Venerdì 26 aprile 2024, ore 19:54

Parisi prova a raccogliere i cocci del centrodestra

Il centrodestra prova a ripartire da una sconfitta, seppur di poco. Da Milano, dove ha perso le elezioni amministrative contro il Pd ed il centrosinistra nonostante nell'ultima tornata elettorale il partito di Matteo Renzi sia andato maluccio in diverse città. La ripartenza del centrodestra si chiama Stefano Parisi, che a La Stampa, in una intervista annuncia la sua discesa in campo. Parisi, parole sue, si candida a "dare una mano" per cercare di raccogliere i cocci di un centrodestra che non esiste più, con Forza Italia al minimo storico, la Lega di Salvini e Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni che provano a costruire una destra lepenista e Silvio Berlusconi che pare avrà smarrito il tocco magico, ma dopo un ventennio e passa di politica è pure comprensibile. Parlando del centrodestra e del suo progetto Parisi non nasconde le sue ambizioni e spiega di volere "rigenerarlo con un programma liberale e popolare", lanciando l'idea di un'Assemblea costituente per le riforme "per non disperdere l'esperienza fatta a Milano". "È vero che non ho vinto. Ma ho dimostrato che il nostro schieramento era portatore di una cultura di governo che merita di essere declinata a livello nazionale come linguaggio politico e piattaforma di contenuti. Voglio provare a rigenerare il centrodestra con un programma politico liberale e popolare, alternativo al centrosinistra e concorrente con i Cinquestelle". Ecco perché a settembre ci sarà "una convention programmatica a Milano, in cui raccoglieremo idee e proposte". Già da questo incipit del progetto parisiano si colgono alcune oggettive difficoltà che l'aspirante leader dovrà superare. La prima, tornare a far prendere voti al centrodestra con lo schema politico nazionale che ormai sembra orientato verso un dualismo Renzi/Pd da una parte, Grillo/5 Stelle dall'altra. Il secondo aspetto ostico per Parisi sarà ovviamente quello di rimpiazzare una leadership carismatica seppure in crisi come quella di Silvio Berlusconi che in fondo in questi anni è stata il principale collante del centrodestra. Consapevole di tutto questo Parisi annunciato la sua scesa nell'arena nazionale, ha sottolineato come la questione principale non sarà chi sarà il leader del centrodestra, in cui il ruolo di Berlusconi non è messo in discussione: "È stato a lungo motore della parte più moderata dello schieramento, deve continuare ad esserlo. Da fondatore". E ancora: "Penso che Berlusconi guardi al mio progetto con interesse, ma io intendevo dire che coinvolgerò figure competenti. La politica ha vissuto una breve fase giovanilista, in cui sembrava un merito non aver fatto niente. Io dico invece che servono persone fresche, cioè di non lunga carriera politica, ma che abbiano dimostrato di avere capacità. Sono contro la rottamazione. A Milano penso di aver ottenuto un buon risultato perché una parte consistente della città ha riconosciuto il valore dell'esperienza e dell'affidabilità". Berlusconi padre nobile dunque par di capire e Parisi che si allena come candidato premier. Un tandem che si dovrà capire, ancora non ci sono reazioni sostanziali, di peso, se piacerà a Salvini e Meloni. Per farlo meglio digerire, questo tandem, (soprattutto dopo le incomprensioni a Roma sui candidati di centrodestra al comune, dove poi ha vinto la Raggi battendo Meloni, spinta da Lega e Fdi, e Marchini - portato da Forza Italia) ai due leader di Lega e Fratelli d'Italia, Parisi ha subito buttato in campo due temi, l'immigrazione ed il no al referendum sulle riforme costituzionali. "Partiamo dall'immigrazione", dice Parisi, "Basta con l'ipocrisia della sinistra che dice che l'unico tema è l'accoglienza. Io sono per guardare il problema in faccia e risolverlo. Quindi dico ok a riconoscere i diritti ai migranti, ma a patto che rispettino la legalità. Rigore e regole chiare". E poi c'è l'Europa: "Non basta dire che serve più Europa e poi chiedere maggiore flessibilità sui conti. Il rigore di Bruxelles sulla finanza pubblica è giusto, a essere sbagliata è la burocrazia europea che pervade l'economia, soffocandola". Quanto al referendum, Parisi ha detto che lui voterà no. Basteranno queste due indicazioni e la sua discesa a convincere Salvini e Meloni? Sembra difficile, e almeno sino a dopo il voto sul referendum costituzionale il futuro del centrodestra appare ancora disunito. Dopo, si vedrà.

( 22 luglio 2016 )

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