Venerdì 3 maggio 2024, ore 23:29

Bruxelles 

L’ Ue punta al taglio delle emissioni di gas serra del 90% entro il 2040 

Nei suoi primi giorni al potere Ursula von der Leyen lo aveva battezzato come un passo da "uomo sulla Luna". Cinque anni più tardi, con le Europee ormai all'orizzonte e sotto i colpi della collera degli agricoltori che manifestano in tutto Europa, le sorti del Green Deal sono sempre più legate alla realtà sul terreno politico. In un documento ancora da ultimare, Palazzo Berlaymont si orienta verso un nuovo obiettivo climatico per il 2040: portare giù le emissioni del 90% rispetto ai livelli del 1990. Un target intermedio per arrivare alla neutralità climatica - promessa entro il 2050 - inserito nelle prime bozze circolate a Bruxelles di una comunicazione che sarà svelata il 6 febbraio. E destinato ad aprire ulteriori dibattiti. L'appello che arriva da undici Paesi, sostenuti dall'asse Parigi-Berlino, è chiaro: serve "mantenere l'ambizione" per tirare la volata al resto del mondo.

Ma le proteste della fetta di elettorato del mondo agricolo parlano altrettanto chiaro: il paradigma delle politiche ambientali comunitarie va cambiato. Sancito nella legge sul clima adottata nel 2021 tra gli impegni da mettere a punto strada facendo, l'obiettivo al 2040 è in questi giorni al vaglio della squadra di von der Leyen. E rappresenta un ulteriore traguardo rispetto alla riduzione delle emissioni del 55% già prevista entro il 2030. La scelta del 90%, viene evidenziato nella valutazione d'impatto Ue, è "l'opzione preferita" su un ventaglio di tre ipotesi che partono da tagli dell'80% e arrivano a una vetta del 90-95%, passando per uno scenario dell'85-90%. Seguendo la traiettoria di riduzione delle emissioni del 90% - in linea anche con le raccomandazioni degli scienziati Ue -, nei prossimi tre lustri il mix energetico europeo si dovrebbe così trasformare con un taglio dei combustibili fossili dell'80%, la graduale eliminazione del carbone e una spinta ancora più decisa a rinnovabili e nucleare.

La decisione finale - che sarà ufficializzata dall'erede di Frans Timmermans alla guida del Green Deal, il vicepresidente Maros Sefcovic - sarà di fatto collegiale. E non potrà non tenere conto delle possibili conseguenze sul tessuto industriale e sociale europeo. Agricoltori in testa. Concorrenza nel mercato globale e tutela dell'ambiente sono i leitmotiv nel dialogo con il settore lanciato nei giorni scorsi da von der Leyen. La comunicazione sul clima darà di per sé un orientamento generale sul target da raggiungere.

L'azione legislativa sarà invece lasciata nelle mani della prossima Commissione. Ma i pesi massimi dell' Ue incoraggiano la numero uno dell'esecutivo a mantenere la rotta e a fissare un obiettivo ambizioso. Anche in virtù della competitività internazionale. Perché - è il coro unanime dei ministri dell'Energia e dell'Ambiente di Austria, Bulgaria, Germania, Danimarca, Spagna, Finlandia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Portogallo - l'urgenza di "un'azione globale per il clima non è mai stata così evidente".

Rodolfo Ricci

( 29 gennaio 2024 )

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