Venerdì 26 aprile 2024, ore 20:53

Economia 

Recovery plan, primo ok delle Camere 

Dopo quello della Camera mercoledì sera, giovedì è arrivato il via libera anche del Senato alla risoluzione di maggioranza sul Recovery plan.
Procedure più semplici. Governance ”snella” ma con chiare attribuzioni delle responsabilità, a tutti i livelli. E progetti concentrati il più possibile sugli interventi più innovativi e di maggiore impatto. Sono le linee su cui è concentrato il governo per chiudere, nelle prossime quattro settimane, il Pnrr che, nella sua versione definitiva, passerà di nuovo dalle Camere prima di essere inviato a Bruxelles.
A rassicurare il Parlamento, che continua a reclamare coinvolgimento pieno in tutte le fasi di preparazione e attuazione del Piano italiano di Ripresa e Resilienza è il ministro dell’Economia Franco, che garantisce ”pieno utilizzo” delle indicazioni contenute nelle relazioni preparate dalle commissioni di merito nella fase finale di definizione del piano. I parlamentari che finora si sono potuti esercitare solo sul progetto del vecchio Governo, temono di non avere più voce in capitolo ma, dopo qualche discussione sulla formula da adottare, alla fine la spuntano nuove ”comunicazioni alle Camere prima della trasmissione” del Pnrr, che da regolamento prevedono un nuovo voto, in Aula ma non, quindi, un ulteriore passaggio nelle commissioni.
In queste settimane tutti i Ministeri sono al lavoro, con il ”coordinamento del Mef”, per rivedere i progetti, valutare i finanziamenti, scrivere dettagli e cronoprogramma che superino il vaglio della Commissione europea. Ma anche quelli che saranno scartati perché ”non soddisfano alcuni criteri più stringenti” non saranno ”necessariamente accantonati”: l’Esecutivo sta infatti valutando di istituire una linea di finanziamento ad hoc, complementare al Pnrr per non lasciare nel cassetto progetti meritevoli ma esclusi per i paletti europei (spese correnti, ad esempio, non sono ammesse, così come gli interventi che non si concludono entro l’orizzonte del piano, il 2026).
Ma, per il titolare di via XX settembre, saranno ”le procedure la sfida più importante”. Per questo accanto al Piano si sta preparando un primo pacchetto di norme di semplificazione per ”facilitare una efficace e tempestiva attuazione del Pnr”, cui stanno lavorando non solo il ministro della Pa Brunetta, ma anche Transizione digitale e ecologica (ad esempio sui tempi delle autorizzazioni ambientali) e il ministero delle Infrastrutture. In tutti i ministeri, ma anche negli altri livelli delle amministrazioni che saranno in prima linea, ci saranno poi ”presidi settoriali” e ”strutture di valutazione, sorveglianza e attuazione del piano”, spiega Franco illustrando lo schema della governance che, per garantire trasparenza e informazioni tempestive al Parlamento e all’opinione pubblica, prevede anche una piattaforma digitale pubblica centralizzata che seguirà passo passo tutti i progetti rendendo via via disponibili i dati e i progressi nella ”messa a terra” dei 191,5 miliardi del Recovery.
La Cisl condivide l’impostazione generale del Piano nazionale di ripresa e resilienza che il Ministro dell’Economia Franco ha illustrato nei giorni scorsi prima alla Camera poi al Senato. Tuttavia, sottolinea il segretario generale Sbarra, ”noi riteniamo che anche le parti sociali e per quel che ci riguarda il sindacato, debbano essere coinvolti in maniera chiara nella governance del Recovery Plan, in modo da fissare e condividere insieme non solo gli obiettivi da raggiungere ma soprattutto verificare l’attuazione dei progetti, i tempi, le ricadute sociali ed occupazionali, la garanzie di trasparenza, legalità e sicurezza dei lavoratori”. Per Sbarra ”bisogna aprire un confronto vero alla Presidenza del Consiglio e con i Ministeri competenti sull’utilizzo delle ingenti risorse che arriveranno dall’Europa. Questa è la richiesta che abbiamo fatto nei giorni scorsi al Presidente del Consiglio Draghi ed al Governo. Il Recovery Plan deve diventare davvero una opportunità straordinaria di ricostruzione e di rilancio del paese, ma proprio per questo ha bisogno di una grande condivisione e di una rinnovata fase di concertazione tra il Governo, le istituzioni centrali e regionali, le parti sociali , come indica la stessa Unione Europea nelle sue linee di indirizzo. Ciascuno deve fare responsabilmente la propria parte per il raggiungimento degli obiettivi”.
Giampiero Guadagni

( 1 aprile 2021 )

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