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Diritti 

Se il lavoro è periferia esistenziale 

I lavoratori sfruttati, nelle fabbriche e nelle miniere. I lavoratori in nero. La terribile realtà dei bambini costretti a lavorare. Chi si è suicidato perché durante la pandemia ha perso il lavoro. I ”poveretti” che frugano nelle discariche.
Papa Francesco, nell’udienza generale di mercoledì, ha esternato il suo dolore per tutte quelle persone nel mondo ferite nella propria dignità, per il lavoro ”spesso ostaggio dell’ingiustizia sociale”; e ha lanciato un appello ai governanti che ”devono dare a tutti la possibilità di guadagnare il pane, perché questo guadagno dà loro la dignità. Il lavoro è un’unzione di dignità”.
Nel discorso - ricco di passaggi a braccio - incentrato sul tema ”San Giuseppe il falegname”, il Pontefice ha invitato i fedeli a osservare un momento di silenzio ”ricordando quegli uomini, quelle donne disperati perché non trovano lavoro”; e a pensare alle vittime, a coloro i quali ”schiacciati da un peso insopportabile, sono arrivati a un punto di togliersi la vita”. San Giuseppe nei Vangeli viene definito falegname o carpentiere. ”Un mestiere piuttosto duro, che dal punto di vista economico non assicurava grandi guadagni”. Questo dato biografico di Giuseppe e di Gesù ”fa pensare a tutti i lavoratori del mondo, in modo particolare a quelli che fanno lavori usuranti nelle miniere e in certe fabbriche; a coloro che sono sfruttati con il lavoro in nero; alle vittime del lavoro - abbiamo visto che in Italia ultimamente ce ne sono state parecchie -; ai bambini che sono costretti a lavorare e a quelli che frugano nelle discariche per cercare qualcosa di utile da barattare”. Aggiunge Bergoglio: ”Pensiamo ai lavoratori nascosti, ai lavoratori che fanno lavori usuranti nelle miniere e in certe fabbriche; a coloro che sono sfruttati con il lavoro in nero, a coloro che danno lo stipendio di contrabbando, di nascosto, senza la pensione, senza niente”.
Per il Pontefice ”non si tiene abbastanza conto del fatto che il lavoro è una componente essenziale nella vita umana, e anche nel cammino di santificazione”. Lavorare non solo serve per procurarsi il giusto sostentamento, ”è anche un luogo in cui esprimiamo noi stessi, ci sentiamo utili, e impariamo la grande lezione della concretezza, che aiuta la vita spirituale a non diventare spiritualismo”. Purtroppo però ”il lavoro è spesso ostaggio dell'ingiustizia sociale e, più che essere un mezzo di umanizzazione, diventa una periferia esistenziale”.
Giampiero Guadagni

( 12 gennaio 2022 )

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