Il comparto moda, abbigliamento e tessile è in continua sofferenza e ancora nell’ultimo tavolo al Mimit è stata ribadita la necessità di una visione industriale di medio-lungo periodo e di urgenti misure a sostegno del settore. A ribadirlo sia le associazioni industriali come Confindustria Moda e Federmoda sia i sindacati di categoria Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec. Ma c’è di più. I sindacati sono preoccupati i e cominciano ad avere qualche perplessità sull’efficacia degli incontri al Mimit. “Mentre ragioniamo, insieme alle controparti, su come consolidare e sostenere in Italia la complessa filiera della Moda - lamentano i sindacati - assistiamo a ripetuti e diffusi fenomeni di illegalità, legata ad appalti e subappalti, da parte di grandi marchi. Loro Piana è solo l’ultimo caso ed è sconcertante che gli attori istituzionali non siano in grado di costruire un sistema obbligatorio di certificazione della legalità su scala nazionale della filiera, che garantisca lavoro e salari dignitosi, l’applicazione dei Ccnl sottoscritti dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente maggiormente rappresentative, condizioni di salute e sicurezza e il contrasto al dumping, a garanzia di tutta la manifattura”.
Nel corso dell’incontro il presidente di Confindustria Moda Luca Sburlati ha approfondito i quattro assi prioritari per il rilancio della filiera: attuazione del Piano Italia per la Moda, approvazione del decreto Epr (Responsabilità Estesa del Produttore) tessile, rafforzamento immediato delle misure sulla legalità e continuità degli strumenti di sostegno al reddito, in particolare per le Pmi. Tutto questo calato in contesto non proprio favorevole. “La guerra commerciale è già in atto - proseguono Filctem, Femca e Uiltec -. Gli ordini vengono disdetti dalla sera alla mattina e c’è grande incertezza sui dazi. La crisi appare più strutturale che contingente. Per contrastarla occorrono investimenti stabili che salvaguardino la competitività delle produzioni e politiche industriali di medio e lungo periodo. Nella fase di trasformazione necessaria servono contestualmente il rafforzamento degli ammortizzatori sociali e processi di formazione e aggiornamento delle competenze professionali”.
Durante l’incontro sono stati anche annunciati provvedimenti a sostegno del settore tra cui 250 milioni di euro come versione aggiornata del credito di imposta per il sostegno del design e della realizzazione dei nuovi campionari per il rilancio del comparto della Moda, l’estensione e la facilitazione per l’accesso alla cassa integrazione per il settore ed infine l’etichettatura digitale del marchio Made in Italy, certificata dall’Istituto poligrafico zecca dello Stato.
“Ma cosa realmente intendiamo per ‘Fatto in Italia’? - si chiedono i sindacati -. Ad oggi, a determinare le caratteristiche finali dei prodotti ‘Made-in’, può essere anche solo la loro ultima fase di trasformazione e lavorazione svolta sul territorio nazionale. Per salvaguardare la filiera, dovremmo rivedere questi criteri”.
Filctem, Femca e Uiltec chiedono quindi di essere maggiormente coinvolte nella costruzione di nuove proposte. “Riteniamo necessario - ribadiscono - indirizzare gli investimenti anche su revamping degli impianti, salute e sicurezza, attrattività del settore per i giovani”. E concludono: “Auspichiamo che le misure a sostegno della Moda siano strutturali e per tutte le dimensioni di impresa. Il settore non può vivere nell’incertezza della copertura economica delle misure a suo sostegno”. Da parte sua il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha ribadito che il Piano Italia Moda “risponde proprio all’esigenza di consolidare la filiera delle Pmi e degli artigiani”. Il salvataggio de La Perla, infatti, sarebbe “il simbolo del rilancio di un’icona del Made in Italy e della comune volontà di non mollare”.
Sara Martano