Martedì 7 maggio 2024, ore 18:30

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Fermo, condannare non basta più

C’è sgomento a Fermo, all’indomani del brutale omicidio di Emmanuel Chidi Namdi, pestato a sangue dopo che era intervenuto per difendere la propria compagna dagli insulti di un ultrà. La donna ora è rimasta sola. Chinyery, raccontano, “sta male, è sconvolta, completamente sotto choc e inconsolabile per la perdita di Emmanuel”. Dopo la morte del compagno, è stata trasferita dal seminario vescovile di Fermo, dove era ospite con lui, in un'altra struttura di accoglienza. “E' seguita dai medici, e da alcune suore. Cerchiamo di farle coraggio, ma in Italia ormai è completamente sola, non ha parenti, nessuno”. A trovarla sono andati alcuni amici conosciuti nel seminario di Fermo.

Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, in una nota nella quale esprime la vicinanza del sindacato alla donna, chiede "una risposta forte delle istituzioni e della società civile contro l'odio razzista e la xenofobia". "L'Italia - aggiunge è stata un paese di migranti, che ha vissuto sulla propria pelle il dramma dell'emarginazione sociale e spesso anche della violenza. Per questo l'uccisione del giovane profugo, Emmanuel Chidi Namdi, massacrato a pugni, calci e con una spranga da un ultrà della squadra locale, è un fatto talmente vergognoso che merita non solo una condanna unanime da parte delle istituzioni, della società civile e di tutti i cittadini italiani, ma soprattutto sollecita una azione concreta di sostegno a quanti, come la Comunità di Capodarco di Don Vinicio Albanesi, ogni giorno si battono nel nostro paese per le ragioni della solidarietà, dell'accoglienza pacifica e dell'integrazione sociale dei tanti profughi che scappano dalla guerra, dalla miseria e dalla fame".

Intanto l’assassino, Amedeo Mancini, è stato fermato per "omicidio preterintenzionale con l'aggravante della finalità razziale". Lo ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano al termine del comitato per l'ordine e la sicurezza tenutosi stamane in prefettura a Fermo.

Ma come spiegare quanto accaduto? Don Vinicio Albanesi, che ospitava i due profughi presso la propria comunità, parla del disagio che si respira in città. "Qui ci sono paesi immobili da centinaia di anni, che non hanno mai visto forestieri - sottolinea -, e ora la gente vede i ragazzi di razze diverse che chiedono l'elemosina, commerciano sulle spiagge, girano per la città. Il problema è anche che i migranti restano senza risposte per uno, a volte anche 2 anni. Occorre regolare le loro posizioni da un lato e tranquillizzare la gente del posto dall'altro". Don Vinicio per altro non intende abbandonare i "suoi" migranti. "Farò ogni sforzo per farli integrare e ci sono tutti i presupposti per riuscirci".

(Domani su Conquiste Tabloid l'editoriale di Annamaria Furlan)

( 7 luglio 2016 )

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