Domande, misteri e qualche risposta. Alla vigilia del 39.mo anniversario di Via Fani, con il rapimento di Aldo Moro e la strage della sua scorta. Conquiste del Lavoro torna con due interviste sulla vicenda che ha segnato il punto di svolta nella storia della Repubblica italiana.

Giuseppe Fioroni fa il punto sul lavoro della Commissione parlamentare d'inchiesta che presiede. Sottolinea intanto Fioroni: “Ricordare ancora oggi Moro è importante per riappropriarsi delle ragioni della sua morte anche in chiave di rilettura della sua azione politica interna e internazionale”.

La verità, aggiunge Fioroni, “non è quella cristallizzata nel memoriale Morucci e ormai comunemente accettata”. Dai timori di Moro proprio alla vigilia dell'agguato (“sottovalutati, un po' come accaduto per Marco Biagi), alla scena del crimine in Via Fani; dalle prigioni fino alle modalità dell'uccisione: molti e importanti sono le novità emerse, che dimostrano tra l'altro l'inadeguatezza delle indagini svolte a caldo e anche negli anni successivi.

Tra i tanti misteri insoluti, quello delle due borse di Moro scomparse in Via Fani. Importante la testimonianza del fotografo Attilio Cristini, storico collaboratore di Conquiste: “Un'ora dopo l'agguato erano nella vettura, io le ho fotografate”. I brigatisti raccontano invece di averle prese. Mistero nel mistero: il 9 maggio '78 i brigatisti lasciarono nella R4 in Via Caetani alcuni oggetti (un orologio, il misuratore di pressione, le chiavi degli uffici) contenuti proprio in una di quelle due borse.

( 10 marzo 2017 )