Sabato 27 aprile 2024, ore 6:59

Cosa c’è dietro il duello tra Renzi e Calenda

Matteo Renzi e il ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda, la norma anti-scorreria e il Def che ci annuncia già che quest’anno le tasse per gli italiani non caleranno e che dal 2018 dovrebbe addirittura aumentare. Prima delle tasse e di altre misure, però, vediamo la questione dello scontro tra Renzi e Calenda. E’successo che i renziani abbiano bloccato la norma anti-scorrerie nella manovrina approvata, salvo intese, dal Consiglio dei ministri e fortemente volute da Calenda. Matteo Renzi e i suoi fedelissimi avrebbero scelto la via “dell'intransigenza - annota l’Huffington Post - perché timorosi del fatto che la norma potesse avvantaggiare Mediaset. La norma è invece molto caldeggiata dal ministro dello Sviluppo economico ma non in chiave Mediaset. Fonti del Mise, infatti, hanno spiegato che la stessa norma ‘non ha alcun effetto retroattivo e non è applicabile in alcun modo nel caso Vivendi-Mediaset, come più volte pubblicamente dichiarato dal ministro Calenda. L’obiettivo della norma, mutuata dall’ordinamento francese, è quello di garantire trasparenza circa le intenzioni dell'investitore relativamente alle operazioni aventi ad oggetto l'acquisto di almeno il 10% del capitale di una società quotata”. La norma anti-scorreria, di cui si era ipotizzato un inserimento nel ddl concorrenza, fissava nel 10 per cento la soglia azionaria, superata la quale un investitore sarebbe stato obbligato a diffondere una lettera di intenti. Mentre per vedere come finirà il “du - ello”tra Renzi e Calenda non ci resta che attendere, un’occhiata alle misure contenute nel Def la possiamo dare subito. A cominciare dalla sparizione del taglio delle aliquote Irpef che pure era tra gli obiettivi principali fissati dal Governo. Resta, invece, la riduzione del cuneo fiscale. Il nuovo Programma Nazionale di Riforma, uno dei tre macro capitoli di cui si compone il Def, indica infatti come ”cruciale il taglio del cuneo fiscale per ridurre il costo del lavoro e aumentare parallelamente il reddito disponibile dei lavoratori”. La riduzione delle aliquote era l'ultimo tassello del piano triennale di riduzione fiscale messo a punto dall'ex premier Renzi e che prevedeva, nel 2018, proprio un intervento sugli scaglioni Irpef. Non solo. Ma come accennavamo all’inizio, il governo prevede anche un aumento della pressione fiscale a partire dal prossimo anno: dal 42,3% del 2017 al 42,8% per il biennio2018-2019. Un incremento imputabile però unicamente all'innalzamento delle aliquote Iva previsto dalla clausola di salvaguardia attualmente ancora in vigore. Clausole che però il governo si è impegnato a disinnescare con la prossima legge di bilancio. Staremo a vedere, sperando che il vecchio monito di Ennio Flaiano, grande scrittore dei nostri difetti nazionali - ”in Italia il provvisorio diventa definitivo” - non si avveri anche stavolta. Altri due capitoli da considerare, nel Def, sono la spending review e la lotta ala povertà. Cominciamo dalla prima. Sul fronte della spending review il Governo programma tagli per almeno un miliardo l'anno. ”Dal lato della spesa - si legge nel testo - anche sulla scorta della riforma della procedura di formazione del bilancio, si attuerà una nuova revisione della spesa”. ”Le Amministrazioni centrali dello Stato contribuiranno al conseguimento degli obiettivi programmatici con almeno un miliardo di risparmi di spesa all'anno”. Quanto alle prospettive di crescita, non si esclude un ritocco al rialzo delle stime. ”Il miglioramento dei dati economici - si legge nelle premesse - e delle aspettative nelle economie avanzate, Italia compresa, potrebbe giustificare una significativa revisione al rialzo della previsione di crescita del Pil per il 2017”. Infine, il tema della lotta alla povertà. Per combattere l’impoverimento degli italiani, le risorse stanziate dal governo ammontano complessivamente a 1,2 miliardi nel 2017 e 1,7 nel 2018.Tre gli ambiti di intervento: il varo del reddito di inclusione, il riordino delle prestazioni assistenziali e il rafforzamento e coordinamento degli interventi in materia di servizi sociali. Tasse che non calano, lotta alla povertà, ulteriori tagli alle spese: tutte misure che hanno il sapore di un Paese ancora in crisi. Speriamo di sbagliarci.

( 14 aprile 2017 )

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