Si chiama FIPA, Fabbrica Italiana Produzione Autoveicoli, la nuova società pronta a rilanciare la Lear Corporation, azienda americana attiva nella produzione di sistemi per sedili e sistemi elettrici ed elettronici per l’industria automobilistica, con sede a Grugliasco, nel torinese, e in crisi da diversi anni. È una newco con tre soci: il concessionario milanese Fassina, l’investitore cinese (Gantou) e l’imprenditore di origini cinesi (Angelo Sun Wenyu), già presente in Italia.
Secondo il nuovo progetto di reindustrializzazione, presentato al Mimit, la nuova società assemblerà nello stabilimento Lear di Grugliasco e commercializzerà per l’Europa i quadricicli elettrici Desner, già presenti sul mercato, con un investimento iniziale tra gli 80 e i 100 milioni. Obiettivo iniziale: 20mila veicoli all’anno. Assorbirà tra i 200 e i 250 dipendenti su 376 oggi ancora in forza alla Lear. Nelle prossime settimane partiranno due tavoli: il primo sul piano industriale e l’altro sul piano sociale, con verifiche in sede ministeriale. Si punta ad arrivare a un accordo quadro vincolante entro metà novembre.
“Il nuovo progetto industriale - fanno sapere in una nota Fim Fiom Uilm - rappresenta naturalmente una speranza per i lavoratori di Lear, per cui come sindacato siamo pronti a iniziare un confronto serrato, ma riteniamo necessario procedere anche con prudenza, per le difficoltà insite in tutte le reindustrializzazioni e per la distanza fra il fabbisogno di lavoratori oggi dichiarato da FIPA e l’attuale organico di Lear da ricollocare pari a quasi 380 persone. Al Ministero chiediamo di verificare la forza finanziaria e di mercato dei soci investitori. Con Lear siamo invece pronti a intraprendere un confronto su cosa potrà rimanere sul territorio torinese, sulla apertura di una procedura di uscite volontarie incentivate. Infine, con Lear e con la FIPA dobbiamo discutere le condizioni di passaggio, che per noi devono essere tali da offrire le massime tutele possibili salariali e normative”. Il prossimo incontro al Mimit è previsto per il 9 ottobre, ma sarà preceduto da un confronto diretto sindacale in sede territoriale.
“La reindustrializzazione dello stabilimento Lear di Torino - rimarca la vicepresidente e assessora al Lavoro del Piemonte, Elena Chiorino - è il frutto di un lavoro incessante, discreto e silenzioso, coordinato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con la collaborazione di Regione Piemonte, Ministero del Lavoro, sindacati e di tutte le parti coinvolte. La Regione continuerà a seguire tutto il processo di acquisizione, assicurandosi che l’operazione tuteli pienamente l’occupazione e i diritti di chi costruisce ogni giorno il futuro dello stabilimento. E per i lavoratori che non vedranno formalizzata una riassunzione siamo già da tempo al lavoro con le politiche attive al fine di accompagnarli in percorsi di ricollocazione adeguati”.
Per il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso: “Questo progetto si inserisce pienamente nella nostra strategia di reindustrializzazione e di rafforzamento della filiera dell’automotive, importante soprattutto in una fase di grande trasformazione del settore. Continueremo a monitorare la salvaguardia dei posti di lavoro e il reale rilancio industriale del sito, in stretto dialogo con l’azienda, le istituzioni locali e le parti sociali”.
Più cauto il giudizio dei sindacati. Per Mimmo Ciano, storico delegato Fim della Lear di Grugliasco: “È presto per cantare vittoria. Vanno approfonditi i termini dell’operazione, a partire della costituzione della nuova società che non c’è ancora. Per noi questo progetto di reindustrializzazione rappresenta certamente l’unica vera alternativa alla chiusura, ma oggi siamo ancora dipendenti di una multinazionale. Prima di fare un salto nel buio, bisogna essere certi di questo nuovo progetto industriale. Quindi, cautela. Il nostro obiettivo rimane quello di non lasciare indietro nessuno, soprattutto quelli che non verrebbero ricollocati”.
Rocco Zagaria