Venerdì 26 aprile 2024, ore 8:12

Dna:mafie infiltrano le attività economiche

Se in giro per il mondo, come simbolo dell'Italia, ancora c'è chi affianco all'immagine del Colosseo espone la foto di Totò Riina o una vecchia copertina di un giornale straniero con una pistola dentro ad un piatto di spaghetti, beh significa che la malavita come una delle metafore del nostro Paese all'estero ancora ha una sua realtà. E se qualcuno in Italia avesse ancora dei dubbi su questa percezione, a toglierglieli ci pensa il quadro tracciato dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dna) presentata in questi giorni al Senato dal Procuratore nazionale Franco Roberti e dalla presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, nella relazione con cui annualmente viene fatto il punto sulle attività svolte dalle diverse Dda. Il 2016 - emerge dal documento - "è stato un anno di successi, investigativi e processuali, ma le mafie storiche non sono in crisi. Al massimo, stanno cambiando pelle e strategia per meglio adattarsi ai vuoti provocati da arresti e condanne e alle modificazioni del mercato. Fatta eccezione per Napoli città, dove il periodo di fibrillazione dovuto ad arresti e condanne di capi storici ha dato la stura a un aumento della violenza sanguinaria dei clan, oggi guidati da giovanissimi e incontrollabili leader, le mafie sembrano aver optato per una strategia di controllo del territorio diversa ma altrettanto efficace". C'è poi un passaggio che rende ancora più tragico il quadro complessivo e questo passaggio riguarda il rischio che le mafie diventino autorità pubbliche, in grado di governare processi e sorti dell'economia. "L'uso stabile e continuo del metodo corruttivo-collusivo da parte delle associazioni mafiose - si legge nella relazione - determina di fatto l'acquisizione (ma forse sarebbe meglio dire, l'acquisto) in capo alle mafie stesse, dei poteri dell'autorità pubblica che governa il settore amministrativo ed economico che viene infiltrato. Acquistato, dal sodalizio mafioso, con il metodo corruttivo collusivo, il potere pubblico che viene in rilievo e sovraintende al settore economico di cui si è intenso acquisire il controllo, questo viene, poi, illegalmente, meglio, criminalmente, utilizzato al fine esclusivo di avvantaggiare alcuni (le imprese mafiose e quelle a loro consociate) e danneggiare gli altri (le imprese e i soggetti non allineati)". Una fotografia complessiva angosciante, oltreché di grande preoccupazione per le sorti civili e di patto sociale democratico di questa nostra Italia. Anche perché, sempre dalla relazione emerge che "spesso, è la stessa organizzazione mafiosa che, avendo acquisito le necessarie capacità tecniche e le indispensabili relazioni politiche, individua essa stessa il settore nel quale vi è possibilità di ottenere finanziamenti e, quindi, conseguenzialmente, indirizza ed impegna la spesa pubblica. Si tratta del vulnus più grave alla stessa idea, allo stesso concetto di autonomia locale". E ancora: "Individuati i fondi necessari, pagato o promesso il corrispettivo al politico che ha dato il via libera e attribuito il finanziamento all'ente locale, chiude il primo passaggio, il primo step, e l'opera può essere messa a gara", scrive il Procuratore Roberti, sottolineando come "l'impresa del cartello o un professionista incaricato, redige integralmente il bando di gara e lo consegna agli uffici amministrativi pubblici spesso neppure attrezzati tecnicamente a redigerlo". Peggio di così, sarebbe difficile. Urge cambiamento. Immediato,

( 23 giugno 2017 )

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