Venerdì 3 maggio 2024, ore 17:50

Europa 

Recovery fund, i partner Ue lo vogliono permanente 

L’Europa sembra ormai indirizzata verso una transizione ecologica e una finanza green per rafforzare l'euro. Usando le emissioni di bond sostenibili - dove l'Ue ha il primato col 60% del mercato globale - per arrivare a rafforzare il ruolo internazionale dell'euro. Si potrebbe dire: parole sante e ascoltate con grande attenzione dalla presidente della Bce, Christine Lagarde. Poi l’idea di un euro digitale che piace a oltre il 60% degli europei. E, come ha spiegato a più riprese il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, anche i risparmiatori stanno cambiando le loro preferenze, optando per strumenti come i green bond o i social bond. Allora viene spontanea una riflessione: perchè non rendere gli strumenti più importanti, creati per la pandemia, come il Recovery fund e lo Sure, permanenti? È presto per parlarne nei palazzi di Bruxelles ma la Commissione europea è intenzionata a favorire il processo con tutti i mezzi. Certo resta forte lo scontro con i paesi cosiddetti "frugali".
Ma rappresenterebbe anche il primo passo per aiutare gli Stati membri a dare lo slancio definitivo alla ripresa è tagliare i tempi di approvazione dei piani nazionali: Bruxelles darà già a metà giugno le valutazioni di quelli arrivati entro il 30 aprile, come chiedevano i governi che si sono affrettati ad inviarli. A trarre le conclusioni sarà l'Ecofin del 18 giungo: se uscirà un "ok" già a luglio potrebbero arrivare i primi fondi. Il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, come sempre tira il freno a mano: "È prematuro aprire un dibattito sull'opportunità di rendere permanente il Recovery, sappiamo che la struttura è temporanea, ma più successo avremo nella sua implementazione, più spazio ci sarà per una discussione su uno strumento permanente di natura simile", ha detto nella prima audizione sui Pnrr al Parlamento Ue. Molti hanno interpretato queste parole come una apertura, come ha fatto il segretario del Pd, Enrico Letta: "Vogliamo che il Next generation Eu diventi permanente, ma per farlo dobbiamo convincere i partner che questi soldi li spendiamo bene", ha sottolineato investendo Draghi del compito di trasferire a Bruxelles questo intento. In verità l'idea di rendere il Recovery una struttura fissa negli strumenti della Unione europea era stata lanciata, guarda caso, lo scorso autunno dalla stessa Christine Lagarde.
La presidente lo vedeva finalmente come l'occasione per far nascere quella famosa capacità di bilancio comune di cui la zona euro aveva più volte discusso in modo inconcludente. Spinta dalla crisi legata al Covid, l'Ue è invece riuscita a creare in meno di sei mesi una capacità di bilancio comune, un debito comune e gli eurobond, di cui si discuteva da oltre dieci anni. Un bilancio e un debito comuni, secondo le analisi della Bce, avrebbero un forte potere di stabilizzazione finanziaria, ovviamente a vantaggio di quei Paesi che più di tutti soffrono le fluttuazioni dei mercati, cioè quelli ad alto debito. Ma il dibattito sul Recovery permanente è destinato a scontrarsi, come anticipato, con i soliti noti, i Paesi "frugali", gli stessi che hanno alzato le barricate (vedi l’olandese Rutte) anche alla sua prima definizione. E diventa inevitabile che il dibattito si incroci con la discussione sulla revisione delle regole del Patto di stabilità, già sul tavolo e già ostaggio dei Paesi del Nord che vorrebbero tornare a politiche prudenti non appena la recessione sarà finita, o al più tardi nel 2023. Per quella data non ci sarà più a guidare politicamente l’Europa la cancelliera Angela Merkel, ideatrice insieme a Macron del Recovery fund. Difeso con forza poi fino alla definitiva approvazione. L'unica speranza per il futuro del Recovery è dimostrare a tutti che funziona bene e che i suoi benefici faranno la differenza in tutti e 27 gli stati membri. Per questo la Commissione si è impegnata ad approvare i piani a metà giugno.

Rodolfo Ricci

( 11 maggio 2021 )

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