Venerdì 26 aprile 2024, ore 13:34

Legittima difesa. Un pasticcio morto in culla

Legittima o stupida difesa? La domanda, avrebbe detto Antonio Lubrano ai tempi del suo ‘Mi Manda Raitre’, “sorge spontanea” visto che a poche ore dall’approvazione del testo alla Camera, quel testo sulla legittima difesa l’hanno sconfessato (lasciando perdere le opposizioni, dalla Lega ai M5S) sia Matteo Renzi, leader del Pd, partito che è il principale azionista del Governo, che l’ha definita poco chiara sia Pietro Grasso, il presidente del Senato che l’ha criticata di rimbalzo, sottolineando un “meno male che va a Palazzo Madama” per l’approvazione, appunto, del Senato. Prima di entrare nel merito politico delle polemiche di queste ore sul testo approvato dalla Camera per la legittima difesa, vediamo di evidenziare i passaggi che più sono stati oggetto di critiche. La parte del testo più bersagliata pure dal popolo dei social è quella del passaggio "giorno e notte", quel discrimine orario che ha fatto venire molti dubbi anche a Matteo Renzi, al punto da fargli richiedere un cambio di rotta con parole nette “da parte mia – ha detto Renzi - inviterò i senatori a valutare di correggere la legge nella parte in cui risulta meno chiara e logica, visto che io per primo ho avuto e ho molti dubbi”. Nelle sue critiche Renzi, quando si dice a volte le coincidenze dei corsi e ricorsi storici, ha trovato un alleato in Pippo Civati, tra i fondatori di Sinistra Italiana, e accanto a Renzi anni fa, era il 2010, nella Prima Leopolda che lanciò l’idea della rottamazione (già dall’anno successivo le strade dei due si separeranno): "Quella appena approvata – ha sottolineato Civati - è una norma che peggiora e pasticcia la legge esistente. Una norma che permette l'uso delle armi in modo sconsiderato. Chi chiede più armi in realtà otterrà meno sicurezza e più lutti". Prima della critica netta di Renzi, per la verità, a difendere la legge i deputati del Pd e della maggioranza, si erano spesi molto. Il deputato democratico David Ermini, su Twitter, spiegava che "chi dice che la legittima difesa scatta solo la notte si è fermato ad "ovvero" e basta leggere il testo intero. Ovvero è una disgiuntiva per cui o in tempo di notte o (sempre) quando c'è intrusione con violenza su cose o persone o minaccia o inganno". La legge recita: "Si considera legittima difesa la reazione a un’ag - gressione commessa in tempo di notte ovvero a seguito dell’introduzio - ne nei luoghi ivi indicati con violenza alle persone o alle cose ovvero con minaccia o con inganno". Ora, il dover sottolineare l’aspetto linguistico di “ovvero” altro non fa che evidenziare come si potrebbero aprire - una volta approvata pure dal Senato senza nessuna modifica (cosa che già in queste ore sembra scongiurata, il testo al 99% cambierà) – questioni interpretative su un tema così dirimente che attiene alla legittimità o meno di usare un’arma per difendersi in casa. E qui sta il vero nodo della miopia della nostra classe politica: si prende un tema che tocca la pancia e le paure degli italiani, i furti in casa, i ladri che rubano, le paure per la propria incolumità e per quella delle persone care, e si dà una soluzione a metà. Il punto che la politica dovrebbe affrontare una volta per tutte è dunque netto: la legittima difesa deve essere legale oppure no? Se la risposta è sì, allora si legiferi in questo senso, in maniera inequivoca, in modo da ridurre a zero (o perlomeno al minimo) gli spazi di interpretazione in fase giudiziaria. Se invece la maggioranza dei nostri parlamentari è convinta, per coscienza e diritto, che non vada resa legale la legittima difesa, beh lo dicano e non facciano nessuna legge. Certo, reggere l’urto con una parte dell’opinione pubblica sarà difficile, richiederà coraggio mentre alcune parti politiche attaccheranno la maggioranza per la mancata approvazione della legittima difesa, ma almeno sarà stata presa una decisione chiara. La politica che governa (ma anche chi fa opposizione) in fondo ha il dovere del coraggio delle scelte e si deve prendere le proprie responsabilità. Senza troppi “ovvero” di mezzo. E per evitare di finire sulla graticola costante dell’ironia e della sfiducia da parte dei propri cittadini. “Niente – ripeteva spesso Jean-François Paul de Gondi, più noto come il Cardinale di Retz, frondista nella Francia del Seicento ed avversario del Cardinale Mazzarino – per il Potere è peggiore del ridicolo”. Un memento che vale ancora oggi.

( 6 maggio 2017 )

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