delle centinaia. Con questo impianto, inoltre, si libererebbero 300mila metri quadri delle aree di Cornigliano, che potrebbero essere utilizzati per altre attività industriali”. Per Silvia Salis, sindaca del capoluogo ligure, “sarebbe un errore perdere la filiera dell’acciaio in Italia, non solo per la ricaduta occupazionale: un Paese che perde industria è un Paese che perde potere e posizionamento internazionale. Circa la ricaduta ambientale: ci sono 34 forni elettrici in 26 città d’Italia, alcuni anche molto vicini, come in questo caso, a luoghi densamente popolati: su questo abbiamo reso disponibile il sito per eventuali approfondimenti”. Ma tutto ciò non muta la posizione dei Comitati contrari al forno e dei quali Salis dice di comprendere la rabbia per quello che la zona dove insiste lo stabilimento ha pagato in passato. Promette compensazioni e rassicura sulle moderne tecnologie circa la ricaduta ambientale ma non fa cambiare idea alla popolazione di Cornigliano, che oggi sarà comunque in piazza per protestare contro il forno.
Dino Frambati