Le notizie che sono arrivate dalla Germania con il recente contratto voluto fortemente da IG Metall ci indicano qualcosa di molto significativo per il lavoro e per il movimento sindacale.
In Germania, paese che pur con i suoi limiti sta guidando la trasformazione dell’industria e del lavoro, mentre gli Industriali e i 5 saggi di Angela Merkel spingevano per abolire il limite delle 8 ore e per lasciare soltanto il tetto settimanale delle 48 ore, IG Metall -nella sua trattativa di settore nella regione del Baden-Württemberg - era disposta a uno sciopero a oltranza se non fosse stata recepita, insieme ad altre, la sua richiesta di dare facoltà alle persone di lavorare meno (28 ore settimanali).
La costruzione di un nuovo work-life balance è una necessità nella riscrittura delle regole che ci attende. La IG Metall si è dimostrata soggetto capace di anticipare il cambiamento. Questa, in fondo, è la vera missione della rappresentanza sociale: il sindacato nasce per guidare i processi di trasformazione.
La riduzione dell’orario in Germania è per il momento soltanto l’avvio di una sperimentazione, ma è anche vero che - se consideriamo l’equilibrio perduto delle tre 8 - segna l’inizio del mondo nuovo, perché accoglie il principio primo della rappresentanza: la vita delle persone, vita che torna al centro della contrattazione collettiva.
In quella grande enciclica che è la Laborem exercens (1981), Giovanni Paolo II - che con lucidità impressionante prevedeva i cambiamenti del nostro tempo - scriveva: “Il Vangelo del lavoro mette in guardia contro ogni tentativo di ridurre l’uomo ad un semplice ingranaggio della macchina della produzione”.
Una nuova organizzazione del lavoro - che sia riduzione dell’orario o smart working - è proprio occasione per l’uomo di arginare il pericolo di privazione della sua umanità. Non è difficile immaginare che la novità tedesca farà il giro d’Europa e arriverà, seppur non immediatamente, anche da noi. Il nostro sistema è più avanti di quanto si pensi, lo dimostrano le tante pratiche di welfare contrattuale sempre più in espansione.
A fine novembre, in occasione di una Conferenza Internazionale delle Organizzazioni Sindacali organizzata in Vaticano dal Dicastero Pontificio per lo sviluppo umano integrale – presenti oltre 200 rappresentanti dei sindacati di 40 paesi del mondo comprese le nostre Cgil Cisl Uil – Papa Francesco diceva: “Sindacato è una bella parola, proviene dal greco e tradotta vuol dire giustizia insieme. La giustizia nella nostra società contemporanea non può non riconfigurarsi, anche, attorno ad un nuovo equilibrio vita-lavoro che, grazie al sindacato, sta cominciando a delinearsi. Sarà lo stesso sindacato a portare a termine la missione.
Giuseppe Sabella
Dalla postfazione di Annamaria Furlan a Il Vangelo del lavoro – Etica e persona nel magistero sociale di Giovanni Paolo II, di Giuseppe Sabella (Ed. Cantagalli, 2016)
La Cisl, da sempre ispirata alla Dottrina sociale della Chiesa, è ogni giorno protesa a ricordare che, ancor prima che lavoratori, rappresenta donne e uomini. Lo facciamo con gli strumenti che ci sono propri ma prima di tutto con un agire volto a sostenere le persone in quanto tali. Riflettere sul senso del lavoro mi ha chiesto di riflettere sull’origine della rappresentanza: il sindacato nasce per guidare il lavoro e le sue trasformazioni attraverso il contratto).
L'articolo integrale di Giuseppe Sabella domani su Conquiste tabloid