Venerdì 26 aprile 2024, ore 7:29

Se i sondaggi premiano il fronte anti-euro

Avanti sovranisti, a governare. I sondaggi, è vero, non sempre ci azzeccano e anzi è capitato nella storia italiana che sbagliassero a volte le loro analisi previsionali anche in modo clamoroso. Di certo però, salvo colpi di scena, di solito i sondaggi sono abbastanza misurati nell’azzeccare tendenze di voto in atto nel Paese o mutamenti nelle scelte dell’opinione pubblica. Per questo a sbirciare i dati forniti dall’ultimo sondaggio andato inonda su La7, nel Tg diretto da Enrico Mentana e realizzato da Emg Acqua, alcune domande politiche e di scenario sorgono spontanee (come avrebbe detto il vecchio Antonio Lubrano, nelle puntate pionieristiche di “Mi manda Rai 3” del secolo scorso). Sì, perché i numeri del sondaggio pubblicato dal TgLa7 dicono che, stando così le cose oggi in Italia, l’unica maggioranza possibile che uscirebbe dalle urne con l’attuale sistema elettorale sarebbe quella di un fronte anti-euro, per il ritorno alla sovranità nazionale nel concetto novecentesco, ovvero battere moneta, un fronte composto da Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Fratelli d’Italia. Certo, volendo stare ai programmi politici oltre l’euro e il ritorno alla sovranità nazionale, è difficile individuare punti in comune tra il Movimento 5 Stelle da una parte e la Lega Nord e Fratelli d'Italia dall’altra ma, come si dice nei film di James Bond, mai dire mai. Prima di entrare nel merito dello scacchiere politico e di ciò che potrebbe succedere in tema di riforma elettorale e di durata del Governo Gentiloni, anche considerando la frammentazione attuale del quadro parlamentare, diamo un’occhiata ai numeri forniti dal sondaggio di La7. Secondo la rilevazione di Emg Acqua, l'istituto guidato da Fabrizio Masia, il M5s continua la sua scalata ed oggi è al 29,1% (+0,7), primo partito contro un Pd in caduta libera al 27,6% (-0,4). Stabile la Lega Nord (al 13,3%), in calo Forza Italia all' 11,8% (-0,4), in lieve crescita Fratellid'Italia al 5,1% (+0,2). Continua la crisi di Ncd (al 2,5%, -0,2) e Sinistra italiana (all' 1,7%, -0,7), mentre i neonati Democratici e progressisti salgono al 4% (+0,2). Alla luce di questi numeri, alla Camera (maggioranza richiesta 316) solo una ipotetica intesa tra Lega, Fratelli di Italia e Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo raggiungerebbe la soglia minima, attestandosi a 318. Un segnale fortissimo al centrodestra, ma anche al Partito Democratico ed al quadro confuso di oggi che attraversa la politica italiana. La domanda di realismo politico che i leader del Pd e del centrodestra moderato, prima fra tutti Forza Italia di Silvio Berlusconi, dovrebbe farsi in queste ore è semplice: se in questi anni è stata possibile, a cominciare dalla Germania, la nascita di grosse coalizioni tra forza di centrosinistra e di centrodestra perché non dovrebbe essere fattibile una coalizione allargata dei populisti (usiamo questo termine per ragione di sintesi) che vada dai movimenti di destra all’anti europeismo dei 5 Stelle? In fondo quando forze eterogenee si alleano tra loro lo fanno su pochi punti in comune e su euro, immigrazione, lavoro con priorità agli italiani ed antieuropeismo, i 5Stelle, la Lega e il partito della Meloni sembrano convergere. Per questo, in queste settimane di tatanella, diciamo così, sul tema della riforma elettorale da approvare i partiti tradizionali sembrano aver perso una occasione importante. Il Pd, ormai lacerato al suo interno, e Forza Italia alla ricerca di una intesa per una coalizione di destra che non ceda lo scettro della leadership alla Lega o a Fratelli d’Italia. Una palude che non fa altro che alzare le quotazioni sul mercato elettorale di 5 Stelle, Lega e Fdi, lasciando l’elettorato moderato in uno sconcerto tra assenza di riferimenti e crisi delle ricette riformiste. Anche per questo il sondaggio del Tg di Enrico Mentana rappresenta prima ancora che una fotografia possibile e statistica delle tendenze di voto, un campanello di allarme: se l’unica maggioranza possibile sarà quella eterogena di 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia, vorrà dire infatti che il fallimenti delle classi dirigenti sarà completo, incapaci anche di dare una riforma elettorale condivisa al Paese. Come direbbero a Firenze, è primavera, svegliatevi. La politica non aspetta. Gli italiani ancora meno.

( 8 marzo 2017 )

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