Venerdì 26 aprile 2024, ore 9:23

Aumentano le occasioni di incidenti parlamentari

Il Governo Gentiloni potrebbe rischiare la propria stabilità sulla questione dei voucher, e stavolta il tentennamento di un equilibrio di maggioranza già precario arriva dall'ala sinistra, almeno così pare se Mdp, il Movimento dei Democratici e Progressisti, quello di Bersani e D'Alema per intenderci, terrà fede ad un aut aut annunciato. È accaduto che durante la riunione di maggioranza sulla manovrina, il capogruppo in commissione Bilancio Tea Albini, di Mdp, abbia dato un segnale chiaro: se non saranno tolti dal tavolo tutti gli emendamenti che riguardano la nuova normativa sui voucher, il Movimento dei Democratici e Progressisti lascerà la maggioranza. Il viceministro all'Economia Enrico Morando avrebbe replicato che, siccome la questione a questo punto diventa politica, ne dovrà parlare con il premier Paolo Gentiloni ed a quel punto la Albini avrebbe lasciato i lavori della riunione. La questione dei voucher, del resto, è uno dei nervi scoperti a sinistra del PD, con la Cgil che da mesi porta avanti una campagna martellante per cancellarli e adesso anche con il partito di Bersani che alza la voce verso il governo Gentiloni. "Se con gli emendamenti alla manovra di correzione si fanno entrare dalla finestra gli stessi voucher che sono stati fatti uscire dalla porta noi faremo le barricate", in sintesi è questa la spada di Damocle che grava sul Governo che già ha il suo bel daffare sui provvedimenti economici. L'attacco di Mdp sui voucher arriva nel momento in cui Gentiloni ed il suo Esecutivo stanno appunto studiando gli emendamenti per regolare il lavoro accessorio, dopo l’abolizione dei voucher decisa per disinnescare il referendum abrogativo sostenuto dalla Cgil. Il capogruppo alla Camera di Mdp Francesco Laforgia va giù duro: "Dopo averli cancellati sol per paura di un referendum popolare della Cgil la rinascita di questo strumento di precarietà sotto mentite spoglie sarebbe per noi inaccettabile. Piuttosto si segua un percorso più lineare che reintroduce i voucher per uso domestico approvando la proposta di legge che noi abbiamo presentato". L’obiezione sollevata da Mdp, spiega il bersaniano Alfredo D’Attorre, sarebbe di metodo e di merito insieme. Di metodo perché lo strumento non può essere quello di emendamenti alla manovra correttiva, e per di più introdotti "di soppiatto" e senza aver "concertato con la Cgil". E di merito perché, ferma restando l’apertura di Mdp alla reintroduzione dei voucher per uso domestico, resta il no all’intenzione del governo di reintrodurli anche per le piccole imprese al di sotto dei 5 dipendenti. Per il viceministro dell'Economia Enrico Morando parlare di braccio di ferro e di crisi nella maggioranza (non va dimenticato che con i suoi voti Mdp risulta decisiva in Senato) è "prematuro". Ma la questione potrebbe scoppiare già nei prossimi giorni visto che il Governo ha fatto capire di voler procedere non escludendo la fiducia. Matteo Renzi, intanto, ha mandato un messaggio a Palazzo Chigi e pure a Mdp: "Eliminare i voucher senza una soluzione alternativa sarebbe una follia. Ma il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che sta lavorando con tutto il nostro appoggio e sostegno, ha preso un impegno e io ne sono contento". Quanto a Mdp, sui voucher non pare avere nessuna intenzione di mollare sull'argomento. Del resto già tempo fa, Roberto Speranza, coordinatore nazionale di Mdp, su questo tema era stato esplicito: sui voucher "non si tratta di evitare il referendum, ma di trovare una risposta a una nuova grande questione di precarietà. Il Parlamento ha ancora un margine di tempo, ma non si può far finta di nulla". Lo diceva a marzo aggiungendo anche che "nel giro di 7 giorni o c’è uno scatto di reni e si trova una soluzione utile con l’azione di governo oppure io inizierò la campagna elettorale per il Referendum". Da allora sono passate alcune settimane e il tema voucher si ripresenta nella sua attualità che divide il centrosinistra al Governo, con Pd da una parte e Mdp dall'altra. Sullo sfondo ovviamente anche il rapporto con la Cgil: la campagna per il no al referendum pare aver allargato il fossato tra il sindacato della Susanna Camusso e il Pd di Renzi, avvicinando la Cgil al partito di Bersani. Un fossato dove oggi potrebbe cadere il Governo Gentiloni? Lo scopriremo presto.

( 19 maggio 2017 )

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