Venerdì 28 novembre 2025, ore 0:31

Vertenze

Ex Ilva: nella tempesta anche i siti del Piemonte

C'è un filo rosso che unisce lavoratori, sindacati e istituzioni locali sul futuro dei tre stabilimenti piemontesi della ex Ilva - Novi Ligure, Racconigi e Gattinara: il timore che l’assenza di un piano industriale credibile possa trasformare un’emergenza temporanea in una vera e propria dismissione degli impianti. I siti piemontesi della ex Ilva sono infatti tra i più esposti agli effetti immediati delle decisioni nazionali. La galassia dell’ex Ilva in regione, dove l’acciaio prodotto a Taranto viene lavorato e trasformato, è formata da un centinaio di aziende e da circa 2 mila lavoratori, tra diretti e indiretti. Il primo fronte della crisi della Ex Ilva in Piemonte è quello di Novi Ligure, in provincia di Alessandria. Con 550 lavoratori, già in parte in cassa integrazione, lo stabilimento dispone di scorte di materia prima sufficienti solamente fino ai primi giorni di dicembre. Senza nuovi rotoli di acciaio da Taranto, la produzione si fermerà completamente. Le assemblee dei giorni scorsi nella città alessandrina - oltre 250 partecipanti, tra cui molti lavoratori in cig - hanno confermato un clima teso. La prospettiva di una “fermata lunga” fino a marzo, unita all’assenza di un piano industriale chiaro, alimenta un senso di abbandono e di allarme sociale che coinvolge l’intera città. Nel sito di Racconigi, dove lavorano circa 90 addetti, lo scenario è già gravemente compromesso: oggi il 90% del personale lavora a rotazione in cassa integrazione, in un impianto che da tempo opera ben al di sotto delle sue potenzialità. Il rischio concreto è che questo modello venga replicato negli altri stabilimenti piemontesi, trasformando situazioni temporanee in una dismissione permanente. A Gattinara, dove lavorano un centinaio di persone, il rischio di uno stop produttivo dovuto all’assenza di coils è altrettanto elevato.

Dopo lo sciopero generale di 24 ore, che ha coinvolto tutti gli stabilimenti del gruppo, continuano le assemblee e le mobilitazioni dei lavoratori a difesa dei posti di lavoro. “Siamo preoccupati soprattutto del futuro degli impianti piemontesi dell’ex Ilva, a partire dal sito di Novi Ligure che è il più grande e che occupa direttamente diverse centinaia di persone e dà lavoro a tantissime altre dell’indotto - spiega il segretario generale di Fim Piemonte, Tino Camerano -. Per noi diventa fondamentale comprendere come si va avanti. Servono al più presto garanzie da parte del governo per la continuità della produzione e la tenuta occupazionale”. In attesa dell’incontro del 28 novembre, a Roma, convocato dal ministro Urso per parlare degli stabilimenti ex Ilva del Nord, anche la Regione Piemonte - che da un paio d’anni ha attivato un Tavolo permanente sulla vertenza che riunisce, oltre al presidente e al vicepresidente della Giunta regionale, i sindacati, le Province e i Comuni in cui si trovano i tre stabilimenti - segue passo dopo passo la situazione. “È evidente - hanno dichiarato il presidente della Regione Piemonte,Alberto Cirio e il vicepresidente della Regione Piemonte Elena Chiorino - che la contrarietà del Comune di Taranto all’attracco della nave rigassificatrice in grado di garantire un adeguato livello della produzione anche in questa fase di incertezza rischia di mettere in difficoltà migliaia di lavoratori e di ostacolare un percorso indispensabile per rendere la gara sull’Ilva davvero attrattiva per imprenditori solidi. Serve responsabilità istituzionale, non fughe ideologiche”. Per i segretari generali Cisl di Piemonte e Cisl Alessandria-Asti, Luca Caretti e Marco Ciani: “La Cisl continuerà a sostenere con determinazione ogni iniziativa volta a tutelare l’occupazione, la dignità dei lavoratori e il futuro industriale dei territori della regione. Non permetteremo che scelte miopi o improvvisate compromettano un comparto strategico per l’Italia e lascino senza prospettive migliaia di famiglie. Il settore dell’acciaio è strategico sia per l’economia nazionale sia per quella piemontese che vanta una forte presenza di industrie manifatturiere. Le nostre priorità restano quindi la continuità produttiva e le tutele per i lavoratori diretti e dell’indotto”.

Rocco Zagaria

( 25 novembre 2025 )

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