Sabato 4 maggio 2024, ore 9:24

Lavoro 

Riduzione orario priorità per due occupati su tre 

Ridurre il tempo di lavoro è l'obiettivo per il futuro di oltre 6 occupati italiani su dieci. E spesso le dimissioni sono una fuga verso un lavoro migliore: tra i lavoratori con meno di 60 anni dimessisi dal lavoro, il 67% entro tre mesi si è ricollocato in un altro impiego. Sono questi i principali risultati del nuovo rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale che descrive come ”nuovo paradosso italiano” la voglia di lavorare meno e il mercato del lavoro dinamico. I dati indicano che il 67,7% degli occupati italiani in futuro vorrebbe ridurre il tempo dedicato al lavoro: lo desidera il 65,5% dei giovani, il 66,9% degli adulti e il 69,6% degli over 50. Già oggi il 30,5% degli occupati (il 34,7% tra i giovani) dichiara di impegnarsi nel lavoro lo stretto necessario, rifiutando gli straordinari, le chiamate o le mail fuori dall'orario di lavoro ed eseguendo solo quel che gli compete per mansione. Per il 52,1% degli occupati il lavoro attualmente influenza meno la vita privata rispetto al passato, perché si dedica ad attività e ha valori che reputa più importanti. Condivide tale condizione il 54,2% dei giovani, il 50,1% degli adulti e il 52,6% degli anziani. Quasi il 28% ha rinunciato a un lavoro migliore di quello attuale perché la sede era troppo distante dalla propria abitazione. Il rapporto sottolinea il dinamismo del mercato del lavoro italiano che vede un livello record di occupazione e un aumento della stabilità. In questo contesto l'81,8% degli occupati sa cos’è il welfare aziendale (il 32,7% in modo preciso e il 49,1% a grandi linee), mentre nel 2018 era il 60,2%. In questo contesto il welfare aziendale ”può diventare uno degli strumenti migliori per trattenere o attrarre i lavoratori”. Tra i lavoratori che ne beneficiano l'84,3% lo vorrebbe potenziato, e tra coloro che non ne beneficiano l'83,8% vorrebbe fosse introdotto nella propria azienda. Inoltre, il 79,5% degli occupati apprezzerebbe un aumento retributivo sotto forma di una o più prestazioni di welfare. In generale, il 61,5% degli occupati reputa adeguata l'attenzione aziendale in relazione alle esigenze dai lavoratori con figli, il 71% quella alle esigenze delle donne che rientrano dalla maternità, il 62,9% alle esigenze delle persone con una salute fragile, e il 52,3% alle condizioni basiche dei lavoratori, ad esempio la sicurezza. Invece, per il 61,7% degli occupati l'azienda non è abbastanza attenta al benessere psicofisico generale di tutti i lavoratori, anche di quelli senza problematiche specifiche. Sottolineano di più questo deficit di attenzione aziendale gli impiegati (62,3%) e gli operai (68,4%).
Le dimissioni dal lavoro dei genitori nel primo anno di vita dei figli hanno coinvolto oltre 61 mila persone in Italia nel 2022, in forte aumento dal 2017, quando erano state 39.738. E il costo professionale dei figli per le madri resta più alto in Italia rispetto agli altri grandi paesi europei. Il tasso di occupazione delle donne con figli è pari al 58,6%, quello degli uomini con figli all'89,3%. Nel 2022 le dimissioni e risoluzioni consensuali dal lavoro relative a genitori con figli sino a un anno di età, hanno coinvolto 44,7 mila madri e 16,7 mila padri. Riguardo alle ragioni delle dimissioni, il 41,7% delle madri e il 2,8% dei padri si sono dimessi per difficoltà a conciliare il lavoro con la cura dei figli a causa della carenza dei servizi di cura, e il 21,9% delle madri e il 4,3% dei padri per difficoltà nel conciliare lavoro e cura dei figli a cause di problematiche legate al lavoro in azienda.
Il tema della riduzione del lavoro è al centro della piattaforma dei sindacati metalmeccanici appena presentata. Commenta il segretario generale della Fim Cisl Benaglia: ”Dal rapporto Censis Eudaimon emerge un cambiamento valoriale importante e trasversale. Il welfare è un pilastro sempre più robusto nel rapporto tra il lavoratore, il lavoro e le imprese. Sta salendo dai pavimento delle officine l'esigenza di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese”.
Giampiero Guadagni

( 21 febbraio 2024 )

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