Giovedì 18 aprile 2024, ore 8:46

Bruxelles 

L’Ue apre agli aiuti pubblici per le aziende di microchip 

Alla fine anche Bruxelles l'ha capito. Infatti, la Commissione europea vuole rendere più flessibili le regole sugli aiuti di Stato per l'industria dei semiconduttori, consentendo più margini di finanziamento da parte dei governi a sostegno delle aziende europee produttrici di microchip. Lo si apprende da fonti giornalistiche che conoscono le nuove proposte contenute in un dossier, vicine al dossier. L'intenzione di Bruxelles è anche quella di autorizzare più alleanze nel settore e aumentare la resilienza della catena di approvvigionamento.
La proposta è contenuta in un'apposita sezione della comunicazione sulla revisione della politica di concorrenza Ue che il collegio dei commissari vuole adottare. Con la revisione Bruxelles punta a rendere la sua politica di concorrenza adatta alle nuove sfide, pur continuando ad assicurare il principio della parità di condizioni nel mercato unico e a garantire che le distorsioni della concorrenza siano ridotte al minimo e i benefici siano ampiamente condivisi, senza discriminazioni in tutta l'economia del Continente.
La sezione dedicata ai chip, spiegano le fonti, mostra la volontà della Ue di prendere in considerazione gli interessi dell'industria, colmare eventuali lacune di finanziamento nell'ecosistema dei semiconduttori per creare strutture europee uniche e permettere alle aziende di dotarsi di tecnologie più moderne e meno inquinanti. In linea con gli obiettivi della transizione verde e digitale. Nei giorni scorsi la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è tornata a indicare la volontà di raddoppiare la quota europea di mercato nei chip entro il 2030, raggiungendo il 20% su scala globale.
Come parte della strategia, la Commissione svelerà il suo 'Chips Act' nella prima metà del prossimo anno. "Il nostro obiettivo è raddoppiare la sua quota di mercato nei chip entro il 2030, anche nei chip più innovativi. Ciò significa raggiungere il 20% della quota di mercato globale. Oggi siamo al 10%. E l'Europa ha le carte in regola per arrivarci. Asml lo dimostra", ha detto la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen visitando, con i commissari Margrethe Vestager e Thierry Breton e il premier Mark Rutte, l'azienda Advanced Semiconductor Materials Lithography (Asml) a Eindhoven. "L'azienda è un gigante del settore in Europa e avrà un ruolo importante nei nostri sforzi per rendere l'Europa più competitiva e più sovrana nel settore tecnologico. È l'obiettivo dell'European Chips Act, che proporremo nella prima parte del prossimo anno", ha detto von der Leyen. La carenza dei microprocessori si sta allargando a settori che ne erano rimasti 'incontaminati’ ed ha ora colpito la produzione di auto elettriche alla Volkswagen, con ricadute sulla produzione a Zwickau e Dresda. Ne da notizia il magazine tedesco Automobilwoche, precisando che saranno interessate da questo stop circa 5.000 vetture delle gemme Volkswagen ID.3, ID.4, Audi Q4 e-Tron e Cupra Born.
"Speriamo di avere superato il peggio - ha commentato il numero uno del Gruppo Herbert Diess - ma per mancanza di chip non saremo certamente in grado di costruire tutte le auto che vorremmo l'anno prossimo". Parlando ad un congresso economico organizzato dal giornale Süddeutsche Zeitung. Diess ha ribadito le precedenti valutazioni secondo cui i dati di produzione e vendita, che sono già diminuiti notevolmente quest'anno, potrebbero rimanere sotto pressione anche nel 2022. Nella più grande azienda automobilistica europea, la persistente mancanza di microchip, come per molti altri fornitori, ha conseguenze drastiche. Ad ottobre, le consegne dell'intero Gruppo Volkswagen sono diminuite di oltre un terzo (-33,5%) rispetto allo stesso mese del 2020. Poi bisogna registrare un grande paradosso: gli investimenti americani stanno aiutando la Cina nel suo tentativo di imporsi come leader mondiale nei chip, complicando così gli sforzi di Washington per preservare la leadership americana nella tecnologia. Secondo un'indagine del Wall Street Journal, le aziende americane hanno partecipato in 58 investimenti nel settore dei semiconduttori cinese fra il 2017 e il 2020, il doppio rispetto ai quattro anni precedenti. La corsa agli investimenti arriva in un momento cruciale nella rivalità fra Stati Uniti e Cina per il controllo delle tecnologie ritenute strategiche per la supremazia geopolitica.

Rodolfo Ricci

( 17 novembre 2021 )

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